L’invito era per domenica 29 maggio in un bel locale del centro. Un “aperitivo” 25 anni dopo. Sul retro del cartoncino Pier - perché quella non poteva che essere una pensata di Pier – aveva fatto stampare la loro ultima fotografia: 5^A Liceo William Shakespeare anno scolastico 1985-86.
Sandra appese la cartolina al frigorifero con una calamita. Quella foto era davvero mostruosa; sembrava il trailer di film di fantascienza girato su un pianeta di diversamente pettinati e orrendamente vestiti. Si rattristò. Fosse stato solo per l’aspetto di allora, lei e i suoi compagni di liceo avrebbero meritato almeno vent’anni senza la condizionale. E invece di anni ne erano già passati 25 e quella banda di teppisti era rimasta in circolazione libera di studiare, crescere, lavorare..
Non era sicura di voler rivedere di nuovo quelle persone che il tempo aveva quasi trasformato in estranei, ma che avevano comunque uno spazio privilegiato nella sua memoria. Si erano già rivisti 15 anni addietro e non era stato un grande successo. Nemmeno la metà della classe aveva partecipato; un gruzzolo di trentenni seduti davanti ad una pizza, le donne un po’ più bionde e gli uomini un filo più calvi.
Sandra, riprese il cartoncino e fissò l’immagine con maggiore attenzione cercando di collegare i nomi ai volti. Si soffermò sulla prima fila, sulla ragazza bionda con il maglione rosso, forse l’unica carina in quello scatto: no, “lei” non era venuta quella volta. Figurarsi! Chissà che vita interessante faceva ora “la principessa”, No, non si sarebbe degnata di mescolarsi di nuovo con la plebe neanche questa volta!
Sandra riattaccò la fotografia, spalancò lo sportello del frigorifero e addentò due wurstel di pollo spalmati di maionese senza nemmeno sentirne il sapore; faceva sempre così quando era nervosa. Invece di calmarsi, s’irritò inutilmente con se stessa e con la bilancia che non le avrebbe perdonato quello sgarro. Incredibile! Matilde Migliorati tornava a tormentarla 25 anni dopo, esattamente come aveva fatto per tutto il tempo del liceo. L’adorabile, insopportabile Matilde, l’unica ad apparire bella e naturalmente bionda anche in quell’orrenda immagine. Non c’era mai stata gara, Matilde aveva sempre giocato in un altro campionato. Sandra si sentì di nuovo goffa, infagottata nell’enorme golfino azzurro che indossava il giorno di quella fotografia, come se il tempo non avesse minimamente scalfito le insicurezze che si portava dentro. Matilde era perfetta: bella, intelligente, gentile e figlia dell’Onorevole Migliorati. Era impossibile non amarla… e non odiarla. Matilde era speciale. La preferita dai professori e naturalmente l’idolo di tutti i ragazzi del liceo. Non c’era cosa che non le riuscisse naturalmente bene, era brava a scuola, suonava divinamente il pianoforte, possedeva un cavallo, veniva accompagnata a scuola dall’autista e d’estate faceva viaggi fantastici, mentre Sandra era una cozza; portava l’apparecchio ai denti, a scuola faticava parecchio e per tornare nel suo palazzo in periferia doveva farsi più di 40 minuti di metro. A Matilde sembrava che nulla costasse fatica. Perché lei si e io no? Si era chiesta Sandra un milione di volte. Poi il liceo era finito e come spesso succede Sandra aveva perso le tracce dei compagni di scuola, la sua vita era andata avanti, sempre con fatica. Si era laureata in chimica, facendo mille lavoretti per pagarsi gli studi e aveva trovato un buon lavoro in un’azienda farmaceutica. Si era sposata presto e presto si era separata, perché il suo ex-marito ad un certo punto aveva preferito una versione aggiornata di Matilde Migliorati alla loro tranquilla vita familiare. “Perché lei sì e io no?” A Sandra era rimasta la fatica di crescere Mattia e Michele, i suoi stupendi gemelli, la ragione vera della sua vita. Loro si che erano perfetti, due bambini belli come angeli, svegli e intelligenti, che la ripagavano di ogni sacrificio, di ogni rinuncia.
“Mamma! Mamma! Posso giocare col Nintendo??” gridò Mattia insistentemente.. Sandra arrossì come se Mattia l’avesse colta con le mani nella marmellata, quelli non erano certo pensieri da mamma matura.
Il 29 maggio Sandra fece tardi all’appuntamento; aveva faticato a trovare una baby-sitter di domenica sera e quando arrivò in centro, dopo 40 minuti di metropolitana, molti dei suoi ex-compagni di scuola erano già arrivati e con un paio di aperitivi avevano già rotto il ghiaccio. Si sentì a disagio, come sempre, ma cercò di dissimulare quell’incertezza. Erano in molti questa volta, Sandra faticò a riconoscere volti cambiati dagli anni, ma anche dal chirurgo plastico e seni misteriosamente cresciuti con vent’anni di ritardo. Pier le venne incontro a braccia aperte “Sandrina, sei sempre la stessa, non cambi mai!”, Sandra si chiese se quello fosse davvero un complimento, ma voleva troppo bene a Pier, lo storico capoclasse per questionare con lui. Si abbracciarono stretti. “Hai visto, siam dovuti arrivare quasi a 50 anni per incontrarci tutti di nuovo”, disse Pier sorridendo.. “Bè, quasi tutti..” aggiunse rattristandosi: “Hai saputo di Matilde?!”
“No, non so, niente..” rispose Sandra irrigidendosi “…che le è successo?!”.. Pier abbassò gli occhi “..Oh, non a lei.. pensavo sapessi, la sua bambina.. una leucemia, una di quelle forme fulminanti che non perdonano…”. Sandrà si raggelò. “Perché lei si e io no?”
A.MARTI [marlock@libero.it]
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