Avevo conosciuto una signora molto elegante con tutta della pelliccia intorno al collo e degli orecchini che brillavano tantissimo.
Praticamente era una bellissima donna.
La conobbi in un bar e, sorseggiando caff?, abbiamo parlato prima dei nostri rispettivi lavori, poi delle nostre rispettive gioie, poi, dal momento che l'argomento si era presto esaurito, dei rispettivi dolori. Poi dei rispettivi amori.
Praticamente dolori e amori coincidevano. Fu proprio questo connubio indesiderabile che fece perdurare la conversazione per moltissimo tempo, perch? ogni frase da me pronunciata carburava quella che avrebbe proferito lei.
Mi chiede se sono felice. Certo.
Mi sento un po' un naufrago. La felicit? ? quel canotto che ti soccorre quando sei perduto in mezzo all'oceano, dura il tempo che ti accorgi che ? senza remi? E poi dove vai con un canotto se sei in mezzo all'oceano!
"Perch? sei cos? pessimista?" mi rinfaccia "? molto pi? bello pensare che la felicit? sia sempre dentro di noi, solo che per paura che ce la rubino l'abbiamo rinchiusa in cassaforte, ma una cassaforte talmente scomoda da aprire che l'apriamo solo nelle grandi occasioni, come i matrimoni o per straordinari successi nel lavoro".
"Dev'essere per questo allora, che io non l'ho aperta mai?"
Si fece tardi. Praticamente il barista voleva chiudere il bar. Ci avviammo dunque alla cassa, e l? nacque una piccola ma prolungata disputa, perch? entrambi si voleva offrire il caff?. La questione sembrava non destinata a breve soluzione.
Praticamente offr? il barista purch? venisse conservata l'antecedente armonia, ma soprattutto purch? ce ne andassimo immediatamente.
"Amica mia, non ci siamo ancora scambiati i rispettivi nomi", dissi.
"Perbacco! Hai ragione! Io mi chiamo Penelope e tu?"
"Paolo"
La passeggiata in sua compagnia era piacevole, non tanto per gli argomenti di cui si discorreva (la rassegna dei dolori non era ancora conclusa), quanto per l'assoluta rilassatezza che provavo in quei momenti. Cammina cammina arrivammo a casa sua, entrammo, si bevve qualcosa. Poi andammo a letto, e dal momento che i letti praticamente coincidevano, praticamente facemmo l'amore.
Cominciai a rivestirmi.
"Hai visto il mio calzino?" chiesi
"No"
"E le mie mutande?"
"No! E tu, hai visto mio marito?"
"No", mi girai e lo vidi. Una persona alta, distinta. Intelligente, comprese subito che non ero l? per lavoro come intendevo fargli credere.
Praticamente mi picchi? molto forte.
Praticamente la rassegna dei dolori, per me, non era ancora finita.
FRENCH [french@tapirulan.it]
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