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KAMALAFILM
  31.05.2010 | 20:45
Uno sguardo di traverso sul D.E.S.I.C.A.5
 

Arriva il lunedì ed immancabilmente ci si trova alla macchinetta del caffè per provare a dare un senso alla settimana lavorativa che comincia. I soliti discorsi del lunedì mattina.
“Prendi il caffè o il the?”
“Un caffè. Doppio magari, che questo w-e sono andato a ballare e sono a pezzi! Mamma quante fighe!”
“Sempre a donne, tu! Io ho fatto un giro al lago, ma il tempo era infame.”
“E tu, cosa hai combinato nel fine settimana?”
“Io? Ecco…niente fighe e niente lago. Ho partecipato ad un concorso di cortometraggi.”
“Nel senso che sei andato ad un festival?”
“No, nel senso che avevo 24 ore di tempo per realizzare un corto da zero, dalle 21 del venerdì alle 21 di sabato.”
E così comincio a raccontare, tra gli sguardi stropicciati dei miei colleghi, intenti a tracannare pura lava liquida dal vago aroma di caffè.
Più o meno la faccenda è questa, spiego loro.
Hai 24 ore e una traccia da seguire.
Poi serve una videocamera, un po’ di amici, et voilà, il gioco è fatto.
Sembra facile? Sentite qua.
Il tema di quest’anno era “segni particolari: uno sguardo di traverso.”
Non fate quelle facce! Non ho idea di chi abbia partorito una traccia del genere, probabilmente lo stesso pazzo che l’anno scorso diede come tema “Storia di un pasto avariato”.
So che sembra impossibile tirare fuori un’idea da una traccia del genere, ed ogni edizione è sempre la stessa storia, ma alla fine qualcosa da raccontare, chissà come, la troviamo. E spesso è un buon soggetto. Peccato che l’idea giusta cominci a ronzarti per la testa solo all’alba, quando rimangono meno di diciotto ore alla consegna, e non hai ancora girato nemmeno mezzo fotogramma!
Comunque sono le 21 di venerdì sera, quando mi ritrovo a casa del Foggio, in compagnia del Kastel, Luca e il Ciacioz. A seguire arrivano Corrado, Ruffo e Radi, che ci avevano comunicato via telefono il tema di questa quinta edizione.
Per evitare di svegliarmi come al solito all’alba per scrivere una storia, quest’anno avevo preventivamente scritto tre soggetti, con la speranza di centrare in qualche modo il tema proposto dai ragazzi di Cremonapalloza.
Ovviamente, missione fallita. E così ci troviamo lì, con le mani nei capelli e la disperazione negli occhi. E ora? Insomma, siamo alle solite. Stavolta però si cominciano a mettere idee sul tavolo come monetine. Nel giro di una mezzora, quelle monetine si trasformano in una piccola fortuna.
E così tiro fuori il mio netbook e mi metto a scrivere una sceneggiatura.
Sono le 23 e abbiamo già una storia da raccontare. E pensare che nelle edizioni passate, la storia l’avevo sempre scritta tra le quattro e le sette del mattino. Sarà il mio primo D.E.S.I.C.A. in cui riuscirò a dormire 8 ore e senza alcun patema d'animo?
Addirittura propongo di girare subito la prima scena, ma mi si dice che c’è tempo. Lo faremo domani mattina. Non c’è fretta adesso. Va bene, rispondo io. E continuo a picchiettare sui tasti fino a completare la sceneggiatura. E’ l’una di notte ormai.
La rileggiamo. E’ quasi ok, mi dice il Foggio. Ma è un po’ troppo lineare. Mettiamoci un conflitto tra i personaggi, mi suggerisce.
Cominciamo a pensare a come modificare la trama per renderla ancora più avvincente. Ma arrivano le due e mezza e la sceneggiatura rimane quella di prima.
Prometto che all’alba, come al solito, mi farò venire qualche idea per dare un po’ di pepe all’intreccio.
I buoni propositi di dormire otto ore, purtroppo, sono già svaniti.
Sono le tre quando mi metto a letto, che già arrivano le sette e la sveglia mi ordina di alzarmi. Maledetto D.E.S.I.C.A.!
Alle nove cominciano le riprese a casa del Foggio, che per l’occasione viene trasformata in un museo. In quelle quattro ore di sonno, fortunatamente, mi è venuta qualche idea, e per le otto e trenta ho già modificato la storia, inserendo un quinto personaggio e nuove scene.
Sono le nove quando mi presento a casa del Foggio.
Mentre leggo la nuova sceneggiatura ai presenti, allestiamo il set per il primo ciak.
La grande sorpresa è che useremo una Reflex per fare le riprese.
Sì, avete capito bene. Non una videocamera, ma una macchina fotografica!
E questa idea si rivelerà fondamentale per la resa di certe scene, soprattutto per la profondità delle inquadrature.
Sono le 11 quando smontiamo il museo, restituendo al Foggio il suo appartamento.
Ora il set si sposta a Pizzighettone, dove poi effettueremo anche il montaggio.
Gli attori, Ciacioz e Ruffo, sembrano in palla e il morale della truppa è alto.
La scena seguente la giriamo in aperta campagna, dove i due protagonisti si fermano per alcuni istanti prima di proseguire per la loro strada. Nel giro di un’oretta e mezza abbiamo già registrato tutte le inquadrature previste, quando arriva il primo imprevisto.
Maledizione, il microfono era spento e tutte le sequenze sono prive di audio!
E’ tutto da rifare! Alle 14 ci concediamo una veloce pausa pranzo a casa del Kastel, a base di salumi e bibite gassate. La stanchezza comincia a venire fuori come una bestia feroce, ma non c’è tempo da perdere. Il tempo passa e dobbiamo ancora terminare le riprese.
Mentre gli attori delle ultime scene si godono ancora qualche minuto di riposo, giunge il mio turno. Ora tocca a me recitare. Mannaggia a me che ho inserito un quinto personaggio, senza pensare che gli attori a disposizione erano solo quattro. La scena non è particolarmente difficile. Devo solo fare una telefonata e dire un po’ di battute, riprese da angolazioni diverse.
Ma davanti all’obiettivo mi dimostro un perfetto imbranato. E quelle poche battute sono un vero calvario. Alle 14:30 il set si sposta nella zona industriale di Pizzighettone, dove avverrà la resa dei conti tra i due protagonisti e i due brutti ceffi interpretati da Tala e Radi.
Per recuperare tempo, io e Corrado decidiamo di non seguire la troupe e ci fermiamo per cominciare il montaggio delle prime scene.
Alle 16:30 le riprese finiscono e tutti rientrano alla base, dove io e Corrado siamo alle prese col montaggio della seconda delle quattro scene del corto. Ci spostiamo sul computer del Kastel per avere più velocità di calcolo. Ogni renderizzazione è snervante, mentre l’orologio corre verso il termine della consegna. Montiamo la terza scena.
La quarta scena è piena di errori, soprattutto in una sequenza per via di una fastidiosa interferenza di un cellulare col microfono di scena, di cui non ci si è accorti durante le riprese. Purtroppo questa sequenza non è stata girata più volte e bisogna inserirla lo stesso, volenti o nolenti. Inoltre gli attori, a parte il Ciacioz, sono già tutti tornati a casa, e anche un doppiaggio dell’ultima ora è una strada impraticabile.
Come se non bastasse, un’altra sequenza è stata girata senza seguire la sceneggiatura e dobbiamo inventarci qualcosa per sistemare un'evidente incongruenza narrativa. Andiamo sul terrazzo del Kastel e giriamo in fretta e furia la sequenza mancante, mentre il cielo comincia a tingersi del colore del tramonto. Sono le 20 quando parte il rendering, dopo aver ritoccato la fotografia ed inserito un paio di effetti speciali con la consueta maestria del Kastel. Non abbiamo avuto nemmeno il tempo di verificare il montaggio. Non ci resta che incrociare le dita.
Il timer del computer comincia a macinare, ma la previsione è da far tremare i polsi: ci vuole più di un’ora per renderizzare tutto il corto! E noi siamo a Pizzighettone, a venti minuti buoni da Cremona. Contattiamo via Skype i ragazzi di Cremonapalloza. Nel mentre, il computer si impalla e bisogna far ripartire la renderizzazione da capo. Cristo, siamo fottuti! Non c'è più tempo!
Lanciamo nuovamente la renderizzazione, ma per accelerare i tempi, decidiamo di farlo ad una qualità non eccelsa. La previsione stavolta è di mezzora. La mezzora passa e mi infilo in macchina con Radi e la copia del DVD.
Nel frattempo i sopravvissuti della troupe a casa del Kastel provano ad inviare il corto via Skype alla redazione di Cremonapalloza. Chi arriverà prima, noi o Skype?
Alle 21:30 ci presentiamo al luogo di consegna, dopo aver sfiorato più volte la velocità del suono sulla statale per Cremona. Giunti al centro commerciale di CremonaPo, Radi si lancia giù dalla macchina e sparisce, correndo come un centometrista dopato.
Io nel mentre parcheggio.
Quando supero le porte scorrevoli del centro commerciale, mi sento mancare. Sono allo stremo delle forze. Sono come Rocky Balboa dopo una serata con Ivan Drago. Ma sono ancora in piedi.
Vedo esultare Radi. Ce l’abbiamo fatta, abbiamo consegnato il corto.
Adriana, ti amo!
Cosa dite? Cosa ho fatto sabato sera dopo aver consegnato il corto?
Bhè, sono andato ad una grigliata. Sia mai buttare via una serata del week-end, vi pare?
Così arrivo a questa grigliata e mi siedo su una panchina, con due salamelle ed uno spiedino nel piatto, mentre racconto ad una manciata di persone le nostre peripezie cinematografiche.
Tutti pendono dalle mie labbra e c’è pure una tizia niente male.
E poi? Bhè, non c’è nessun poi. Nel mezzo del racconto, mi vergogno a dirlo, devo essermi appisolato. Non ricordo nemmeno a che punto del racconto ero arrivato.
Fatto stà che mi risveglio verso le quattro del mattino quando tutti se ne sono già andati e c’è solo il cane del padrone di casa che, accucciato sotto al tavolo, mi controlla distratto di sottecchi, gettando ogni tanto un occhio nella mia direzione.
Mi alzo a fatica e mi metto in macchina.
Fortunatamente il D.E.S.I.C.A. è solo una volta all’anno, altrimenti dovrei chiedere il parere del medico per parteciparvi. Nonostante tutto, ci tengo alle mie coronarie.

Pigi

Autore: kamalafilm

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