Se vi sono creature che possono definirsi "estive", queste sono le ragazze. Esse hanno un rapporto particolare con l'estate, o probabilmente con tutte le stagioni. Il loro essere femminile, il profondo rapporto con la vita le permea fino in fondo e dona loro uno stretto legame con la natura e con la sua ciclica evoluzione. Per questo, con l'arrivo dell'estate, con il sole che si fa sempre pi? mattiniero e che non vuole mai andarsene a dormire, con le nuvole che cercano di migrare in posti freddi e lasciano il cielo terso e brillante, insieme all'erba, ai fiori ed ai frutti sbocciano anche loro.
Non ? certo la mia prima estate eppure non ho ben capito come accada. Fino al giorno prima uscivo con gli amici ed ogni bar ed ogni strada era solo un'accozzaglia di uomini che vagava senza meta o tutt'al pi? si radunava di fronte al bancone presieduto da un'inerme cameriera. Ma basta un solo raggio di sole, un piccolo scatto della colonnina di mercurio perch? il paesaggio cambi completamente. Giovani donne spuntano ovunque. Da sole o in gruppi le incontro in ogni angolo e pi? mi stupisco di vederne una pi? mi accorgo di quante ve ne siano. Il mondo si popola di dolci ragazze che ridono, passeggiano e sfrecciano in bicicletta. Non faccio in tempo ad uscire di casa che una di loro sbuca dall'angolo pi? vicino suonando il campanello e con agili pedalate ? gi? scomparsa alle mie spalle. Indossa qualcosa che pu? essere riconducibile al costume da bagno o alla biancheria intima o pi? probabilmente ad un paio di calzoncini cortissimi ed una canottiera altrettanto risparmiosa. I capelli biondi ed umidi sono lasciati sciolti lungo il corpo e liberi di disegnare le sue ciclistiche traiettorie. Frugo nella mia memoria per ricercare quei pochi fotogrammi che devono essere rimasti impressi nella mia mente ma ci? che trovo ? molto sfumato e tale mancanza m'intristisce. Ma se questo pu? essere un problema in qualunque stagione, di certo non lo ? d'estate. Ogni giorno che passa queste creature misteriose si moltiplicano sotto i miei occhi. Queste veneri che nascono dalla spuma del mare ma anche dei laghi, delle piscine e dei torrenti montani hanno il sopravvento sui miei pensieri quotidiani. Hanno lunghe gambe che l'occhio non riesce a misurare e mani delicate da stringere al volo. Occhi brucianti di cui non si pu? sostenere lo sguardo e labbra suadenti che lasciano senza parole. Il loro alzare un bicchiere o appoggiarsi ad una ringhiera, allacciarsi un sandalo o infilarsi una matita tra i capelli non ? pi? un semplice gesto. C'? qualcosa dietro quel movimento che non riesco a cogliere ma che mi lascia incantato con lo sguardo perso ed un leggero senso di vertigine.
Ma se tutto questo sembra donarmi un dolce piacere e smuovermi dal solito torpore, presto bisogna fare i conti con la realt?. Quando passo lungo la strada e l'asfalto mi si incolla ai piedi, quando molte ore di lavoro mi separano da un meritato riposo, quando sono fermo al semaforo e mi guardo attorno allucinato, quando ho una ridottissima pausa pranzo e devo correre nel bar pi? vicino per un panino veloce, insomma quando proprio non c'? tempo per niente mi ritrovo accerchiato, minacciato, attentato nella sanit? mentale. Allora quella ragazza che siede al tavolino sembra sempre alzare gli occhi e sorridere proprio a me mentre quella di spalle che ancheggia leggermente sembra attendere una mia mossa. Le commesse m'invitano, le cicliste mi salutano e le gonne svolazzanti mi consigliano di mettermi seduto. Il caldo dell'estate inoltre mi toglie ogni forza e soprattutto la volont?. Non c'? rimedio n? possibilit?, vano ? resistere e mantenere la lucidit?. Non posso salvarmi facendo una doccia gelata perch? l'acqua che scorre mi ricorda la pelle abbronzata e umida delle bagnanti, non posso rinfrescarmi davanti ad un ventilatore perch? l'aria ? la stessa che scuote le loro chiome fluenti, non posso alzare gli occhi al cielo perch? una dolce fanciulla cinta solo da un asciugamano striminzito stende la propria biancheria sul balcone. La natura tanto generosa con queste ragazze a tal punto da renderle pericolose mi ha reso privo di ogni difesa, sospinto in ogni direzione in balia delle passioni e dei sentimenti senza pi? ragionare ed ascoltare il capo che mi sta spiegando quali saranno i miei compiti nel pomeriggio, senza la forza di pensare o semplicemente di guardare altrove, magari alla strada prima di sbattere pi? volte la testa contro un semaforo.
E se proprio cercassi di sfuggire e rintanarmi in qualche bar, magari con la scusa del caldo e dell'ombra, solo per capire se sono in grado di proseguire o se sto per scoppiare, ecco la dolce barista che appoggia i gomiti sul bancone e protende il busto in avanti verso di me. Mi guarda e mi sorride, si sposta i capelli dalla guancia e mi chiede del tempo o del lavoro o non so di cos'altro perch? ormai non sto pi? ascoltando. E allora se ? una trappola, se questo gioco era gi? stabilito fin dall'inizio e a me restava solo da decidere dove e quando capitolare perch? l'epilogo era comunque scontato, c'? poco da fare. Cerco dunque di guadagnare una posizione eretta, magari senza barcollare o dare segni di evidente debolezza o sopraffazione e infine, respirando due o tre volte profondamente, mi avvicino a lei e le chiedo: "Scusa... mi dai un gelato".
ANDREA [arivieri@yahoo.it]
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