Io sono lì che bevo la mia birra e uno salta su e fa: “Sai che tu non sei mica credibile?” Lo guardo. “Ci conosciamo?” “Dipende. A che birra sei?” “La seconda”. “Allora no”. E’ uno di quelli da serranda abbassata. Quelli con cui ci beviamo l’ultima, a locale chiuso, con Alan, il barista e noi fessi, indefessi, davanti al bancone arroccati sugli sgabelli, le palpebre pesanti, la luce doppia, la birra che si surriscalda e diovalser fra quattro ore devo tirarmi su. Devo pure pisciare. “Comunque io dico che non sei affidabile”. “Credibile o affidabile?” “Cosa?” “Prima hai detto che non ero credibile. Poi hai detto che non sono affidabile. Quale dei due?” “Fa differenza?” “Dimmelo tu”. “Non mi ricordo se fumi”. “Che c’entra?” “Chiedevo. Magari ti scrocco una paglia”. “Ho smesso”. “Vedi che menti? Sai di fumo. Uno che mente non è credibile”. “Ho smesso da cinque minuti”. “Cosa vuol dire che hai smesso da cinque minuti?” “Che ho fumato l’ultima cinque minuti fa. Adesso ho smesso”. “Lo vedi? Lo vedi?” Inizia a saltarmi intorno. “Lo vedi che non sei neanche affidabile? Uno che fa una cosa per solo cinque minuti mica può dire che è affidabile. Deve passare un giusto intervallo di tempo”. “Che significa?” “La tua macchina per esempio. Ti fidi della tua macchina?” Bevo un sorso e sbuffo. “Mi fido”. “E sai perché? Perché la tua macchina se la metti in moto funziona per un giusto intervallo di tempo. Non ti lascia a piedi a metà del viaggio. Altro che cinque minuti”. “La mia macchina?” “Sì, la tua macchina”. “Sai…” “Cosa?” “Chissà dove cazzo l’avrò parcheggiata, la mia macchina”.
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