Ho appena avuto un diverbio con il phon. Io volevo asciugarmi i capelli, lui ha soffiato per un paio di minuti e dopo, come al solito, ha fatto saltare la corrente a tutta la casa. Sono stufo dei suoi cortocircuiti e gliel'ho fatto intendere chiaramente con un gesto in apparenza violento, ma educativo: una botta secca contro lo spigolo della credenza. "Sei l'elettrodomestico più infame che opera in casa mia" gli ho detto "non hai rispetto neanche per i trentenni". Che poi adesso, proprio adesso, ne sto compiendo 31. Non è che abbia fatto grandi passi avanti nella scala sociale in questo anno appena trascorso, conduco ancora una vita da monolocale, spazi ristretti, orari casuali, alimentazione talvolta assente talaltra pericolosa. Il mio unico interlocutore è il phon, la sola consolazione ai travagli quotidiani è il divano sfondato e scomodo dove spesso, spinto da masochismo, desidero trascorrere la notte. Di norma resisto fino le cinque o le sei, poi i forti dolori intercostali mi costringono a ripiegare verso il meno friabile letto. Qui ci sono poche novità, ho iniziato a fare la raccolta differenzaita, prima la spazzatura si trovava tutta nello stesso punto della casa, ora invece il vetro è da una parte, la carta dall'altra, il cibo da un'altra. Ma sempre in casa. Sto manifestando una seria dipendenza ai popcorn, altra novità. Il vivace scontro dialettico col phon è concluso, siamo al buio, io lui e il divano. Intorno la raccolta differenziata. Sono stanco, sono quasi le tre del mattino. Col divano innanzi a me, mi viene in mente una frase che ho letto. "Senti" gli dico al phon "un tale di nome Raoul Vaneighem esortava a non barattere la certezza di non morire di fame, con la certezza di morire di noia. Che ne pensi?" Ecco, questa era la frase. "Lo so, è il concetto più condivisibile a parole e, nel contempo, più difficile da attuare. Tutti disdegnano la noia, dirai, ma in fondo ne temono la mancanza. I cambiamenti, anche dolorosi, che il destino ci propone o impone, sono spesso vissuti come traumi, non come stimoli. Eppure sono questi che assicurano la mancanza di noia. Nel baratto di cui sopra, siamo tutti mercanti disonesti: raccontiamo a noi stessi e agli altri che vogliamo una vita sempre nuova, vivace, frizzante, ma è una menzogna compiacente. Perdere il lavoro ci spaventa, essere lasciati dalla fidanzata ci disorienta, anche cambiare salumiere è un rischio che è meglio non correre. La noia, detestata e insultata, è il più soffice dei cuscini su cui appollaiarsi. Sono poche le persone che decidono consapevolmente cosa fare: sedersi o non sedersi? Molti si siedono senza rendersene conto, altri si siedono per debolezza ma si flagellano pensando alla propria debolezza, altri si siedono perché hanno smesso di odiare la noia e ne apprezzano i vantaggi; pochi sono coloro che restano in piedi. Capisci? una delle scelte più importanti per l'uomo è da fare dinnanzi a quel suadente, invitante e infido cuscino. Ed è lì, forse, che mi trovo adesso. Allora? Che dici, inizio ad annoiarmi?"
FRENCH [french@tapirulan.it]
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