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Tapirelax
21.10.2011
MUSIC CORNER - 39
Voi siete come me
Autore: Zumba

Voi siete come me. Dei mister big non sapete niente, e vi va bene così. Quasi niente. Sapete che è un gruppo di cui si parlava anni fa. Che ai loro tempi facevano i fenomeni usando il trapano sulle corde della chitarra o del basso. Che erano considerati molto tecnici da chi ne capisce. E che hanno scritto una canzone di successo intitolata to be with you. Basta. Queste quattro cose. Non una di più.
Se siete andati a un loro concerto, ci siete andati per i miei stessi motivi. Perché il vostro migliore amico vi aveva invitato. Vi aveva addirittura pagato il biglietto. E perché il concerto si svolgeva nella vostra città. Se già fosse stato dieci chilometri più in là, forse avreste inventato una scusa e declinato l’invito. Oppure non avreste declinato l’invito, ma solo perché oltre al vostro migliore amico c’era la ragazza del vostro migliore amico. E lei vi stava simpatica quasi come lui. E insieme erano simpatici come la somma delle loro simpatie, e non come la differenza come accade per tante altre coppie a cui pure siete abbastanza legati. Il fatto poi che ve l’avevano messa giù come se foste voi a fare un piacere a loro ad accompagnarli, e non viceversa, vi aveva persino lusingato. Tu che sei psicologo, se vieni non sarebbe male, casomai ci venisse un attacco d’ansia, sai, a volte succede, con tutta quella gente accalcata. I vostri amici vi avevano solleticato l’ego così bene che non gli avevate specificato che non siete proprio psicologi. E non gliel’avevate specificato anche perché sapevate che loro lo sapevano già, che non siete psicologi, e sapevate anche che loro sapevano che lo sapevate che loro lo sapevano, e insomma era tutto un gioco di taciti accordi secondo i quali dirsi apertamente che si aveva voglia di andarci insieme tanto per stare insieme era una specie di tabù.
E se ci siete stati voi, che siete come me, al concerto dei mister big, il mattino dopo non ricordavate molto di quello che avevate visto. O ricordavate quello che avevate visto, ma non quello che avevate visto sul palco. O ricordavate anche quello che avevate visto sul palco, ma nulla di troppo attinente alla tecnica dei musicisti. E questo probabilmente era dovuto un po’ al fatto che siete persone distratte, un po’ al fatto che non capite niente di musica, e un po’ al fatto che quando attorno a voi avete duemila persone che guardano in una direzione, voi per principio guardate in un’altra. E sotto sotto ne andate fieri anche se sapete che non dovreste. E anche la consapevolezza che non dovreste esserne fieri vi rende fieri.
Ma qualcosa, il mattino dopo, comunque ricordavate. Ricordavate per esempio che quando era arrivato in scena il cantante, vi era apparso un uomo di mezz’età coi capelli corti e una pettinatura che vi aveva rammentato una donna travestita da uomo, e anche se indossava come indossava una camicia aperta sul torace e un paio di jeans voi per tutto il tempo del concerto l’avevate immaginato con un tailleur grigio a quadri di feltro lungo fino al ginocchio, un doppio filo di perle e un cappello con veletta. Ricordavate che il chitarrista sembrava molto più giovane del bassista e che sul momento avevate chiesto al vostro migliore amico se per caso era effettivamente più giovane, e il vostro amico, che è abbastanza famoso tra i suoi amici per essere uno che sa tutto, vi aveva detto che hanno la stessa età, con uno scarto massimo di qualche mese, e voi avevate scoperto poi per altre vie che in realtà chitarrista e bassista avevano tredici anni di differenza, e quindi tutto quadrava tranne il fatto che il vostro amico che sa tutto invece non sa tutto. Ricordavate che il batterista poi assomigliava a un cuoco protagonista di una trasmissione televisiva che sta molto simpatico a un altro vostro amico che fa anche lui il batterista, e vi eravate chiesti per circa metà concerto se dietro tutto ciò ci fosse un significato segreto o esoterico e avevate sperato di sì anche se non avete nessuna considerazione per l’esoterismo, così come me.
Ricordavate anche, il mattino dopo, che quando avevate girato la testa verso il pubblico, vinti dal vostro stesso, tronfio e ingiusticato spirito di contraddizione, avevate visto sulla vostra sinistra, a distanza di dieci o dodici metri, un bambino che non poteva ragionevolmente avere più di sette anni e mezzo, dai lineamenti finlandesi o comunque nordeuropei, che cantava seduto sulle spalle di qualcuno che non riuscivate a vedere, e quel bambino conosceva a memoria la canzone che il gruppo stava suonando in quel momento, e  faceva quelle mosse tipo corna contorsioni e via dicendo che sono un classico degli spettatori di concerti del genere anche se solitamente un po’ più adulti. E per tutto il resto del concerto ogni tre o quattro minuti avevate guardato in direzione del bambino, sperando per qualche perverso motivo che non riuscivate a capire bene che fosse ancora là, a cantare e dimenarsi e fare l’implume scimmia ammestrata, e il bambino infatti era ancora là, sempre, a cantare e dimenarsi e fare l’implume scimmia ammestrata. E ricordavate che girando poi la testa dall’altro lato, sulla vostra destra, avevate visto vicino a voi un uomo sui cinquant’anni, con pantaloni eleganti e una camicia bianca a righe verdi, che ascoltava con estrema attenzione e cantava senza muoversi di un pollice la canzone che il gruppo stava suonando, che doveva essere un inedito perché nessun altro tra il pubblico la conosceva, nemmeno il bambino che avevate subito guardato per fare un confronto. E vi eravate chiesti il ruolo esatto di quell’uomo che sembrava l’unico vestito meno adeguatamente di voi, che avevate una polo e dei pantaloni normali ma proprio per questo sbagliati, però quell’uomo a sua discolpa,a differenza di voi, poteva vantare il fatto di essere il migliore conoscitore in assoluto dei mister big, forse un ex membro della band cacciato per via del look troppo anonimo o troppo borghese. E vi eravate detti che lo avreste ricordato per sempre, nei dettagli, per queste piccole anomalie. Ma senza saperlo mentivate, perché le righe della sua camicia forse non erano verdi. E i pantaloni non così eleganti come credevate in quell’istante.
E sopra ogni altra cosa, il mattino dopo, ricordavate che uscendo dal luogo del concerto, parlando dell’esibizione col vostro migliore amico e con la sua ragazza che conoscevano molto meglio di voi le canzoni ma comunque meno dell’uomo un po’ elegante e forse meno anche del bambino di circa sette anni, improvvisandovi esperti di musica ma senza prendervi sul serio, scendendo nel dettaglio di ritmiche e armonie che non avevate ascoltato quasi per niente, eravate stati contenti come non vi capitava da quando, da quando, non sapevate da quando e vi era venuto il sospetto di non essere mai stati così felici. E avevate per un attimo pensato di dirglielo, ma per fortuna vi eravate fermati in tempo. E subito dopo avevate pensato di dire una cosa un po’ diversa, qualcosa come: beh, insomma, all’ansia gliel’abbiamo messa nel culo, no? Ma poi non avevate detto neanche questo. E avevate fatto bene.

Tracklist
1. La canzone col trapano.
2. La canzone veloce con le rullate e gli assoli.
3. La canzone con gli acuti del cantante.
4. La canzone più famosa del gruppo a parte to be with you.
5. La canzone bella ma non così bella da mettere in ombra la canzone più famosa del gruppo a parte to be with you appena eseguita.
6. La canzone un po’ rumorosa.
7. La canzone che cominciava con ciao Bologna we are mister big.
8. La canzone che non cominciava con una frase angloitaliana.
9. La canzone lenta che non era to be with you e che il gruppo suonava con un certo piacere.
10. La canzone in cui il gruppo sentiva giustamente l’esigenza di sfogarsi dopo la canzone lenta che non era to be with you e che il gruppo suonava con un certo piacere.
11. La canzone in cui il chitarrista faceva un assolo così lungo che voi, come me, per quanto parzialmente impressionati, eravate vostro malgrado stati costretti a pensare che il pubblico, per quanto parzialmente se non totalmente impressionato, prima o poi si sarebbe rotto i coglioni di sentire un assolo comunque molto bello.
12. La canzone di decompressione in cui il chitarrista per riposarsi le dita suonava solo degli accordi e possibilmente senza il barrè.
13. La canzone in cui il bassista cercava di dare un senso al fatto che alla fine del concerto sarebbe stato presentato dal cantante per ultimo come a dimostrare che era lui e nessun altro il vero leader del gruppo.
14. La canzone senza caratteristiche particolari.
15. La canzone che col senno di poi la si è potuta chiamare la canzone di metà concerto.
16. La canzone in cui il chitarrista, intuendo che il cantante avrebbe presentato per ultimo il batterista, come a dimostrare che era lui e nessun altro il vero leader del gruppo, cercava di fargli cambiare idea con un altro assolo di chitarra di durata e virtuosismo superiori a quello che nel frattempo aveva fatto il bassista durante la canzone in cui il bassista cercava di dare un senso al fatto che alla fine del concerto sarebbe stato presentato dal cantante per ultimo come a dimostrare che era lui e nessun altro il vero leader del gruppo.
17. La canzone in cui il batterista suonava tutti i tamburi per non scontentarne nessuno.
18. La canzone in cui il cantante metteva da parte l’altruismo e faceva tutta una serie di gorgheggi che seppur travestiti da gorgheggi funzionali alla canzone avevano l’unico obiettivo di specificare subdolamente che chitarrista e bassista erano senz’altro bravi e tecnici come pochi ma alla fine chi ci metteva la faccia era in primo luogo lui e quindi che ognuno stesse al suo posto, sennò erano gorgheggi e do di petto da allora fino alla fine del concerto.
19. La canzone in cui il gruppo ritrovava l’armonia.
20. La canzone in cui il gruppo metteva a repentaglio l’armonia appena ritrovata per futili motivi.
21. La canzone in cui il bassista si metteva a cantare con una voce così impostata da non lasciare adito a dubbi sul fatto che il finto altruismo del cantante era mal digerito da lui che era per universale ammissione il leader della band che se solo avesse voluto avrebbe potuto surclassare il cantante anche sul suo terreno. Suo del cantante, ma evidentemente anche un po’ del bassista.
22. La canzone in cui il batterista cercava di fare da paciere suonando pianino e sorridendo a tutti
23. La canzone che finiva con grazie bologna.
24. La canzone con così tanti cambi al suo interno che forse erano due canzoni. O tre.
25. La canzone che il pubblico cantava senza trasporto determinando sul palco un malumore tale che se solo la band non fosse stata abituata a scarsi trasporti del pubblico e cose del genere avrebbe potuto causare un brutto quarto d’ora.
26. La canzone che il cantante cantava muovendo molto le articolazioni dei polsi.
27. La canzone il cui testo tradotto diceva: la prossima canzone è to be with you così voi brutti stronzi di merda sarete contenti al contrario di noi che abbiamo le palle gonfie all’idea di suonarla per la settecentomilionesima volta. Ma solo nella prima strofa, perché nella seconda parte parlava di un ragazzo che si caccia nei guai per colpa di lei che ha altro a cui pensare, come spesso succede nelle canzoni.
28. To be with you.
29. La prima parte di Smoke on the water cantata dal bassista, col cantante che suonava la chitarra, il batterista che suonava il basso e il chitarrista che suonava la batteria.
30. La seconda parte di Smoke on the water cantata dal batterista, col cantante che suonava il basso, il bassista che suonava la chitarra e il chitarrista che continuava a suonare la batteria perché c’aveva preso gusto, compreso il famoso finale di canzone in stile deep purple.

ZUMBA [casamichiela@gmail.com]

 

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Commenti [4 commenti]

Veramente bello, bravo Zumba. In realtà potrebbero essere due racconti. Il secondo mi piace ancora di più.

French | 03.11.2011  19:14 

CLAMOROSO!!! Il miglior articolo/recensione di sempre.
Volevo andare al concerto... e ora ci sono stato. Continuo a piegarmi dal ridere. Stima e rispetto!

Guallander | 03.11.2011  18:25 

cavolo....ma in sto racconto.....è propio bello. Mi piace il modo così descrittivo e incalzante che ha Zumba di raccontare. Leggendo sembra quasi di essere catapultati nella sala concerto e di essere circondati dalla folla che aspetta pazientemente il primo bang....

alberto | 22.10.2011  11:31 

semplicemente il miglior music corner di sempre.
e dirlo mi costa.

UfJ | 21.10.2011  21:45 

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