Milano- Idroscalo - 02.06.2007
Motherfuckers e goffi lettori, are you fucking ready?
Non può che iniziare così la mia personale descrizione della giornata di sabato del Gods of Metal, all'Idroscalo di Milano (anzi "Mlano" come dicono i veri rockers). Una giornata funestata da un'incessante fucking pioggia, che ci ha simpaticamente scrosciato addosso dall'inizio alla fine.
La formazione: Vicious Topus, Fucking French, Ufj (acronimo che sta per Unbelievable Fucking Jackass) e Simone (il più cattivo di tutti, silenzioso come The Undertaker). Si arriva all'Idroscalo intorno alle due del pomeriggio, e tra birre calde e piadine fredde facciamo il nostro ingresso nel tempio del metallo, giusto in tempo per assistere alla performance dei White Lion. Le nuvole sono decisamente minacciose, e lievi, fucking, goccioline di pioggia iniziano a ticchettare delicatamente. Sarò sincero, dei White Lion conosco giusto una canzone, Broken Heart, ho quindi ascoltato la loro esibizione con una certa verginità d'orecchio. Decisamente un'ottima performance, pulita, vigorosa, condita da una moderata dose di fuck, motherfucking e Mlano, la quantità minima che ci si aspetta da un gruppo rock. Il cantante, Mike Tramp, pare ancora in ottima forma, sia fisicamente, sia vocalmente e, a conti fatti, rimane ancora il leader sostanziale dei White Lion. L'esibizione rimane comunque la migliore dal punto di vista metereologico, con addirittura una schiarita di cielo e un fugace raggio di sole che riesce a far breccia fra le fucking nuvole. Peccato che quel menagramo di Tramp se ne esca con un "thank you for the sunshine" scatenando le ire di qualche dio della pioggia e del fango, notoriamente appassionato di musica rock. Da lì in poi il tempo non farà altro che peggiorare.
Congedatisi i White Lion ecco fare il suo ingresso un band storica, i Thin Lizzy, veri rockers allo stato puro. Dopo i rituali Mlano e motherfuckers si lanciano in una ottima cavalcata rock, ricordando in un paio di occasioni lo scomparso Phil Lynott, fondatore del gruppo. Nonostante l'età decisamente inoltrata la band tiene decisamente bene il palco. Il batterista, Tommy Aldrige, si vede che ci crede tantissimo. E infatti si renderà protagonista di una travolgente sessione di batteria che mi ha letteralmente lasciato a bocca aperta. A questo punto, un inciso: l'assolo di batteria è un'esperienza che ha senso di esistere unicamente dal vivo, o con un impianto audio di mostruosa potenza. Perchè l'assolo di batteria non si può solo ascoltare, con le orecchie. Bisogna sentirlo con il corpo. Bisogna sentire le vibrazioni di ogni colpo che arrivano come onde al vostro fucking cuore. Bisogna esserne travolti. E il buon Tommy Aldrige, che ha già il suo bel da fare a mantenere la massa di capelli che si ritrova, si esibisce in un'orgasmo di batteria che è pura energia fisica. Ovviamente gli è partito un embolo e gli è saltata la valvola mitrale. Ma questo è il rock, ragazzi. Ad un certo punto la macchina del fumo, nei pressi della batteria, ha iniziato ad emettere un flebile filo grigiastro, ma mi rimarrà per sempre il dubbio che il fumo fosse in realtà sprigionato dalle mani di Aldrige...
Se ne vanno i Thin Lizzy, la pioggia continua incessante e, signore e signori, ecco gli Scorpions. Come mi fa notare Ufj, il cantante Klaus Meine sembra Loredana Bertè, ma non importa, gli Scorpions sono gli Scorpions! Fuck! Per me si tratta di un momento quasi mistico perchè si tratta di un concerto che ho bramato anni fa, quando, già acquistato il biglietto, dovetti desistere, per cause di forza maggiore. E così eccomi al cospetto degli Scorps. They kick ass! Meine appare un po' spompato in alcune occasioni, soprattutto in The Zoo sembra quasi non riuscire a star dietro alla canzone. Compensa però con una discreta carica di energia. Corre da un lato all'altro del palco, continua a suonare il suo cavolo di tamburello e lancia tonnellate di bacchette al pubblico (ehm....). Ottimi i musicisti, anche se imbarazzanti. Matthias Jabs, zebrato, con chitarra zebrata, è una scena che nessuno vorrebbe mai volontariamente vedere, ma tant'è. Questo è il rock, baby. Ovviamente la fucking pioggia continua incessante e iniziano a spuntare i primi motherfuckers con l'ombrello che, occludendo la vista alle file posteriori, vengono giustamente lapidati e lasciati in pasto ai pettirossi. Anche gli Scorpions ci deliziano con una potentissima sessione di batteria, con un Kottak che mostra seri problemi di equilibrio mentale prendendo a pugni un gong (usato solo in quel momento e in 2 secondi di Still loving you...), tracannandosi una birra a gargarozzo e spaccandosi in testa la bottiglia della suddetta birra. La fucking pioggia inizia a farsi decisamente fastidiosa, ma French dichiara senza tema di essere smentito che la sua felpa è più che sufficiente a ripararlo dall'acqua. Gli Scorpions salutano Mlano, senza fare Winds of Change. No, ma adesso vedrai che rientrano e la fanno. Non l'hanno fatta...
Arriva il turno dei Velvet Revolver, che a chiamarli Guns'n'Roses si fa più bella figura, dato che in 3 su 5 (Slash, Duff McKagan e Sorum), sono ex-compagni di Axl Rose. E si presentano con un degno frontman, Scott Weiland, ex-Stone Temple Pilot, elegante come una battona di Novigrad, con pellicciotto bianco, cappello con stella rossa da commissario sovietico, e pantaloni di pelle da vero glam rocker. Slash è assolutamente uguale a se stesso 20 anni fa, capello riccio, tuba, sigaretta e Gibson. Grande performance, sound smaccatamente Guns, tanto da farmi pensare che, dallo stesso gruppo, mi sarebbe piaciuto tantissimo sentire un concerto interamente di cover dei Guns'n'Roses. Le due eseguite (It's so easy e Mr. Brownstone) sono veramente ben fatte e anche la cover di Wish you were here non può non ricordare la Knockin' on heaven's door dell'epoca d'oro. Peccato, il tempo non sempre è gentiluomo. Anzi è propio un fucking motherfucker. L'esibizione dei Velvet Revolver scorre via liscia. Come la fucking pioggia sulla mia testa. Intanto altri due motherfuckers ombrellari cadono sotto i colpi della folla inferocita.
Calano le tenebre ed è dunque il momento della band headliner: i Mötley Crüe. Gli araldi del cattivo gusto, i ciambellani dell'eccesso, gli avatar dell'ignoranza. This is fucking rock'n'roll! Una scenografia composta da due aste impalatrici che Vlad Tepes avrebbe considerato ineleganti. Razzi esplosivi, fiammate, fumo. Non ci si poteva aspettare altro. Ed ecco i ragazzi di Vince Neil iniziare con una devastante Dr. Feelgood che scatena gli animi nelle prime file. Proprio grazie ai bradisismi causati dalle ondate di pogo riesco, a tratti, a veder meglio il palco, e questo è un bene. Poi a ruota seguono tutti i brani storici dei crue, da Shout at the devil a Live wire a Home sweet home a Girls, girls, girls. A proposito di girls, Vince Neil (affettusoamente rinominato Vincenzo) decide di abbassare, se possibile, il livello intellettuale dello spettacolo portando sul palco un puttanone di non precisata provenienza lasciandole liberamente dire sconcezze a profusione. Fucking rock'n'roll. Insomma i Crüe danno quello che ci si aspetta da loro, cattivo gusto, immoralità, ignoranza e chitarre bollenti. Spettacolo assolutamente all'altezza delle aspettative (anche se, lasciatemelo dire, Tommy Lee le bestemmie le poteva proprio evitare). Di nuovo una serie imprecisata di fuck, un saluto a Mlano, ed è tutto finito. I fottuti metallari iniziano a defluire, come pure i vari liquidi e liquami presenti sul prato. La fucking pioggia, più instancabile di qualunque musicista e qualunque fan, continua imperterrita a cadere dal cielo. French inizia a porsi dei quesiti riguardo le doti di impermeabilità della sua felpa. L'auto dista svariati chilometri che ci dovremo sorbire in religiosa processione piovosa. Io, in mezzo a tutte queste chitarre distorte, tutta questa acqua, fango, birra, jeans strappati, trucchi sciolti, facce distrutte, per un attimo provo quasi commozione nel constatare che, tutto sommato, i miei jeans non sono poi così bagnati. Quasi un momento di tenero candore in questa dissoluta e sporca giornata. Un motherfucker metallaro, con la sua fucking macchina, decide di inabissarsi in una pozzanghera grande come il lago di Tiberiade, e mi riversa sui jeans tre quarti della portata idrica della suddetta pozzanghera.
Fuck!
Guarda le foto del concerto!
TOPUS [topus@tapirulan.it]
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