Ogni mestiere ha le sue pecche, lo so. Alcuni sono estremamente pesanti per orari e fatica fisica. Altri sono noiosi, altri ancora pericolosi. Altri troppo stressanti, ecc. Di alcuni sembra assai duro trovare le controindicazioni, ma ci saranno sicuramente: volete che anche Mick Jagger non si lamenti di qualcosa? Bene, avrete intuito che sto per lamentarmi, dunque se non gradite le lagne, cambiate indirizzo.
Ce l'ho con i tipografi (intendo chi gestisce le tipografie, da non confondersi con i macchinisti che attivano e controllano le macchine da stampa). Nel corso degli anni ne ho conosciuti diversi, alcuni sono pure simpatici e si è diventati addirittura amici. Altri sono esseri loschi e viscidi. Avere a che fare con questi ultimi è la situazione più sconfortante del lavoro di un grafico.
Ho cambiato idea, non ho più voglia di parlare dei tipografi. Anche loro poveretti sono sempre costretti a fare i salti mortali perché gli arrivano le commesse l'oggi per il domani, devono fare tutto di fretta e quant'altro.
Ma la prossima volta che cercano di fregarmi e non usano la carta che chiedo loro di usare divento una bestia...
Parliamo di poesia e del Parmapoesia Festival del quale - per la prima volta - ho curato la veste grafica. L'illustrazione è di Françoise Petrovitch.
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