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FOGLIAZZA
  22.03.2008 | 13:12
ORIZZONTE INCERTO
 
 

Spesso rientro a Parma venendo da Langhirano, percorrendo la tangenziale del Campus.
Ricordo che vedevo campanili, anni fa, qualche antenna dell'alta tensione, pali della luce, ma con tale modestia di questi che i campanili non ne sentivano l'invadenza.
Ora vedo un orizzonte incerto, come se l'orizzonte frastagliato di ciò che lo seghetta fosse molto più che lo sky-line di una micròpoli che non si accetta piccola.
L'orizzonte confuso è fatto non più da quei campanili, ma da torri ripetitori di telefonia, un insulto strallato che non si spiega se non nell'esaltazione di chi l'ha voluto, palazzacci assedianti come Tartari che hanno percorso il deserto e impolverano il benvenuto.
Salgo sulla rampa della tangenziale (orgoglio di un'amministrazione che s'è detta soddisfatta d'aver "chiuso" tale stradaccia in dieci anni... ) e sulla destra di sera s'illumina e di giorno è lo scheletro di un bizzaro sfasciacarrozze: "ai miei" tempi erano i baracconi, la Fiera di S.Giuseppe in via Kennedy, tripudio di luci colorate anche al sole! Oggi solo le giostre, baraccone viaggiante, presepe rugginoso dai pochi pastorelli. Da lontano la ruota panoramica, brilla di verde al buio, archeologia industriale di giorno.
Da lassù cosa si vede? Di panoramico c'è una ruota, che gira e rigira mostra un orizzonte incerto: non più campanili di sasso e mattoni, ma di ferro, cemento e telefonia immobile. Da lontano l'orizzonte sembra un letto da fachiro sui quali aghi il cielo non riposa. 

Autore: fogliazza

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