visita il nuovo sito di Tapirulan
Tapirelax
17.05.2010
POI
Autore: Zumba

Poi una volta ho partecipato a un concorso di racconti e alla serata di premiazione c’erano tutti o quasi i creatori di racconti me compreso e uno degli organizzatori per via del fatto che uno dei creatori che non ero io aveva scritto un racconto molto breve ha posto a quel creatore di racconti e a tutti gli altri me compreso una bella questione, se cioè esiste un numero minimo di parole per parlare di racconto e non piuttosto di serie o meglio breve o ancora meglio brevissima serie di parole, e per parlare di questo ha fatto l’esempio di un racconto di Hemingway che tradotto recita così scarpe da neonato mai usate vendesi cioè a dire sei parole sia nell’originale che nella traduzione italiana, e allora si è scatenata una discussione  e molti creatori di racconti e non solo loro hanno dato la loro opinione sull’argomento, c’era chi diceva che un racconto di sei parole non è un racconto ma sono solo sei parole una accanto all’altra, c’era chi diceva che un racconto di sei parole è un racconto anche se molto molto breve e forse nemmeno bellissimo e c’era chi diceva che un racconto di sei parole è un racconto ma solo se lo scrive Hemingway o un altro mostro sacro che ha una storia e un curriculum che parlano per lui, io come mi capita spesso non avevo un’opinione precisa o forse solo a tratti ce l’avevo precisa e da quel gran bastian contrario che sono, e quindi quando parlava qualcuno che diceva che un racconto di sei parole non è un racconto io pensavo tu ti sbagli un racconto di sei parole può benissimo essere un racconto a volte anche troppo prolisso, mentre quando parlava uno che diceva che un racconto di sei parole può di sicuro essere un racconto io pensavo che sei parole sono a malapena sufficienti per dire credo di essere malato al fegato che non è un racconto ma solo un’autodiagnosi nemmeno troppo precisa, e quando poi arrivava qualcuno che diceva che dipende da chi usa le sei parole io pensavo questo poi no la qualità è qualità comunque, ma io stesso credevo poco a quello che pensavo e a dire il vero ci pensavo poco e male e solo ad intervalli perché mentre la discussione continuava io pensavo ai miei racconti immaginando le domande che mi avrebbero fatto quando sarebbe giunto il mio momento e cercando di trovare in anticipo le risposte che avrebbero dovuto essere bellissime ma dette quasi con noncuranza come se non le avessi che improvvisate in quel momento, ma mentre riflettevo su questo mi tornava in mente la questione delle sei parole e per associazione mi sono ricordato di un racconto di Stephen King che da alcuni è considerato il thriller più breve del mondo e cioè l’ultimo uomo del mondo è chiuso in una stanza: bussano che di parole ne ha almeno nella traduzione italiana undici quindi quasi il doppio ma comunque non tante o meglio tanto poche da farne per alcuni appunto il thriller più breve del mondo, e mentre gli autori si avvicendavano sul palco continuando a dire la loro sul racconto di Hemingway io continuavo a imporre a me stesso di ricordare quando fosse giunto il mio momento di dare risposte bellissime con quella finta noncuranza che mi avrebbe valso l’ammirazione di tutti e giunti verso la fine di dire con ancora maggiore e ancora più falsa noncuranza ah scusate una cosa ora che ci penso non so se c’entra ma anche Stephen King ha scritto un racconto molto breve il famoso racconto thriller più breve del mondo, ma quando poi è effettivamente arrivato il mio momento io non so più se mi son dimenticato o se ho fatto finta di dimenticarmi fatto sta che non ho detto una parola sull’argomento né su Hemingway né su Stephen King né tantomeno su Dostoevkskij che a prima vista potrebbe non avere niente a che vedere coi racconti di sei parole ma ad un’occhiata più attenta si rivela fondamentale un po’ perché Dostoevskijj è fondamentale comunque anche se si sta parlando di grondaie o di pannelli solari o di caramelle o di quello che volete e un po’ perché è proprio Dostoevskij che ha scritto credo di essere malato al fegato che è una frase guarda caso di sei parole almeno nella traduzione italiana, e quindi mentivo qualche riga fa quando dicevo che credo di essere malato al fegato sono solamente sei parole autodiagnostiche e imprecise, la verità è che credo di essere malato al fegato sono anche le parole di una delle prime frasi di memorie del sottosuolo che può darsi non sia il più bel romanzo di Dostoevskij ma di certo è il più decisivo per tutta una serie di motivi che non sto qui a spiegare anche perché non li so proprio benissimo, e oltre a essere questo sono anche la frase che ho messo in cima a un romanzo che ho scritto con fatica e quasi con dispetto e utilizzando più di centomila parole, e se proprio vogliamo dirla tutta mentre gli altri parlavano e io stavo lì ad arrovellarmi sulle risposte noncuranti da dare e le osservazioni intelligenti sui racconti da sei o undici parole mi chiedevo come inserire sempre con la stessa modalità ipocrita e noncurante anche il mio di romanzo ma mentre me lo chiedevo mi accusavo di maleducazione e di superbia perché se c’era un momento in cui la mia attenzione non doveva essere sul mio romanzo ma sui racconti miei e degli altri autori era proprio quello e andare a parlare del mio romanzo alla presentazione di un’antologia di racconti è un po’ come andare sul podio del giro d’Italia con l’inevitabile maglia rosa e poi tirare fuori un pennarello cominciare a colorare di giallo la maglia rosa e poi dire con o senza noncuranza io ho sempre preferito il tour, che come potete ben vedere è una frase di sei parole.
Poi è andato tutto bene e quando sono tornato a casa con il libro di racconti tra le mani per qualche giorno non ho più pensato per niente alla questione del racconto di sei parole finché a un certo punto com’è come non è mi sono ricordato che a furia di pensare a questa cosa delle sei parole in termini astratti e in fin dei conti superficiali ho perso di vista la cosa principale e cioè cosa vuol dire il racconto di Hemingway o meglio cosa vuol dire mettere in vendita tramite annuncio delle scarpe da neonato mai usate e finalmente al di là delle discussioni su quanto sono definibili racconto o non racconto quelle sei parole sono arrivato al punto grazie anche alle cose che uno degli organizzatori aveva scritto su quest’argomento sul sito di quest’organizzazione, e le cose che l’organizzatore aveva scritto erano più o meno le stesse che io avevo pensato perché anche a me forse subito prima o forse subito dopo aver letto le parole dell’organizzatore era capitato di concentrarmi sull’immagine di una donna che a causa di un problema che non occorre specificare si trova a voler o dover vendere le scarpe di un neonato che non esiste o non esisterà o non esiste più, e mentre ricominciavo ad arrovellarmi sulla questione e ad arrovellarmi sul perché fosse così necessario per me arrovellarmi proprio su questa questione mi son ricordato di una cosa a cui non pensavo ormai da tanti anni, e cioè a un oggetto che non sono scarpe ma è come se fossero scarpe un oggetto da neonato che mi aveva comprato una persona che conosco da sempre un oggetto da bambino o se preferite da neonato un oggetto mai usato un oggetto mai usato per gli stesso motivi per cui non sono state usate le scarpe del neonato del racconto un oggetto che non ho venduto ma non so più perché un oggetto che per tanto tempo mi ha perseguitato con la sua presenza o anche solo con la sua esistenza o addirittura solo col ricordo o la consapevolezza della sua esistenza ricordo e consapevolezza che tra l’altro non sarebbero stati cancellati dalla vendita un oggetto che perseguitandomi mi ha ricordato un dolore che a quel tempo si rinnovava ogni giorno senza diminuire o forse quasi riuscendo ad aumentare sempre più finché poi giunto al culmine non so neppure io come è calato tanto che poi dopo diversi anni sono riuscito persino a dimenticarmene al punto che persino un racconto di Hemingway di sei parole che è chiaro che dovrebbe riportami a quei tempi tetri invece non mi ha riportato. Meglio così. 

ZUMBA [casamichiela@gmail.com]

 

I commenti sono chiusi | Archivio articoli

Commenti [8 commenti]

Caro Guarneri, te lo faccio vedere io l'EVENTO!
:-D
Bravo Zumba!

PorKettaro | 20.05.2010  11:19 

signori del condominio, arriverò; sono tutto impigliato in un progetto che mi impone di scrivere un racconto al giorno, ma arriverò
Zumba

Zumba | 19.05.2010  12:52 

Vedo che sei sempre qui a commentare, caro Burlini... Tanto vale che ti faccia vedere agli eventi!

Rinnovo l'invito a Guido...

LVI | Homepage | 18.05.2010  17:29 

Bel racconto.
Brava ProLoco!
:-D

Porkettaro | Homepage | 18.05.2010  12:07 

Ne parleremo.
Ma Ti ricordo, caro Chendimén, che il Condominio SONO IO!!!
HAHHHAHHAHAHHAHHHHA

Porkettaro | Homepage | 18.05.2010  12:04 

Un pezzo che merita.
Ne discuteremo alla prossima riunione di condominio.
Se Zumba vuole partecipaere, basta che clicchi l'indirizzo qua sotto perché il citofono è rotto.

LVI | Homepage | 17.05.2010  23:31 

Io secondo me lui non pensiate che dicano che solo perchè ha messo solo un paio di punti di quelli giusti che dopo vogliono almeno una maiuscola sia alla fine meno chiaro di Joyce. Anzi.

robirobi | 17.05.2010  22:19 

Quest'oggi diamo il benvenuto a un nuovo talentuoso redattore di Tapirelax. Dietro l'oscuro pseudonimo di Zumba si cela l'identità (invero non troppo celata) di uno dei protagonisti della recente antologia di racconti "Souvlaki". Vi basti, come indizio...

Redazione Tapirelax | 17.05.2010  12:53 

I commenti sono chiusi | Archivio articoli
 
Tapirelax | Articoli recenti
22.07.2013
Echi di celluloide - 23: "Dexter"
[Autore: Matteo Fontana]
30.04.2013
Io come te sono
[Autore: Zumba]
08.04.2013
Echi di celluloide - 22: ''The closer'', gliallo slapstick
[Autore: Matteo Fontana]
02.04.2013
La seconda linea
[Autore: A.marti]
25.03.2013
Music corner - 51: La band pi? media del mondo
[Autore: UfJ]
11.03.2013
Cin cin
[Autore: Mr. Orpo]
01.03.2013
Music corner - 50: Famosa rock band italiana. Tre lettere
[Autore: UfJ]
25.02.2013
Echi di celluloide - 21: ''The mentalist'', il fascino dei prestigiatori
[Autore: Matteo Fontana]
05.02.2013
La citt? degli angeli
[Autore: A.marti]
Archivio articoli
 
 

Associazione Culturale Tapirulan
C.F. 90006350194
P.I. 01521680197

Sede legale
Via Platina 21
26034 Piadena (CR)



Sede operativa
Corso XX Settembre 22
26100 Cremona



Webmaster
French+Coma

Contatti
info@tapirulan.it

Tapirulan su Facebook
Tapirulan su Twitter
Blog.Tapirulan.it

Privacy Policy
Area Privata