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KAMALAFILM
  30.10.2006 | 19:03
A Cremona, "Babel" si vede solo al cinema Filo!
 
 

Oltre a the fountain di Aronofsky, the departed di Scorsese e Maria Antonietta della Coppola, tra i film per me più attesi della stagione, c’era sicuramente Babel del messicano Alejandro Inarritu. Ma prima di parlare della pellicola in questione, vorrei spendere due parole sul piacere che provo ogni qualvolta mi siedo su una delle (scomode) poltroncine rosse del cinema Filo di Cremona. Il mio non è certo masochismo e chi è di Cremona, sa che sto parlando di quel piccolo teatro, sito nelle vicinanze del centro storico cittadino e che da anni, nella sua piccola sala, ospita non solo rappresentazioni teatrali, ma anche pellicole cinematografiche per il piacere del pubblico, diviso tra platea e galleria.
Come spesso accade, è bello arrivare in sala qualche minuto prima dell’inizio dello spettacolo, per gustarsi dei succosi trailer dei film a venire, ma nel caso del cinema Filo anche per far correre lo sguardo oltre lo schermo, sui pesanti drappi di panno rosso e le decorazioni delle pareti, e sui ghirigori dorati delle balconate in galleria: perché chi si trova in quella piccola sala, sa da subito di essere in un luogo caldo e accogliente, capace di regalare un’ulteriore aspettativa su ciò che, nel giro di pochi minuti, verrà proiettato nel buio della platea.
Lì, quando le luci si spengono e il nero principia a brillare sullo schermo, si è certi che solo in un posto speciale è possibile vedere qualcosa di speciale.
Lì, quando il nero diventa colore, azione, e le immagini, i personaggi, l’intreccio prendono vita sullo schermo, regna il silenzio perfetto: nessun bambino si lamenterà durante la proiezione, perché questo cinema non ha film per i loro occhi, e nessun fastidioso ruminare di patatine romperà la tensione tra il film e la sala, perché questo cinema non ha patatine o bibite da vendere ma solo film da guardare.
Lì, quando il nero dello schermo e le luci della sala annunceranno la fine dello spettacolo, lo spettatore si alzerà e uscirà dalla sala, portandosi via il suo film. Niente di più e niente di meno.
E quando gli amici gli diranno “come mai sei andato in quel buco di cinema”, invece del neo-aperto multisala, dotato di wide screen gigante, dolby surround di ultima generazione e comode e larghe poltrone, lui non si pentirà della sua scelta perché sa dove è stato e, soprattutto, dove non è stato: non in una sala asettica e grigia, non in un supermercato del cinema, non tra una folla vociante e caotica. E se lo schermo effettivamente era piccolo e il sonoro mancava delle tecnologie più moderne, è un peccato veniale che facilmente si perdona a chi ti ha fatto sentire il piacere di essere spettatore.

La mia prolissità è davvero senza pari e me ne scuso.
Le due parole sono diventate un elogio del cinema Filo, il mio cinema preferito, un elogio che suona purtroppo malinconico, ora che i multisala qui in città sono diventati due.
Troppi per il cinema Filo e per i suoi film, talvolta difficili e spesso per pochi. Presto, infatti, il cinema Filo ritornerà ad essere ciò che era, un teatro. E basta cinema.
Così, quando cercherò di raccontarvi del prossimo film di Inarritu, forse ci riuscirò già al primo colpo, senza perdermi in futili disquisizioni sul bello di andare al cinema e di sentirsi spettatori di qualcosa di speciale.

Michele (Pigi)

Autore: kamalafilm

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