Uomo – Io ricordo che stavo portando a spasso Bric dalle parti della collina … Altro uomo – Sì. Uomo – Che era tutto tranquillo. Che Bric era tranquillo. Altro uomo – Sì. Uomo – Lungo la strada si girava. Mi guardava. Era felice. Altro uomo – Venga al dunque se non le dispiace. Eviti di parlare delle emozioni del cane. Uomo – Siamo arrivati alla collina. Abbiamo iniziato a giocare. Gli tiravo un legnetto. Me lo riportava. Altro uomo – Dopo? Uomo – Dopo sono arrivati. Altro uomo – Chi è arrivato? Uomo – Loro. Altro uomo – Loro chi? Uomo – I signori. E Nino. Altro uomo – Le ho già detto di non chiamarlo per nome. Uomo – Mi scusi. Altro uomo – Lo chiami il bambino. Uomo – D’accordo. Il bambino quando ha visto Bric si è tutto eccitato. Ha preso a chiamarlo. Bric! Bric! Altro uomo – Sì. Continui. Uomo - Bric! Bric! Diceva. E lo chiamava con la manina. Bric! Bric! Vieni Bric! Altro uomo – Poi? Uomo – Poi Bric è andato dal bambino. Hanno cominciato a giocare. Tutto sembrava a posto. Si rincorrevano. I signori guardavano la scena divertiti. Altro uomo – Cosa intende dire? Uomo – Cosa? Altro uomo – Vuole forse dire che hanno sottovalutato i rischi? Che sono stati avventati? Uomo – No. Altro uomo – Che la colpa è stata anche loro, che non hanno saputo prevedere? Uomo – No. Nient’affatto. Dico solo che nessuno poteva prevedere. Altro uomo – Nessuno tranne lei. Lei era il padrone del cane. Uomo – Sì, infatti. Altro uomo – Lei aveva il dovere di prevedere. Uomo – Sì. Altro uomo – Lei e nessun altro. Uomo – Sì, questo è vero. Però, vede, può sempre succedere che all’improvviso … Altro uomo – Può succedere se qualcuno lo fa succedere. Lei l’ha fatto succedere. Lei è il responsabile. Uomo – Se la mette su questo piano, sì. La colpa è mia. Altro uomo – Certamente.
(Pausa.)
Uomo – E infatti ho pagato, mi sembra. Altro uomo – Scusi? Uomo – Ho pagato per la mia colpa. Altro uomo – Lei dice? Uomo – Sì, dico di sì. Altro uomo – Intende dire che avendo già pagato lei è … a posto? Uomo – No. Altro uomo – Voleva dire questo? Che ormai non ha più nulla da scontare? Uomo – No, no. Assolutamente. Altro uomo – Anche perché non mi risulta che lei abbia scontato alcunché. Uomo – In un certo senso. Altro uomo – Lei non è stato in prigione. Dico bene? Uomo – Dice bene. Altro uomo – Anzi, lei ha ricevuto, e riceve ancora, persino un vitalizio. Uomo – Se vuole chiamarlo così. Altro uomo – Come dovrei chiamarlo? Uomo – Non così, credo. I signori mi hanno costretto a smettere di lavorare. Altro uomo – Per quello che è successo non mi sembra un grande sacrificio. Uomo – Beh. Altro uomo – C’è gente che sarebbe contenta di non lavorare. E di ricevere un vitalizio in cambio. Uomo – Io amavo il mio lavoro. Non credo … Altro uomo – Mi dia retta, non le conviene metterla su questo piano. Lei non ha subito quasi nulla. Finora. Uomo – In ogni caso a Bric è stato fatto … Altro uomo – Lei non è Bric. Uomo – Era il mio cane, eravamo una cosa sola. Altro uomo – No. Eravate una persona e un cane. Uomo – Ma ho sofferto come se … Altro uomo – Le ripeto che le emozioni deve tenerle fuori da questo discorso. Uomo – Potrò almeno dire che quello che gli è stato fatto è stato … Altro uomo – Lei continua a confermarmi che ha pensato solo al cane e non al bambino. Uomo – Ma no, no.
(Pausa.)
Altro uomo – Ma non voglio interromperla. Cosa diceva? Uomo – Cosa dicevo? Altro uomo – Qualcosa su ciò che è stato fatto al cane. Uomo – Sì. Altro uomo – Diceva: ciò che è stato fatto al cane è stato … come è stato? Uomo – E’ stato troppo. Altro uomo – Trova esagerato quello che è stato fatto al cane? Uomo – In tutta onestà sì. Devo dire di sì. Altro uomo – Poco fa però ha detto che non è stata ingiusta quella fine. Uomo – Sì. Altro uomo – Se non è stata ingiusta è stata giusta. Se è stata giusta non è stata esagerata. Uomo – Forse ha ragione. Non so. Altro uomo – Lei cosa avrebbe fatto al posto loro? Se l’è chiesto? Uomo – Me lo sono chiesto spesso, sì. Altro uomo – E cosa si è risposto? Uomo – Dipende. A volte mi sono risposto che hanno esagerato. Altre volte no. Altro uomo – E ora? Ora che sono passati tanti anni? Si è fatto un’idea precisa? Uomo – Ora credo una cosa. No, due cose. Altro uomo – Quali? Uomo – Che le tragedie capitano. E che le tragedie non passano mai. In nessun modo. Neanche con un’altra tragedia. O due. Altro uomo – Quindi i signori non avrebbero dovuto fare a Bric … Uomo – Io non lo so. Altro uomo – Allora se non sa è meglio che taccia. Uomo – Come le pare.
I due uomini guardano in giro per la stanza per un po’. Poi l’uomo si rivolge all’altro uomo.
Uomo – E adesso? Altro uomo – Cosa? Uomo – Cosa succederà adesso? Altro uomo – Secondo lei cosa succederà adesso? Uomo – Succederà ... quel che deve succedere. Altro uomo – E cos’è che deve succedere? Uomo – Non lo so. Di preciso. Altro uomo – Di preciso no. Ma vagamente, lei lo sa? Uomo – Io, io ho delle … Altro uomo – Sì? Uomo – Delle ipotesi. Altro uomo – Ah, lei ha delle ipotesi. Uomo – Sì, ho delle ipotesi. Altro uomo – E mi dica: che ipotesi ha? Uomo – Io … Altro uomo – Anzi, mi dica un’altra cosa. Lei ha delle ipotesi su quello che accadrà, o su quello che dovrebbe accadere? Uomo – Che vuol dire?
(Pausa.)
Altro uomo – Lei cosa pensa di meritare? Uomo – Io non merito niente. Altro uomo – Mi spiace ma non se la caverà con una battuta. Uomo – Non è una battuta. Altro uomo – Sì che lo è. Glielo ripeto: niente frasi ad effetto. Uomo – Io credo di meritare una punizione. Ma credo anche di essere già stato punito. Altro uomo – Quindi? Uomo – Quindi bisogna capire se sono già stato punito abbastanza. Altro uomo – Giusto. Giusto. Lei è già stato punito abbastanza? Uomo – Me lo dica lei. Altro uomo – No, me lo dica lei. Uomo – Forse no. Altro uomo – Forse no o sicuramente no?
(Pausa.)
Uomo – Sicuramente no. Altro uomo – Bene. E come si punisce di più un uomo che è già stato punito un po’? Uomo – Con … Altro uomo – Sì? Uomo – Una punizione esemplare. Altro uomo – Vale a dire? Uomo – La … Altro uomo – La? Uomo – Morte. Un’altra morte. Altro uomo – (sorridendo) Le tragedie non passano nemmeno con un’altra tragedia. Diceva così poco fa. Uomo – Sì, dicevo così. Altro uomo – Perché ha detto così? Uomo – Perché ne sono convinto. Altro uomo – E come fa a essere convinto? Uomo – Lo so. Lo so e basta. Io non penso che i signori sono stati meglio dopo aver preso Bric … Altro uomo – Lei che ne sa? Uomo – Niente. Le ho già detto che non so niente. Altro uomo – Ma si ostina a tornare a parlare dei signori come se potesse capire la loro situazione. Uomo – Io … Altro uomo – Lei non può capire. Non può. Uomo – No, va bene. Altro uomo – A lei non è stata sostituita la parete dello stomaco con un intervento riuscito male, giusto? Uomo – Giusto. Altro uomo – E il suo fegato è integro, giusto? Uomo – Giusto. Altro uomo – Eppure lei sta paragonando il suo dolore con quello dei signori. Uomo – Forse. Forse solo in parte. Altro uomo – I due dolori non sono confrontabili. Uomo – Perché? Perché io non ho avuto problemi allo stomaco e non ho l’epatite? Altro uomo – Per esempio. E perché Bric era un cane. Uomo – D’accordo, però io gli volevo bene come … Altro uomo – Non lo dica. Uomo – Cosa? Altro uomo – Non dica che gli voleva bene come a un figlio. I signori mi hanno chiesto espressamente di impedirle di dire idiozie del genere.
(Pausa.)
Altro uomo – Cosa stavamo dicendo? Prima di questa sua idiozia cosa stavamo dicendo? Uomo – Parlavamo della mia morte. Altro uomo – Già. La sua morte. Che ne dice? Uomo – Di cosa? Altro uomo – Della sua morte. Uomo – Che razza di domanda è? Altro uomo – Non le piace? Uomo – Non è che non mi piace. Non la capisco.
(Pausa.)
Altro uomo – Lei pensa di star per morire? Uomo – E’ stato lei tempo fa a dirmi che oggi lei sarebbe venuto per … Altro uomo – Per? Per ucciderla? Ho detto così? Uomo – Non ricordo le parole esatte. Altro uomo – Per spararle? Per impiccarla? Per toglierle la vita? Ho detto così? Uomo – No, no … Altro uomo – Per eliminarla? Per farla finita? Uomo – Non lo so, no. Non lo so. Altro uomo – Per concludere questa faccenda. Uomo – Ecco. Sì. Altro uomo – Le ho detto così: per concludere questa faccenda. Uomo – Sì, ora ricordo. Altro uomo – E lei ha pensato che io volessi, cioè, che i signori volessero ucciderla? Uomo – Sì. Altro uomo – Solo perché avevo detto che la faccenda doveva essere conclusa? Uomo – Sì. E lei sapeva che avevo pensato questo. Altro uomo – Come sa che lo sapevo? Uomo – Non so spiegarlo bene. Ma ricordo di averle detto qualcosa, allora. Qualcosa da cui si capiva che pensavo di dover essere ucciso. Altro uomo – Sì. Uomo – E lei non ha fatto nulla per convincermi del contrario. Altro uomo – Infatti. Uomo – Perché? Altro uomo – Scusi? Uomo – Perché, se non verrò ucciso, lei mi ha fatto credere che verrò ucciso? Altro uomo – Chi ha detto che lei non sarà ucciso? Uomo – Ma …
L’uomo resta a bocca aperta.
Altro uomo – La vedo confuso. Uomo – Sì. Sì. Sono confuso. Sì. Altro uomo – Che cosa non le è chiaro? Uomo – Io … niente. Non è chiaro niente. Altro uomo – Se posso aiutarla a capire, non esiti a chiedere. Uomo – Lei mi sta dicendo cose contrastanti. Altro uomo – Trova? Uomo – Sì. Lei prima mi dice che sto per essere ucciso. Poi si rimangia tutto. Altro uomo – Si sbaglia. Io non le ho detto affatto che sta per essere ucciso. E non le ho detto neppure che non sta per essere ucciso. Uomo – E allora cosa mi sta dicendo? Altro uomo – Io sto solamente ragionando insieme a lei. E mi spiace che non se ne sia ancora accorto. Uomo – Non capisco. Certo, si sta ragionando, ma lei, come posso dire? Indirizza i miei pensieri.
L’altro uomo sorride.
Uomo - Allora, mi dica, cosa succederà adesso?
(continua...)
ZUMBA [casamichiela@gmail.com]
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