Mi sedetti alla scrivania di fronte alla ragazza. Trent’anni buttati nel cesso e tirata l’acqua i miei, venticinque neanche i suoi, portati che è una bellezza. “Cercavo… lavoro” esordii. “Di che tipo?” “Ho qui una specie di… curriculum”. Le allungai il foglio. Una di quelle persone, avete presente… quelle che bisbigliano quando leggono. I grandi occhi verdi guizzavano a destra e sinistra. Ingannai il tempo guardandole nella scollatura. “Lei è un pragmatico”. Sobbalzai: “Che… cosa?” “Lei dev’essere una persona pragmatica”. Ma che cazzo di ‘lei’ pensai. Fraintese il mio sbalordimento: “Un pragmatico… quelli che razionalizzano in tutte le…” “So cos’è un pragmatico, ma da cosa…” “Da come ha strutturato il curriculum”. Mi trattenni dal commentare che si trattava di un modello standard di Word. Un altro paio di domande circostanziali poi: “Che cos’è per lei il lavoro?” “Il lavoro è… – annaspai qualche secondo, poi chissà come mi si assemblò nella testa l’immagine del faccione di Marx – il lavoro è la nobilitazione dell’uomo: ciò che lo distingue dalla bestia. Il senso di responsabilità; un’opportunità di reciproca crescita continua: microcosmica, cioè interiore, e macrocosmica, vale a dire la società stessa intesa come pacifica unione di individui pensanti”. ‘E allora com’è che a ventinove anni non hai ancora fatto un cazzo?’ Mi sarei ribattuto io. “Lo penso anch’io – rispose invece – lei deve essere come me: una persona dalle idee chiare e determinata a metterle in pratica. Uno di quelli che arrivano sempre alla meta, in genere prima degli altri. Segno zodiacale… scorpione, vero?” Ma che diavolo stava dicendo? Un lampo: che mi volesse scopare? “Allora… ho indovinato?” incalzò. Personalmente mi considero il campione mondiale dei cazzoni, e se non sbaglio sono leone. “Beh, in effetti…esattamente ciò che penso di me al mattino davanti allo specchio mentre mi rado”. A dirla tutta al mattino io non mi rado affatto e lo specchio non so neanche dove cazzo sia. Che resti tra noi. “E il segno?” “Anche quello centrato: capricorno che più capricorno non si può”. “Ah, non scorpione?” “Sì scorpione, scorpione. Che avevo detto?” “Vede, nel nostro mestiere inquadrare una persona in cinque minuti è fondamentale e io, modestamente parlando, l’ho sempre avuta come dote naturale. Appena si è seduto e la conversazione è iniziata ho immediatamente capito che persona è. Chiaro: non ogni singola sfaccettatura della sua personalità, sarebbe troppo complesso. Ma un’idea generale sì”. ‘E quest’idea generale ti fa pensare che usciresti con me, se te lo chiedessi?’ avrei dovuto ribattere. Ma il fatto era che questa non mi voleva affatto scopare. Questa era completamente scema. Mi alzai in piedi: “Le mie sincere congratulazioni a te e ai tuoi lungimiranti colleghi – proruppi – avete tutta la mia personale invidia. Perché, sai, io sono al mondo da quasi trent’anni e ne ho spesi almeno metà a guardarmi dentro non dico per arrivare a conoscere tutte le stronzissime sfaccettature della mia personalità, ma perlomeno sapere quante cazzo sono. E non ci sono ancora saltato fuori”. Le porsi la mano: “Arrivederci”. “A…rrivederci” e me la strinse. Il giorno dopo, che ci crediate oppure no, mi chiamarono per un lavoro.
UFJ [ufj@tapirulan.it]
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