Sto vagando sulla Paullese con la mia macchina. Siamo ancora punto a capo, un progetto è finito e io sono di nuovo disoccupato, ma ormai sono 5 anni che oscillo fra precarietà e disoccupazione in un’allegra girandola di nulla. Solo ieri ridevo e scherzavo coi miei colleghi, e ora sono su questa strada a riportare il pc portatile alla mia azienda a Milano, quella che mi ha dato la consulenza ad un’altra ditta di consulenza per una ditta di gas: una serie di scatole cinesi. Quando sei da solo in macchina la mente vaga verso altri lidi; un occhio alla strada e uno alla mente. Il futuro? Visione nera. Il futuro prossimo? Verde, è il campo di calcetto e la partita da organizzare per la domenica. Il futuro più prossimo? Rosso….cazzo frena che il semaforo è rosso! Intanto il cd gira. Che bella questa canzone di Skin! E mi evoca il passato: quella vacanza al mare, una ragazza, quello che poteva essere e non è stato. Tra una canzone e l’altra sono a San Donato, ma che bella sorpresa! La metro è chiusa… “Oh pezzo di cretino, l’ha detto pure Mentana che c’era lo sciopero dei mezzi oggi”. E penso che sarebbe interessante organizzare un bello sciopero dei disoccupati. Un’idea innovativa. Là c’è un omino dell’ATM che sta bighellonando allegramente, magari mi aiuta: “Scusi c’è qualche mezzo che va a Milano oggi?” “Mah, quintana” “Scusi, dovrei andare a Maciacchini, mi sa dire la strada?” “Supercazzola prematurata a destra come foss’Antani” Già, se mi travestivo da bella gnocca magari mi dava pure il suo numero di telefono e il codice fiscale. Non mi resta altro che prendere la macchina e ficcarmi nell’assurdità meneghina, nella Milano livida e sprofondata per sua stessa mano; ma oggi c’è il sole, fa caldo e anche Milano sembra meno milanese, insomma meno triste del solito. Mentre vago a casaccio, tanto sono disoccupato e non ho un cazzo da fare, trovo un meccanico, magari mi dà l’indicazione giusta. Mmm, non è difficile, è più o meno sempre dritta, tranne che devo andare all’altro capo della città e attraversare il traffico cittadino in pieno. Code, rotonde cervellotiche, motorini zigzaganti, i miei maroni che scoppiano, ma dopo due ore arrivo. Esaurite le formalità della fine del rapporto di lavoro, tanti saluti e baci e ritorno sulla mia strada. Milano mi ha già rotto i coglioni, torniamo a Cremona. Sensi unici, vialoni, rondò, segnali tridimensionali che per capirli ci vorrebbero gli occhialetti 3d. E’ inevitabile perdersi. Ecco perché non comperò mai il navigatore, perché c’è più poesia nel perdersi per poi ritrovarsi. Se il viaggio è piatto, partenza-arrivo, arrivo-partenza, cosa puoi raccontare? Sono gli imprevisti che fanno il racconto e scolpiscono nella macchina piccoli pezzi di vita vissuta. Però è ora uscire da ‘sta città, che ho anche fame. Chiedo ad un passante la direzione per la Paullese: “Mmmm dunque a destra prende il viale poi gira sinistra-destra al 6° semaforo a destra, poi passa sotto il ponte e gira a sinistra” Interessante, sembra la parabola politica di Mastella più che un’indicazione. Vado a casaccio e dopo un po’ con mia meraviglia compare una peripatetica, o con termini più moderni una zoccola, a bordo strada. Più in là ne vedo un’altra col suo ombrellino per ripararsi dal sole. Non posso sbagliare, questa è la Castelleonese! “Tra due minuti è quasi giorno, è quasi casa, è quasi amore!” Cioè, non prendetelo alla lettera, era solo una citazione di De Gregori.
P.s.: nel racconto c’è un’altra citazione cantautorale, trovatela! Dai, è facile!
KIESA [kiesapeaceandlove@hotmail.com]
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