La porta del salone da barba si aprì e si richiuse in silenzio. Filippo, il barbiere, e la sparuta combriccola dei suoi habitué, si guardarono sbalorditi. Vedere il Toni in giro per le vie di Castropera era di per sé una stranezza. Ma vederlo entrare nella barberia in un pomeriggio di martedì e chiedere ‘barba e capelli’ era davvero un evento. Era un personaggio chiuso e introverso, il Toni. La sua vita si svolgeva nel raggio dei venti metri che intercorrevano tra la casa dell’anziana madre con la quale conviveva e il retrobottega della ferramenta nella quale svolgeva mansioni di magazziniere. L’unica uscita che si concedeva al di fuori di quel raggio era per la messa domenicale. Venti anni addietro, però, nel pieno della sua giovinezza, Toni era stato tutt’altra persona. Aitante e gagliardo, la personalità istrionica, brillante ed effervescente, aveva messo in subbuglio l’intero borgo. Le sue beffe avevano trovato clamore finanche nei paesi viciniori. Tutto finì quando Elena – la sua bellissima fidanzata – lo lasciò per sposare Arturo, il figlio del farmacista. Un personaggio insulso che più di toporagno che non di uomo aveva l’aspetto. Forse questo particolare aveva reso ancora più cocente la frustrazione del Toni, che da quel momento si era chiuso in se stesso, somatizzando una smorfia di inconsolabile sofferenza. Da allora l’uomo rifuggiva ogni contatto umano. Non aveva più né amici né interessi, a parte la liturgia della messa domenicale. Il barbiere lo fece accomodare sulla poltrona abbottonandogli la mantellina sul collo. Il pettine e le forbici affondavano nei capelli increspati del Toni, che dirigeva il suo sguardo assente verso lo specchio. Qualche minuto di imbarazzato silenzio e poi, l’indiscreto figaro gli chiese: “E’da un bel po’ che non ci si vede. Come mai da queste parti di martedì?” Toni tossì per rischiarare le corde vocali e con voce riluttante: “Stanotte partirò per Roma… con quelli della parrocchia… domani saremo all’Angelus…” L’uomo non aveva ancora terminato di parlare quando il barbiere spalancò la porta con gli arnesi del mestiere in mano correndo al bar adiacente alla bottega. “Volete sapete l’ultima?! - strillò il barbiere agli avventori del locale – domani il Toni va a Roma dal Papa”. Seguì una sprezzante risata che echeggiò finanche all’interno della barberia. Non contento, l’intrigante artigiano attraversò la piazza per raggiungere la drogheria, affollata di donne. “Il Toni è venuto a farsi bello per il Papa” urlò il barbiere come una salace treccaiuola. Prima del sopraggiungere della sera nessuna delle mille anime di Castropera sarebbe stata all’oscuro del viaggio del Toni. Nella barberia i clamori lambivano Toni all’interno del suo guscio. Sprofondato su quella fredda poltrona quell’uomo, apparentemente imperturbabile, si confrontava con la sua immagine riflessa. Vedeva un uomo che urlava l’angoscia della sua solitudine con la testa tra le mani. Tutto intorno, uno scenario onirico deformato dall’indifferenza e dal cinismo. All’imbrunire del giovedì successivo, Toni ricomparve per le strade del borgo con un volto folgorato e impietrito. Portava sul petto una grande immagine del Papa e tra le mani una corona. Con lo sguardo fisso nel vuoto ripeteva ossessivamente : “Mi ha parlato!” Non dava certo una impressione rassicurante. Sembrava proprio uscito di senno. Gli abitanti del borgo, dapprima a decine, poi a centinaia, cominciarono a seguirlo preoccupati e incuriositi. Quando l’uomo giunse nella piazzetta del bar e del salone da barba, il seguito del Toni appariva come il corteo dei bambini di Hamelin dietro il loro pifferaio magico. Anche il barbiere impiccione uscì dalla bottega con cipiglio incredulo tenendo con una mano la ciotola della crema da barba nella quale continuava a roteare il suo pennello. Il Toni si fermò repentinamente davanti a lui, sfoderando una desueta loquacità. “Mi ha parlato – ripeté per l’ennesima volta l’uomo – Sì, il Papa mi ha parlato”. Poi, proseguì estatico: “La sala Nervi era piena all’inverosimile. Il Papa percorreva il corridoio tra due ali di folla. Poi, il suo sguardo ha incrociato il mio. Si è fermato ed è ritornato sui suoi passi… Si proprio verso di me. Io tremavo. Pensate, il Santo Padre aveva posato il suo sguardo su di me. Mi guardava dritto negli occhi. Quando è giunto a una distanza che gli consentisse di toccarmi, ha alzato la mano con le tre dita distese. Sembrava mi volesse benedire, ma…” “Maaa?” lo incitò all’unisono la folla. “…Le sue tre dita mi hanno afferrato delicatamente il mento… – riprese lentamente Toni prima di interrompersi per la commozione. Il barbiere, a cui sfavillavano gli occhi dalla curiosità, lo incalzò : “Ma ti ha parlato ? Cosa ti ha detto”? “Si … – replicò rapito il Toni – “Mi ha chiesto: ‘Figliolo, chi è stato quel tosapecore che ti ha fatto questo taglio di capelli”? Fu un trionfo di ilarità. Qualcuno parlò di “miracolo”. Gli scherni del barbiere avevano resuscitato il Toni dei tempi migliori.
TONI DA CASTROPERA [avv.vitonicassio@virgilio.it]
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