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FOGLIAZZA
  06.10.2007 | 12:55
"E' LA DURA LEGGE...
 
 

... degli operatori dell'informazione".
Cara Fra,
mi vien fatto di pensare che tu scriva così (commento n. 2 - post del 04.10.07) perchè costretta da un contratto incerto e obblighi editoriali.
Ma penso e ripenso, forse troppo, alla tua frase. Ci provo:... questa non è informazione, ma gossip della peggio specie, esattamente quella che vuole far vendere, costi quel che costi, anche se di un bimbo finiranno col farne un cofanetto, santino allegato.
C'è il fatto di sangue da perpetuare, che è quello a tenere viva l'attenzione. Per tutto il resto... la gente dimentica. Arriverà altro sangue, di altre vittime.
Non è una legge: è un'abitudine che gli impiegati hanno preso, privati di coraggio, se mai ne hanno avuto, dai propri editori. Molto spesso è l'abitudine della propria voglia di esserci e basta, senza etica o deontologia. Se poi lo spettatore vuole questo, forse è così perchè così è stato educato e invece di pluralismo dell'informazione ha bisogno di una comunità per disintossicarsi.
Di duro c'è rimasto lo zoccolo: quello dello spettatore che desidera il reality con lacrime e tette e gli operatori come Filiberto Molossi che fanno teatrino con Antonio Battei di fronte ai genitori del piccolo.
Operatori: io li ho chiamati impiegati. Siamo lì.
Molti sperano che questa storia si chiuda al più presto. Dimenticare come curare
Ma c'è un giornalista, proprio qui, a Parma, che non è nè impiegato nè operatore. Solo lui può ovviare alla "dura legge degli operatori dell'informazione". Perchè è uno bravo. Mi auguro lo faccia davvero.

Autore: fogliazza

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