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KAMALAFILM
  17.01.2008 | 22:15
CIAK! Si vota...il video n? 136!
 

Non sarà la notte degli Oscar, nè Cannes e nemmeno Venezia, ma l'Enel Digital Contest da oggi alza il sipario sui video in concorso. E finalmente parte la competizione vera e propria!
Anche noi di Kamalafilm, nonostante le rocambolesche vicissitudini vissute durante la realizzazione, siamo ai nastri di partenza con il video n° 136 e puntiamo a migliorare il risultato dell'anno scorso (34° posto su 96 partecipanti) con il vostro sostegno. Ma questa volta i partecipanti sono ben 137!
Ebbene sì, oltre al premio della giuria di esperti presieduta dal regista Ferzan Ozpetek, anche il pubblico può dire la sua, premiando con i propri voti il video preferito: amici, parenti, colleghi, vicini di casa, Topus, French....votateci!!!

Come direbbe Giorgio Mastrota, vedere e votare il nostro video è semplicissimo: basta cliccare a questo link, registrarsi, richiedere il PIN che viene inviato al proprio indirizzo di posta e, finalmente, votare.

Pigi

Autore: kamalafilm | Commenti 1 | Scrivi un commento

  14.01.2008 | 15:56
Sono solo novanta secondi...
 
 

Se vi chiedessero quali sono stati i novanta secondi più sudati della vostra vita, voi cosa rispondereste?
Io non ci penserei su due volte: Missione: Energia, il video in concorso all'Enel Digital Contest.
A dire il vero, già dalle premesse avrei dovuto capire che sarebbe stato un casino.
Tutto è cominciato con il soggetto, da inviare entro fine ottobre al comitato di preselezione.
Se nell'edizione precedente avevo sfornato una storiella giudicata subito buona dagli altri kamaliani, stavolta ne ho dovute partorire ben tre prima di raggiungere il consenso interno.
Quando spedisco il soggetto di Missione: Energia alla commissione, è già l'ultimo giorno utile per la consegna, ma, nonostante qualche patema d'animo, il mio lavoro viene ugualmente giudicato e ammesso al concorso.
Ora ci sono 40 giorni di tempo per girare, montare e spedire il video: un lasso di tempo decisamente sufficiente per realizzare una clip di novanta secondi, no?
Ai primi di dicembre giriamo le scene di interno, ma Foggio, cameraman nonché proprietario della videocamera, è costretto all'ultimo a sostituire una collega al lavoro, così tocca a Tala rimpiazzarlo, con tutti i guai derivanti dall'utilizzare una camera non propria.
Una settimana dopo sono previste le scene di esterno, ma io mi ammalo e si deve rimandare.
Stessa cosa la settimana seguente: uno degli attori è colpito da influenza e si posticipa di un'altra settimana.
Le festività natalizie sono ormai alle porte quando, finalmente, riusciamo a trovarci per le riprese in esterno. Nonostante la temperatura sia prossima allo zero e l'ulteriore assenza del Foggio dietro la camera da presa, riusciamo lo stesso a terminare le riprese.
Si passa al montaggio, ma bisogna fare alla svelta, perchè il 31 dicembre, data di consegna dei video, è dietro l'angolo. Io mi chiudo in casa e parto in un montaggio disperato, sfornando versioni alternative con cui inondo youtube e le caselle di posta di amici, in cerca di un parere per una o l'altra versione del video.Solo le incursioni notturne del Foggio, accompagnate da preziosi consigli, mi evitano la follia. Nel frattempo Omar, un amico bassista dai tempi dell'università, si dovrebbe occupare delle musica, perchè quest'anno il bando del concorso prevede l'ammissione solo se la colonna sonora è originale o se si sono ottenuti i diritti da parte dell'autore ad utilizzarla.
Siamo al 26 dicembre. Finalmente chiudo il montaggio, peccato che Omar invece non sia riuscito nemmeno a cominciare a comporre la prima nota, colpa del suo lavoro che l'ha continuamente portato a spasso per l'europa. Senza musica orginale, mi rimangono due soluzioni: inviare il video muto o montare una musica non originale, sperando che l'autore mi conceda il suo consenso. Opto per la seconda e scelgo un pezzo di Sean Callery, a cui scrivo una mail fiume in inglese supplicandolo di darmi una risposta positiva.
La risposta non giunge, ma invio lo stesso il materiale al concorso. Magari Sean mi risponderà dopo le feste, mi dico. Siamo al 05 gennaio e l'organizzazione entra in possesso del mio materiale, contattandomi immediatamente per avere rassicurazioni sull'approvazione all'uso della musica da parte del vero autore. Rassicurazioni che non posso dare e che, pertanto, mi porterebbero alla squalifica e alla conseguente eliminazione dal concorso. Invece della temuta squalifica, mi viene concessa una proroga, per consegnare il materiale con musica originale entro lunedì 14 gennaio.
Passo la settimana dal 05 gennaio al 11 gennaio a scaricare musica non coperta da diritti dal sito francese www.dogmazic.net, ma senza successo. Non riesco a trovare un pezzo che vada bene!
Chiamo Omar per sapere che combina ed incredibilmente è disponibile ed in città. La musica me la farà lui in tempo record. Arriva domenica pomeriggio e recupero il file musicale da Omar, corro a casa e lo monto, cercando di farlo aderire il più possibile alle scene del video.
Siamo al 14 gennaio, oggi, quando mi presento in posta per spedire col mezzo più veloce possibile il pacco contenente il video nei diversi formati richiesti.
Certamente la posta non mi permetterà di rispettare la scadenza della proroga...ma spero che almeno un altro giorno mia sia concesso per vedere pubblicato questo sudatissimo video.
Altro che Missione: Energia, questa è stata una missione impossibile!

Pigi

Autore: kamalafilm | Commenti 0 | Scrivi un commento

  10.01.2008 | 21:55
Quando si spara, si spara da fighi
 

Girovagando sul blog dello scrittore atomico di fumetti bonelliani, Diego Cajelli, mi sono imbattuto in un'interessantissima cronistoria sull'evoluzione stilistica dell'utilizzo della pistola nel cinema, che vi riporto per intero qui sotto.
Se volete sbriciare anche voi il mondo pazzerello di Diego Cajelli, cliccate qui

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Puoi essere già abbastanza figo di tuo, ma se hai in mano un cannone lo sei ancora di più.
Punto.
Questo concetto estetico fondamentale, accompagna da sempre la visione iconografica dell’ Armed and dangerous, che sia cinematografico o a fumetti non importa.
Alan Altieri, James Ellroy e tutti gli altri duri della scrittura, insegnano che non basta scrivere Jack prese la pistola è sparò a Tom nel parcheggio, è necessario, è indispensabile portare la pistola allo stesso livello espressivo di Jack, specificando, de-scrivendo, raccontando il metallo nelle mani di Jack, Jack estrasse una Casull Raging Bull 454, cromata, luccicò sotto il sole del parcheggio un momento prima di tuonare la sua assoluta verità di piombo.
Mano, braccio, acciaio e piombo, fusi in un unico atto espressivo.
Le posizioni contano quanto le parole, il modo di sparare, il modo di tenere il cannone diventano importanti quanto i piani sequenza di Herzog, sono il metatesto intellettuale del cinema di genere, l’affinità elettiva del noir, la posizione diventa un manifesto e la pistola, per forza di cose, diventa parte del cast.
Posizioni, modi, stile, vediamo le differenze e i significanti principali.

Scuola Bogart.



Braccio piegato, pistola tenuta vicino al corpo, ad un palmo dal fianco, la mira è istintiva, a mirare è il corpo non sono gli occhi.
Tipica dei primi gangster movie degli anni ’30, diventa via via la caratteristica principale del noir in bianco e nero, è indispensabile il bianco e nero per essere una posizione credibile, la presenza del colore snatura la valenza estetica di questa posizione.



Essenziale il voi nei dialoghi, le parole sono la madre delle frasi madre, serve Quinlan a mollo, serve io non sparo alle spalle, serve il ghigno di Robison e un milione di sigarette.



E’ necessaria la giacca, la cravatta e un aspetto elegante e curato.
Fatevi la barba e compratevi un bel vestito.




Allunga il braccio e spara.



La pistola prende un nome, e si allontana dal corpo, tramutandosi in appendice, diventando parte della mano che la stringe.
Mano e non mani, ne basta una di mano ed è necessario che sia l’espressione del volto a sostenere il peso dell’arma in caso di necessità.



La faccia dietro alla pistola, tenuta dritta, frontale, dal punto peggiore in cui la si può vedere.
Era scarica?



Fa niente.
Io e lei facciamo paura lo stesso.
La mira è veloce, trovata più che cercata, casuale, come il destino.



In genere, non cercando la mira, gli occhi sono aperti, ne puoi chiudere uno solo se sei davanti allo specchio e fai delle prove.



Prendi la mira.



Adesso le mani possono essere due.
Metti le tacche dei mirini alla stessa altezza degli occhi, ricordati che il vero figo non ne chiude uno, li tiene aperti entrambi.



Prendi la mira, ma prendila bene, benissimo, perchè se usi due mani per reggere il ferro, sappi che ogni tuo colpo deve andare a segno, one shot, one kill, questa è la regola del fuoco mirato.
Se miri e spari senza colpire dove vuoi tu, tutta l'estetica della posizione va a quel paese.



Mirare, usando due mani, equivale ad emettere una sentenza, altrimenti non serve, non è necessario comporre una simile immagine se la sicurezza della mira non è segiuita dai fatti.

Diventano due.



E’ naturale, ho due mani, devo avere due pistole.
Come mi muovo adesso?
Come in un kata di kung fu, le mie mani devono avere dei movimenti ampi, eleganti e precisi, devo tenere almeno quaranta centimetri tra una mano e l’altra, posso puntare in due direzioni diverse.



Due è il numero perfetto, due automatiche, un completo nero, una camicia bianca e una cravatta nera, sottile, due idee in mano e una serie di caricatori in tasca.
Perchè?
Perchè se io ho due pistole, loro ne avranno almento trenta e saranno in duecento.




Lontana e piegata.



Sai perché tiene la pistola così?
Perché non gli frega più un cazzo di niente.
Per lui sparare è come tossire, anzi, spara più spesso di quanto tossisca, ecco perché può permettersi di tenere la pistola in quel modo, così volgare, sfrontato.



Punto la pistola, e mentre te la punto, tenendola così, posso anche stare zitto, è lei che parla per me, parla il linguaggio post moderno della strafottenza, la muovo, la giro e la rigiro come meglio credo.
Non è più uno strumento, è un atteggiamento, è un tatuaggio è un modus pensandi.
Chiaramente, non è alla portata di tutti.
E' l'evoluzione grezza dell'eleganza bogartiana.
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  01.01.2008 | 21:49
Cinepanettoni
 
 

Buon anno a tutti!
Il periodo natalizio ormai si è concluso e anche quest'anno ha avuto il pregio non solo di riunire le famiglie italiane in sfrenate libagioni, ma anche di portarle al cinema.
Ammetto di non comprendere le ragioni che spingano molte persone a mettere piede al cinema solo in questo periodo dell'anno, resta il fatto che, come al solito, a farla da padrone sono stati i cinepanettoni natalizi di Christian De Sica e, new entry del 2007, di Pieraccioni: i due comici nonostante continuino da anni a proporre su schermo la stessa ricetta cinematografica a base di gag, amore e (poca) fantasia sono stati puntualmente premiati dagli incassi nostrani.
Ed è certamente buffo notare che il ruolo di film di natale, un tempo appannaggio dei cartoni della Disney, ormai da qualche anno coincide cone le avventure natalizie di Christian De Sica &Co: basti pensare che la casa di Topolino ha preferito lanciare Ratatouille a novembre.
Io, invece, ho preferito evitare i classici cinepanettoni italiani per rifugiarmi su un altro tipo di cinema: Leoni per agnelli di Robert Redford e Caramel di Nadine Labaki.
Se sul primo nutrivo grosse aspettative, confesso di esserne rimasto un po' deluso, sebbene abbia apprezzato la visuale a 360° sulle motivazioni giuste e ingiuste della politica estera americana. C'era il rischio che quello di Redford fosse un film di parte, e fortunatamente, a mio avviso, non lo è stato.
Piacevole sorpresa, invece, la pellicola della Labaki che ha saputo costruire un intreccio di storie e situazioni divertenti anche se non nuove, ma - ed è qui la forza del film - in un angolo di mondo, Beirut, usualmente alla ribalta per ben altre ragioni.

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