Le regole sono regole. E vanno rispettate. Ecco: voi siete un punto. Un misterioso compasso traccia un cerchio intorno a questo punto. Bene, le regole vi hanno circondato. Poi viene innalzata una barriera di vetro la cui circonferenza è quella del cerchio tracciato. Quello è il “rispetto” che vi impedisce di trasgredire le regole. Avvicinatevi pure alla barriera di vetro, ma non rompetela per superarla o sarete puniti. Quanto è grande la circonferenza? Chi lo decide quanto è grande? Ma soprattutto: chi l’ha tracciata? Si tratta forse di quel tizio che intravedete oltre il vetro? Sì, è lui, è lui il responsabile. E ovviamente non è circondato da alcuna campana di vetro. Chi è? Dio? Un politico? Il direttore? Il presidente? Le regole sono regole. E vanno accettate. Come i regali indesiderati.
Ma cosa faccio? Mi metto a fare filosofia da bar? Ci starebbe anche: sono al bar... E che ci fai al bar alle undici di mattina? Faccio colazione. Colazione? Non pensi che dovresti svegliarti prima? No, non penso. Perché? Così risparmio sul caffè: se mi svegliassi prima, mettiamo alle sette, dovrei bere due caffè, uno appena sveglio e l’altro a metà mattina. Invece, svegliandomi a metà mattina, bevo direttamente il caffè di metà mattina. In un anno sono 365 caffè in meno, ovvero un risparmio di 365 euro. Dopo vent’anni, con gli incentivi sulla rottamazione e i contributi statali, sarei in grado di comprarmi una macchina nuova. E con la crisi di questo periodo non è poco.
Tentiamo di galleggiare in un mondo dove tutto appare, è immagine, è finzione. Tuttavia, ci raccomandano, dobbiamo rimanere “noi stessi”. In tal modo saremo persone “vere”, verremo apprezzati per ciò che realmente siamo. Convinciamoci di tutto ciò, adottiamo questi principi, e il nostro precario stato di galleggiamento avrà breve durata. Essere se stessi è l’attitudine più malsana che ci possa colpire. Così come dire sempre ciò che si pensa è un vero e proprio suicidio. Non mancano certo esempi nella storia... La falsità è una caratteristica inevitabile, persino auspicabile, dell’essere umano: è stato calcolato che un inglese dice venti bugie al giorno. Mediamente. Non so chi l’abbia calcolato e nemmeno come e perché. Io non sono riuscito a calcolare nemmeno le mie, ma ci credo a quel calcolo lì. La vita è dura solo perché è difficile recitare bene la propria parte, far credere a tutti di essere ciò che non si è, questa è la sfida della sopravvivenza. Bisogna gettare fumo negli occhi. Essere se stessi è estremamente seccante e infruttuoso: non si piace alle donne, si trovano meno amici, cala il successo nel lavoro... Le persone simpatiche, gentili e generose non esistono, ci sono persone che sanno fare egregiamente i simpatici, i gentili e i generosi.
E va be’, adesso questo pessimismo frullato al qualunquismo da dove l’hai tirato fuori? Per esempio: questo caffè fa schifo, giusto? Sì. Allora che faccio, glielo dico alla barista? Estrinseco la mia impetuosa sincerità? Ma dài... Sul serio: glielo dico? E le dico anche che ha due tette pazzesche? Eh già, saresti certamente il primo a farglielo notare... Dài, paga il caffè e muoviti ad andare in ufficio. Come si fa a gestire un bar e fare male il caffè? Dico, devi fare bene una sola cosa: il caffè... Ora non cominciare con la tua solita filippica contro chi non sa fare il proprio mestiere: pizzaioli che non sanno fare la pizza, meccanici che non sanno aggiustare la macchina, dentisti che non sanno otturare un dente... che loro almeno a quest’ora sono a lavorare.
L’amore... Cos’è l’amore? è...
Fermo! Adesso basta, ne ho abbastanza dei tuoi discorsi assurdi. Volevo solo dire che l’amore è un anestetico contro le sofferenze della vita. Sì, e la vita è una lunga operazione chirurgica... No, la vita è... BASTA! La vita è... 60, i fianchi 90, il seno... 100, forse 120, madonna mia, che tette ‘sta barista! Sei un coglione! Sì, sono un coglione. Vado a lavorare. Vengo anch’io.
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