La macchina continua a grattare a ogni cambio di marcia. Ma che diamine. Accosto per verificare le condizioni del motore, apro la portiera e anche questa si mette a gracchiare. Scendo dall'auto e sento le ossa scricchiolare. Mi guardo attorno allibito. Scopro infine che i rumori non provengono dall’automobile, o da me, ma si compongono in un frastuono assordante che sembra emanare dall’aria medesima. “Ma che cazzo è?” Mi incammino seguendo il rumore. Incontro due autoctoni, forse da Rolo al massimo. Gli chiedo se esiste una spiegazione per ciò che sta succedendo. Indicano una direzione e si mettono a ruttare parole a vanvera. In questo momento vorrei tanto essere Ian Solo. Almeno lui Jabba the Hutt lo capiva. Scopro una vasta umanità a Reggiolo. Famiglie, morosi e sbronzi. Impiegati, intellettuali e stronzi. Belle fighe, brutte fighe e fighe di medie proporzioni. Metallari, nostalgici e nostalgici metallari. Tutti uniti nel segno del rutto. C’è un paladino mascherato, il sindaco di Beirut, il porco di Albinea. C’è un pubblico esigente, competente e acclamante: stomaci altisonanti, gioventù fin più sonica che negli anni novanta. Scopro che la stazza non fa il ruttatore. Che le donne ruttano meno degli uomini. Che la Sprite gorgoglia più della Coca. Che gli atleti snobbano il perlage sopraffino del chinotto Lurisia. Scopro che la figa è come il kiwi, senza pelo si mangia meglio, che quando la fatica supera il gusto, molla la figa e passa al lambrusco, che una cena senza vino è come il sesso senza pompino, che è meglio avere le braghe rotte sul culo che il culo rotto nelle braghe, che l’acqua è come i rutti, libera e di tutti. Ma è venuto il momento. Gli atleti rumoreggiano. Gonfiano panze, sgranano versi, tengono alti i decibel del paese di provenienza, Carpi, Albinea e London che sia. Il contest ha inizio e lascia a bocca aperta. E' già stato detto tutto sul RuttoSuond, è già stato ruttato tutto il ruttabile, quindi eviterò di raccontare che la competizione è stata di altissimo livello. Non vi descriverò le quattro estenuanti prove cui sono stati sottoposti gli atleti: rutto di potenza, rutto in lungo, rutto parlato, rutto freestyle. Quattro discipline per due ore di ruttilante delirio. Tralascerò di parlarvi della cavalleresca correttezza tra gli atleti, sempre pronti a darsi man forte con un rutto di conforto a chi la prova non va per il verso giusto. Non vi parlerò della giuria, del presentatore. Non specificherò che l’iniziativa è finalizzata a raccogliere fondi per il centro Oncoematologico di Reggio Emilia. Che l’intera serata è stata dedicata a Cesare Pasini, l’altleta prematuramente scomparso in un incidente qualche mese addietro. Che il vincitore dello scorso anno Rut Mysterio ha trionfato anche quest’anno infrangendo un altro record del mondo. Insomma, non dirò un bel nulla sul Ruttosound. Non c’eravate? Peggio per voi. Avete un anno intero per rifletterci su. Per decidere, l’anno prossimo, se volete ruttare con noi o ruttare contro di noi. Ma state attenti. Ci sono rutti che voi ipometeoritici non potete nemmeno immaginare.
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WACKY RACERS [racconti@tapirulan.it]
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