C’era una volta,
un orto, in cui crescevano anche margherite e piante di camomilla. Le margherite erano ciarliere e un po’ pettegole. Abitando in gruppi sparsi in un villaggio ordinato - tutto a piano terra – si credevano chissacchì e avevano un po’ la puzza sotto il naso. Forse per questo trascorrevano tutto il giorno a malignare, raccontandosi l’un l’altra “chi ama e chi non ama” e facendosi strappare i petali da adolescenti innamorate. Ma la cosa che amavano di più era criticare le lontane cugine camomille. Le piante di camomilla, infatti, crescevano un po’ distanti dall’orto, in una zona periferica un po’ fuorimano, frequentata anche da piante losche come le ortiche e sfacciate come le more. Le camomille vivevano in condominio, una sopra l’altra, erano calve e con la testa grossa e secondo quel che dicevano le margherite, passavano tutto il santo giorno a dormire. In realtà non era esattamente così; le camomille per natura erano delle tipe tranquille e riservate, parlavano poco e avevano la tendenza ad essere noiose, un pochino soporifere. Ma si sa la primavera fa fiorire tutti i boccioli, così che margherite e camomille vivevano tutte insieme sopra allo stesso fazzoletto di terra. Le margherite, da brave comari, chiacchieravano sin dal mattino presto, fino alla sera tardi. Le camomille per un po’ portarono pazienza, ma poi stanche di essere disturbate, telefonarono ad una pattuglia di bruchi poliziotto, che con fare fermo e risoluto intimarono alle margherite di abbassare il volume. Non l’avessero mai fatto. Le margherite offese nell’amor proprio, scatenarono un putiferio. Chiesero l’assemblea straordinaria dell’orto e l’intervento dell’amministratore ortofrutticolo Salvatore De Pomodoris. Si rischiò una rissa degna di Forum, se non fosse che le camomille si addormentarono a metà del litigio. Poi l’estate spettinò margherite e camomille e il litigio venne dimenticato. Le api e il vento fecero il loro lavoro e i semini di margherite e camomille si sparsero un po’ dappertutto nell’orto. L’autunno e l’inverno misero a tacere persino le margherite e l’orto si riempì di buio, di freddo e di silenzio. Ma poi la primavera tornò e magicamente, quasi avesse il telecomando, accese le primule, i germogli, le magnolie e di nuovo le margherite e un po’ più tardi anche i condomini delle camomille. Tutto tornò come prima e si ricominciò: camomille sonnacchiose e margherite rumorose. Tornarono i bruchi e le lamentele, ma stavolta non si trattava solamente di rumore. Le camomille si lamentarono sonoramente perché le margherite avevano un alito pestilenziale e oltre a far rumore, appestavano l’aria. Si riunì di nuovo l’assemblea ortofrutticola e il saggio amministratore De Pomodoris sentenziò che i pettegolezzi avevano reso il fiato delle margherite davvero insopportabile. Venne consegnato loro un Arbre-Magique Cocco-Vaniglia e un’ammonizione formale. Le margherite, per la vergogna, rimasero in silenzio per tutto il resto della primavera e smisero di spettegolare… De Pomodoris se la rise sotto i baffi, le margherite erano cresciute proprio sul pezzo di terra da cui l’anno prima non erano state cavate le teste d’aglio, ma è così bello pensare che le buone parole siano dolci come baci e quelle cattive abbiano un alito da drago.
A.MARTI [marlock@libero.it]
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