Franco Battiato, 19/07/2012, Hydrogen festival, Piazzola sul Brenta
Ascoltavamo ieri sera un cantante, uno dei tanti, e avevamo gli occhi gonfi di stupore nello scoprire che avrebbe suonato nelle vicinanze. Così, ciuffi d’isotopi in mano, una sparuta delegazione di WR si reca nel padovano per assistere al concerto di Franco Battiato. La pur ridotta delegazione è attraversata da correnti dissidenti e malumori intestini, tanto che due WR su quattro sono stati sottoposti a minacce di privazioni inenarrabili prima di venire caricati a forza sulla Doppiozero di Dick Dastardly, che ci conduce in fretta alle porte di Sirio. Imbavagliato e infilato in un sacco, WR1 scalcia e mugula. Ciò che lo spaventa è la presenza contemporanea della sua persona e di quella del cantautore catanese nella terra che dette i natali a Flavio Tosi e Sant'Antonio. Quando poi il paese che incontri prima di Piazzola sul Brenta si chiama Mancamento ti sovviene che le trombe del giudizio suoneranno per tutti quelli che credono in quello che fanno. Lo spettacolo del mitico Francone si svolge in un'atmosfera irreale. I suoni sono caldi, suadenti, evocano luoghi assolati e solitari, fuori o dentro di noi. Il pubblico applaude. Moltitudine, moltitudine, mamma mia che festa. Per la prima ora Battiato si esibisce intessendo i suoi pezzi più struggenti come trame di un canto. Con lui, sul palco, anche l'orchestra Arturo Toscanini, vanto tutto Emiliano. Nella seconda ora si lancia nelle hit da grande pubblico, galvanizzato dal misterioso liquido azzurro che sorseggia di tanto in tanto. Forse un frullato di angelo azzurro, forse un gatorade al gusto puffo, più probabilmente un cocktail di suburbani e amminoacidi. E’ il momento di Shock in my town, La Cura, Tra sesso e castità, Up patriots to arms. Il pubblico, che non sopporta i cori russi, la musica finto-rock, la new-wave italiana e il free jazz-punk inglese, si accalca estasiato sotto il palco travolgendo transenne, sedie, buttafuori. Nel finale un Battiato animale-da-palcoscenico attacca Voglio vederti danzare mentre gli spettatori, scatenati, girano sulle spine dorsali come dervisci tourneurs. E per un istante a WR2 ritorna la voglia di vivere a un’altra velocità: scardina due transenne e con scatto felino si porta sotto il palco con tre falcate. E’ questo il momento in cui ci rendiamo conto che le due ore infilato nel sacco non hanno fatto bene a WR1, il quale non riesce a seguire WR2 là davanti e rimane indietro a vedersi il concerto da una posizione più defilata assieme ai provinciali dell’Orsa minore vestiti di grigio chiaro (per non disperdersi). Il finale è un turbinio di grandi classici e di pezzi scritti l'altro ieri (Povera patria è del 1991, Inneres Auge è del 2009. Incredibile, vero?). Prima dei bis, Franco congeda l'orchestra, che per loro stava diventando un po’ tardi. Qualcuno sbadigliava, altri stavano cominciando a distrarsi scattando foto al pubblico con l'ipad. Evidentemente la musica contemporanea li butta giù. Franco è stanco, ma ancora non vuole abbandonare il palco. E’ il gran finale, Cuccurucucu. E poi i saluti. Franco non ce la fa più. Sul palco sventola bandiera bianca. Corriamo nei campi del Tennessee alla ricerca dell’automezzo, sospinti da correnti gravitazionali. Siamo sudati, eppure felici. Ivi compresi i dissidenti. Se questo articolo fosse multimediale ora ci sarebbe una musica inquietante. Niente Battiato, piuttosto Twin peaks di Badalamenti, o qualcosa dei Goblin. Ecco la trama: due giovani coppie seguono certe rotte in diagonale aggirandosi per una campagna buia e tenebrosa, lampioni fiochi quando non inesistenti, paesi fantasma, benzinai col superego… e tutto ad un tratto, dopo 20 km di traiettorie impercettibili, eccoli al punto di prima, come se una forza oscura trattenesse i viaggiatori anomali in questi territori mistici. Poi, shock addizionale shock addizionale, invece di trovare il Mancamento-paese trovano il mancamento-di-WR1. Ma non è previsto nel regolamento che un WR possa perdere i sensi sul ciglio della strada. Presi dal panico, i tre compagni di viaggio cercano di accordarsi sul rituale del primo soccorso, dividendosi fra alzatori di gambe e sollevatori di testa. Poi WR1 decide che i soccorsi sono peggio del malore e si rianima da solo. Il viaggio riprende. E’ tardi, giusto il tempo di una sosta in un autogrill di scambisti del quale non riveleremo l'ubicazione e poi via a casa, come sogni che attraversano il mare.
WACKY RACERS [racconti@tapirulan.it]
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