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FOGLIAZZA
  22.07.2008 | 19:29
PACCO SICUREZZA n.2
 
 

Quando si è in attesa, in fila, a uno sportello... si sa... uno attacca bottone. Mi "tocca" un ragazzo sui quaranta, aspetta la sorella, che arriva subito dopo, coi due figlioletti, sorridono e si presentano. Si scherza, brevemente la loro storia, il viaggio, le difficoltà ma la bellezza dei bambini e tutto il resto. Ci allontaniamo assieme, pochi metri, tengo Nicolò in braccio, Anna resta sull'altro marciapiedi, col passeggino vuoto. Ultime battute con i quattro simpatici indiani, prima che arrivi il loro bus. Hanno perso l'accento, completamente, forse mai avuto, in Italia quasi da che son nati. Fisionomia inconfondibile. Un ultimo saluto, una risata, un augurio, con Nicolò in braccio mi stacco da loro e scendo dal marciapiedi per attraversare la strada. Una signora nostrana, bici alla mano, ha visto tutto, forse quanto le basta, e mi sorprende con una domanda riferita a Nicolò: "E' suo?".
Come se la sua fosse una battuta, rispondo a modo "E di chi dovrebbe essere?!".
Mi giro e attraverso la strada.
Ma mio figlio, dico davvero, di chi dovrebbe essere? Perchè quella là mi ha fatto una domanda del genere? Io una risposta ce l'avrei, ma non vorrei essere razzista o prevenuto nei confronti di una donna italiana.  E poi... ai più anziani si deve rispetto.

Autore: fogliazza

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