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KAMALAFILM
  10.01.2008 | 21:55
Quando si spara, si spara da fighi
 

Girovagando sul blog dello scrittore atomico di fumetti bonelliani, Diego Cajelli, mi sono imbattuto in un'interessantissima cronistoria sull'evoluzione stilistica dell'utilizzo della pistola nel cinema, che vi riporto per intero qui sotto.
Se volete sbriciare anche voi il mondo pazzerello di Diego Cajelli, cliccate qui

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Puoi essere già abbastanza figo di tuo, ma se hai in mano un cannone lo sei ancora di più.
Punto.
Questo concetto estetico fondamentale, accompagna da sempre la visione iconografica dell’ Armed and dangerous, che sia cinematografico o a fumetti non importa.
Alan Altieri, James Ellroy e tutti gli altri duri della scrittura, insegnano che non basta scrivere Jack prese la pistola è sparò a Tom nel parcheggio, è necessario, è indispensabile portare la pistola allo stesso livello espressivo di Jack, specificando, de-scrivendo, raccontando il metallo nelle mani di Jack, Jack estrasse una Casull Raging Bull 454, cromata, luccicò sotto il sole del parcheggio un momento prima di tuonare la sua assoluta verità di piombo.
Mano, braccio, acciaio e piombo, fusi in un unico atto espressivo.
Le posizioni contano quanto le parole, il modo di sparare, il modo di tenere il cannone diventano importanti quanto i piani sequenza di Herzog, sono il metatesto intellettuale del cinema di genere, l’affinità elettiva del noir, la posizione diventa un manifesto e la pistola, per forza di cose, diventa parte del cast.
Posizioni, modi, stile, vediamo le differenze e i significanti principali.

Scuola Bogart.



Braccio piegato, pistola tenuta vicino al corpo, ad un palmo dal fianco, la mira è istintiva, a mirare è il corpo non sono gli occhi.
Tipica dei primi gangster movie degli anni ’30, diventa via via la caratteristica principale del noir in bianco e nero, è indispensabile il bianco e nero per essere una posizione credibile, la presenza del colore snatura la valenza estetica di questa posizione.



Essenziale il voi nei dialoghi, le parole sono la madre delle frasi madre, serve Quinlan a mollo, serve io non sparo alle spalle, serve il ghigno di Robison e un milione di sigarette.



E’ necessaria la giacca, la cravatta e un aspetto elegante e curato.
Fatevi la barba e compratevi un bel vestito.




Allunga il braccio e spara.



La pistola prende un nome, e si allontana dal corpo, tramutandosi in appendice, diventando parte della mano che la stringe.
Mano e non mani, ne basta una di mano ed è necessario che sia l’espressione del volto a sostenere il peso dell’arma in caso di necessità.



La faccia dietro alla pistola, tenuta dritta, frontale, dal punto peggiore in cui la si può vedere.
Era scarica?



Fa niente.
Io e lei facciamo paura lo stesso.
La mira è veloce, trovata più che cercata, casuale, come il destino.



In genere, non cercando la mira, gli occhi sono aperti, ne puoi chiudere uno solo se sei davanti allo specchio e fai delle prove.



Prendi la mira.



Adesso le mani possono essere due.
Metti le tacche dei mirini alla stessa altezza degli occhi, ricordati che il vero figo non ne chiude uno, li tiene aperti entrambi.



Prendi la mira, ma prendila bene, benissimo, perchè se usi due mani per reggere il ferro, sappi che ogni tuo colpo deve andare a segno, one shot, one kill, questa è la regola del fuoco mirato.
Se miri e spari senza colpire dove vuoi tu, tutta l'estetica della posizione va a quel paese.



Mirare, usando due mani, equivale ad emettere una sentenza, altrimenti non serve, non è necessario comporre una simile immagine se la sicurezza della mira non è segiuita dai fatti.

Diventano due.



E’ naturale, ho due mani, devo avere due pistole.
Come mi muovo adesso?
Come in un kata di kung fu, le mie mani devono avere dei movimenti ampi, eleganti e precisi, devo tenere almeno quaranta centimetri tra una mano e l’altra, posso puntare in due direzioni diverse.



Due è il numero perfetto, due automatiche, un completo nero, una camicia bianca e una cravatta nera, sottile, due idee in mano e una serie di caricatori in tasca.
Perchè?
Perchè se io ho due pistole, loro ne avranno almento trenta e saranno in duecento.




Lontana e piegata.



Sai perché tiene la pistola così?
Perché non gli frega più un cazzo di niente.
Per lui sparare è come tossire, anzi, spara più spesso di quanto tossisca, ecco perché può permettersi di tenere la pistola in quel modo, così volgare, sfrontato.



Punto la pistola, e mentre te la punto, tenendola così, posso anche stare zitto, è lei che parla per me, parla il linguaggio post moderno della strafottenza, la muovo, la giro e la rigiro come meglio credo.
Non è più uno strumento, è un atteggiamento, è un tatuaggio è un modus pensandi.
Chiaramente, non è alla portata di tutti.
E' l'evoluzione grezza dell'eleganza bogartiana.
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Autore: kamalafilm

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