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  14.09.2012 | 21:37
SURREALTA'
 
 

 

Una mostra raccoglie non solo i momenti espressivi di un artista ma anche le esperienze di una vita, emozioni, sensazioni, sentimenti dettati dal vivere di ogni giorno, frutto di esperienze diverse, spesso inattese. 

Ogni uomo porta con sé il proprio io, l’artista sente il bisogno di esprimerlo, con la pittura, con le parole, con i versi, con la musica, il mezzo non conta, ciò che conta è la propensione ad aprirsi agli altri.

C’è, dunque, una ragione profonda e non solo formale che porta l’artista a sentire  la fragilità dell’esistenza e di un rapporto aperto col mondo circostante. Ne consegue che non è mai semplice o scontata la lettura di un’opera anche se a prima vista di fronte al percorso di Stefano Magnani ed al suo  iperrealismo che travalica nella realtà, tutto può apparire chiaro ed il quadro affascinare per quei presupposti di concretezza visiva che, se ben strutturata, può conquistare. Dietro l’immagine c’è sempre un pensiero, un’idea che va oltre il paesaggio, oltre le cose e le forme della rappresentazione. Una lettura necessaria quando le immagini si snodano con consequenzialità fino a condurre in un mondo <altro>, o meglio nella <Surrealtà> dell’immagine.

Stefano Magnani, pittore di provata esperienza si confronta oggi, con una nuova prospettiva mentale e formale, che ha superato il percorso narrativo acquisito per addentrarsi nel racconto introspettivo, che è del singolo uomo ed insieme di tutti. Emerge un’avventura <diversa> o per lo meno una diversa, più meditata, rielaborazione del pensiero compositivo, rispetto ad esperienze trascorse. 

Non c’è vanità di forma in quanto la poetica iperrealista risulta inquinata da un senso di astrazione, di spersonalizzazione dell’immagine che risulta asettica nonostante sia <più vera del vero>, memoria dell’Iperrealismo pittorico delle origini di Ralph Goings, Chuck Close, Richard Estes e degli altri. Non c’è effetto <trompe l’oil> che affidi il risultato alle proprie vanità espressive. C’è semplicemente la realtà che si apre su altri orizzonti. C’è la realtà percepita dagli  occhi dell’artista che va modificando la propria visione ideale e formale. Da un lato si fa strada il fantastico pur presente in alcune, esemplari rappresentazioni realistiche, d’altro lato si impone il cretto, emblema della essenza delle cose, di una distruzione e ricostruzione che affonda le radici nella storia dell’arte. Il riferimento inevitabile è all’opera di Alberto Burri degli anni Settanta ed ancor più, se vogliamo un riferimento preciso, al Grande Cretto di Gibellina espressione di un rapporto aperto con la natura, il luogo, la materia e di una diversa ricostruzione.

Per Magnani la ricostruzione è un passaggio mentale e non solo formale, prende avvio dalla noncuranza dell’uomo verso la natura che è madre fino a narrare l’inconscio ed il desiderio di uscire, di fuggire da un mondo ormai insopportabile . E’ il bisogno di ricominciare e la certezza che un nuovo inizio darà vita ad un uomo nuovo, un gigante forse, come alcune opere suggeriscono, là dove umanità e natura si condensano. Si rinnovano le idee e la tecnica, si contrappongono nello stesso quadro due forme espressive, mettendo a confronto scelte diverse, da un lato la prospettiva dell’immagine tradizionale  e dall’altro la tridimensionalità di una materia emergente che unite rendono non certo facile l’approdo ad una roccia forte su cui si infrangono le onde, le stesse che origineranno la nuova vita.

 

 

                                                                                                                                          Stefania Provinciali

Autore: stefanomagnani | Commenti 0 | Scrivi un commento