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Tapirelax
26.03.2006
VLADIMIRKA
Autore: Robirobi

La mia vicina di casa si chiama Vladimirka, ha un marito perso in citt? da qualche parte che non si fa vedere ormai da sei mesi, un minuscolo cane stupido di nome Briciola, e un bravo figliolo di nome Piero, che lei chiama indifferentemente Piero o Briciola.
Ha cinquantatr? anni, e cos? tanta carne che ci potrei riempire la cantina di insaccati.
Io, di tutta quella carne, sono perdutamente innamorato.
Non mi sono ancora dichiarato, per?. Non ? che uno al mattino si alzi e dica: "Adesso mi dichiaro". Dichiararsi vuol poter dire cambiare la vita per sempre, dividere la propria giornata con un essere vivente, pensante, agente, e uno stupido cane.
Il figlio non avrebbe problemi a lasciare la mamma: taglia l'erba ed estirpa le erbacce a una a una, appende i quadri, lucida i mobili, a volte le fa anche il bucato, e tutto passerebbe in mano mia. E' il cane che, sono sicuro, non si abituer? mai alla mia presenza.
Le ho fatto recapitare un grazioso pensiero: sette nani da giardino, con un biglietto d'accompagnamento che diceva: un ammiratore.
Lei li ha messi nell'erba, sparsi a casaccio, come se andassero in miniera ognuno per suo conto, e li annaffia insieme all'erba e loro sembrano piuttosto indispettiti. Poi ? andata dalla sua vicina Ortensia, a dirle di avere ha un ammiratore. Vladimirka e Ortesia sono amiche per la pelle.
Ortensia ha chiesto al marito se regalava anche a lei sette nani. Lui, curvo sotto il peso dei suoi settantotto anni, ha continuato a zappare come se non avesse sentito.
Ortensia si ? fatta accompagnare da Vladimirka a comperare i nani, e li ha posizionati nel suo giardino, con precisione geometrica. Pare che qui intorno si pieno di miniere.
Si ritrovano insieme tutti i giorni e si siedono nell'orto di Vladimirka. Io, dietro il muro di cinta, mi siedo a mia volta, sospiro e ascolto.
Ieri parlavano sempre di me, e dei loro nanetti.
"Quel Brontolo, cos? imbronciato, dimmi se non sembra vero. Si vede che il mio spasimante ha buon gusto. Dici che li ha presi in oreficeria?".
"Come sono gli arnesi?" domanda Ortensia, guardando i nanetti da lontano con sufficienza.
"Molto realistici. C'? anche il martello pneumatico".
"Gli arnesi dei miei nani sono in oro laminato. Vendono anche il Caterpillar, ricordi? Ma poi mi costava troppo".
"Ma tu non hai uno spasimante".
Ortensia si volta verso il marito. Quello zappa e a ogni colpo si piega un po' di pi?. Se continua cos? raggiunger? la terra col naso.
"Non ho spasimanti, io".
Vladimirka gongola ancor meglio di Gongolo. Eolo sbuffa spazientito.
"E' qui del paese, lo sento. Un ammiratore ? uno che ammira. Secondo me mi spia quando sono nell'orto".
Sento il sangue andar alla testa. Come sono perspicaci, le donne.
"Anch'io, se volessi, lo avrei. Ma nell'orto ci va sempre mio marito".
Ad ogni colpo di zappa il naso del vecchio si avvicina paurosamente al terreno.
"Io quando c'era mio marito gli spasimanti li avevo lo stesso, ne sono sicura, solo che non avevano il coraggio di scrivere. Mio marito ? un tipo molto violento, ? capace di impiccare sul ciliegio tutti gli ammiratori, a uno a uno, come gli ornamenti di un alberello di natale".
"Mio marito..." ha iniziato Ortensia. L'ha guardato zappare, curvo che sembrava una campana, rantolante, gli ci volevano cinque colpi per uno buono. "Mio marito spasima per me, e non ho bisogno di altri spasimi".
"Allora ce li ha messi lui i soldi per i nani?".
"Non proprio".
"Quindi che spasima, che spasima?".
"Non c'? bisogno di spasimare tutto il giorno".
"Allora non ? uno spasimante, ? uno che prende la giornata come viene, e l'amore anche".
"Non ? vero. Lui, quando spasima, spasima meglio di tutti".
"E come fai a sapere come sono gli altri?".
"Eh!" ha fatto Ortensia, con un largo gesto della mano. In realt? di uomini si intendeva ben poco.
"Vuoi dire che sei una mangiauomini? Oddio, la mia amica ? una mangiauomini!" ha urlato Vladimirka, e si ? fatta una grassa risata.
Io, che adoro le sue risate, non ho potuto fare a meno di sporgermi un poco, a spiarla. Aveva la testa indietro e la bocca spalancata, e la carne si muoveva sotto il vestito come l'acqua dentro un materasso, scivolando proprio come se fosse liquida. Delizia dei miei occhi.
"Non sono una banderuola " si ? difesa Ortensia. Ma Vladimirka rideva a pi? non posso. Un paio di pesche sono cadute dall'albero alle sue spalle.
"Mangiauomini!" ha ripetuto Vladimirka.
"E tu sei una mangiananetti" ha esclamato Ortensia spazientita.
Era troppo. Vladimirka ha rovesciato indietro la sedia scoprendo le abbacinanti cosce suine, ed ? caduta riversa sull'erba, paonazza, senza fiato, con le lacrime agli occhi
"Proprio cos?, una mangiananetti. "Pisolo non trova dove entrare, e Dotto mentre ti scopa ti spiega il corpo umano".
Vladimirka ha smesso improvvisamente di ridere, ha guardato Ortensia e quella si ? zittita, timorosa.
"Mangiauomini!" ha ripetuto, poi si ? coricata nell'erba tenendosi la pancia dal ridere. Oh, quelle distese bianco latte! Quella spessa polposa coltre umana che decimava teneri virgulti! Tutti quei litri di sangue felici di correre dal rubizzo petto verso il viso rubicondo!
"Ed Eolo sbuffa sotto la tua mole mentre te lo fai, e Melchiorre ti guarda e ti fa le foto per il suo calendario".
Preoccupato mi sono accertato che fra l'erba non ci fossero una capanna e una cometa. Non mi piace mischiare il sacro con il profano, n? che la mia ragazza si prenda gioco dei santi. Ma lei ? candida come la neve, ? la mia Biancaneve forever.
"E Mammolo ti ciuccia le tette fino a lasciartele pendule come un ciondolo".
Saltellava sull'erba, Vladimirka, come morsa dalle formiche.
E Pisolo si addormenta sulle tue chiappone chiattone".
E Biancaneve schizzava come trapassata dalla corrente elettrica.
"E quando ti alzi la mattina gli vai a passare a tutti la lingua in faccia".
Vladimirka sbuffava come una sirena. "Orteeee, Orteeee...".
"E la sera tardi, cosa fai nell'orto in mezzo a loro? Ti vedo, sai?".
"Eeeee....".
Ortensia ha guardato l'amica dimenarsi, un cetaceo a fior d'acqua. Adoro i cetacei.
E quella continuava a fare "eee" pancia all'aria, agitando le zampette.
Ortensia si ? alzata ed ? andata vedere. Vladimirka, cianotica, aveva gli occhi pi? grandi del viso.
"Aiuto! Aiuto!". Il cane, stupido, scodinzolava.
Il mio amore! Ho preso il telefono e ho chiamato l'ambulanza. E mentre la caricavano in barella, Ortensia ? venuta da me, con gli occhi lucidi. "Sono stata io, ? colpa mia".
"Ma no, signora Ortensia, ? un attacco di asma" (megera!).
"Colpa mia, colpa mia, colpa mia," ripeteva, vagando senza requie.
Il vecchio di Ortensia, con il naso per terra e la zappa fra le mani, ha gracchiato: "Troppo grassa. Dove batte il sole non va il dottore, ma lei fa ombra dappertutto". Dell'ombra del vecchio non c'era quasi traccia.
Al ritorno a casa Vladimirka ha trovato un pacco davanti alla porta. Le avevo regalato un medicinale da portare al collo in caso di altri attacchi d'asma. Lei l'ha raccolto, ha aperto la lettera che lo accompagnava e ha letto: "Continuo ad ammirarti".
Mi sono trincerato dietro il muro dell'orto e ho atteso.
Oh Vladimirka, uscirai nell'aria fresca del mattino con il mio regalo appeso al florido seno, respirando la tua medicina penserai a me, senza sapere che io sono qui vicino, che vorrei che questo muro fra noi non ci fosse, che tu senza affanno potessi corrermi incontro, senza affanno dire ti amo con la "T" impertinente a la punta umida della lingua fuori dai denti.
Biancaneve, sono geloso di tuoi nani, ti vorrei tutto per me, vorrei che tu mi adagiassi nell'erba e mi mandassi in miniera, e quando io torno a casa stanco la sera con un piccolo diamante trovato fra le rocce tu ti illuminassi tutta come quel diamante e mi chiedessi di portartene un altro come prova del mio amore. E poi un altro, e un altro ancora, e io avanti indietro, pendolare dell'amore, schiavo di una fiaba, fragile come un cartone animato, perch? come ti si pu? resistere? Come si pu? rimanere forti e liberi, una volta che ti si vede nell'orto chinata a raccogliere i pomodori agostani?
Come si pu? rimane rigidi e intransigenti davanti a una dea che scende in terra per allietare con la sua presenza i meschini mortali? Per farli ridere con il suo riso argentino, per farli rotolare con i suoi rotoli cristallini?
Una dea pura come la neve, che si chiama Biancaneve, ? scesa fra i suoi nani, e loro d'improvviso si sentono grandi come vatussi. Questo ? il tuo potere, o dea.
Io sono pronto ad aspettarti anche tre o quattro anni. Allora, ne avrai cinquantasette, e altri cinquantasette li farai con me.
Ti chiamer? White, come un dentifricio, come tutte le cose che cominciano con w. E tu con le tue setole robuste mi fregherai l'anima e mi renderai simile a te e anch'io sar? un po' white, di riflesso. Andremo insieme nell'orto a raccogliere zucchine e pomodori, e tu mi guarderai invecchiare e io ti vedr? sempre uguale, perch? in questo tempo non ti ho mani vista invecchiare veramente, so che il tempo passa perch? strappo le pagine del calendario, ma se guardassi te sarei sempre fermo a gennaio.
Ho aspettato tutto il giorno, mangiando cibo in scatola, ma lei ? rimasta chiusa in casa. Chiss? che spavento, che sofferenza.
Ha piovuto tutta la notte, ha rinfrescato l'aria. Mi sono alzato con il cuore trepidante, ho spalancato le ante, sono uscito e ho respirato a pieni polmoni l'aria odorosa, poi mi sono avvicinato a quel muro con la stessa riverenza che si prova davanti al muro del pianto, e ho guardato oltre. Lei non c'era.
Ho visto Brontolo, per?. Aveva il mio medicinale appeso al collo, il boccaglio calcato contro il labbro pendulo.
Deve essere pesante, l'aria, laggi? in miniera.

ROBIROBI [cpkpst@tin.it]

 

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Commenti [2 commenti]

Troppo forte!
Mi piacque, mi piacque...

fratearrigo | 06.04.2006  11:09 

Le vie dell'amore sono lastricate di merda.

Spaniel | 30.03.2006  19:17 

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