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  25.07.2008 | 17:57
pulsazione
 
 

sovente accusati da orde di fans delusi e amareggiati di aver apparecchiato il culo al dio pecunia, al contrario, i metallica, sono la band che più di ogni altra al mondo, nel bene o nel male - molto spesso nel male - fa quello stracazzo che le pare.
e allora 'venduti, dove diamine è il thrash dei primi due album?', dicono, davanti al capolavoro master of puppets. 'sì, ma non sanno suonare' e quelli sfornano ...and justice for all. 'load e reload sono album pop', e sarà anche vero, ma stasera ti suonano una bleeding me che sembra provenire direttamente dal centro della terra. e 'ODDIO persino l'album con l'orchestra, dio!', e giù fino all'indifendibile st. anger passando per il poco ispirato garage inc. e per quella i disappear che rappresenta - a mio umile modo di vedere - il loro fondo del barile.
oh, se preferite, potete andarvi a vedere i rispettabilissimi ac dc, capaci, in 25 fottuti anni di carriera, di sfornare 25 album fottutamente identici.
i metallica no. i metallica fanno quel cazzo che gli pare.
forse è proprio questo che dà così fastidio.

vorrei raccontare le sensazioni della serata di martedì scorso ma preferisco quest'oggi lasciare la parola alla mia compagna di viaggio alessandra. la foto proviene da qui

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Bologna, Arena parco nord, 22/7/2008 - concerto Metallica

E’ un pezzo di carta semplicissimo ma è anche la chiave d’accesso al mondo delle pulsazioni che ti catapultano le emozioni più recondite dell’anima, quelle indicibili…

E’ l’accesso al campo di battaglia del 2000……..
Ed eccomi già sul terreno alle ore 18… il sole di luglio è ancora caldissimo… il palco è grande, nero, la fossa è gia pullulante di figure scure, di polvere, di luce, di olezzo umano e di profumo di cannabis, di marijuana……..
I Down cominciano a suonare.
Le file cominciano a comporsi…
Io sono vestita di grigio come un arcangelo,  white devil, ma la mia anima ha già sfoggiato la sua parte più oscura, nera.
In realtà sono solo un metafalco, sono ciò che voi saprete immaginare, vi dirò solo ciò che vorrei essere, un viaggiatore per vocazione, osservatore per natura, un sognatore, un impavido cavaliere con una corona anche troppo reale sul capo.
Non posso salire sulle sponde ai lati, l’istinto continua a portarmi in avanti, verso il palco, anche Fabio vuole andare…….. forse sentiamo l’istinto primordiale della rabbia della lotta,  gli altri ci lasciano li ritroveremo sulle scarpate dell’anfiteatro alla fine di tutto….
Il sole cala ma i raggi ci colpiscono come lame taglienti bagnate di sangue caldo, l’odore di cannabis e di marijuana non si mescolano, anche loro rimangono scissi, fulminei, come lance nell’aria e a seconda di dove ti posizioni ti colpiscono, ti inebriano…
La massa comincia a premere.
Hanno cambiato batteria sul palco.
Prendo il mio cellulare, la pressione diventa potente, sale l’adrenalina, siamo a dieci metri dal palco, Fabio mi urla di riporre il cellulare ma non posso...
I Metallica salgono, parte la prima nota, loro escono, la fossa urla, comincia a scalpitare, parte la battaglia, tutto il campo umano diventa un onda, non si respira, non so come, la mia cassa toracica diventa gigante le mie braccia si fanno spazio.
Fabio mi sostiene ai lati e mi schiacciano, tutti urliamo….. tutti spingiamo, siamo tutti pigiati, appiccicati gli uni agli altri, le urla diventano un boato unico.
Se mai dovessi cadere mi calpesterebbero, mi ucciderebbero… non riesco a cadere……….. la bolgia mi sorregge... è fantastico, è adrenalina pura, nessun corpo può scalfirmi…….
Le canzoni continuano a vorticare, a pulsare…. tutto succede, ma la dimensione temporale sparisce.
Pian piano i corpi si staccano la rabbia si placa possiamo saltare, gioire.
Le note sono un delirio, un incanto.
La pelle pulsa, il cuore rimbalza, sussulta. Ogni muscolo reagisce alla batteria, segue il basso... il cervello non ragiona sulle parole, (ora per me è possibile), non controlla il fisico.
Lo schermo non ti fa trasalire se non la potenza della voce e delle note… poi gli spari, i fuochi d’artificio, è un sogno.
 La battaglia è terminata ed ora solo il sapore dolce della vittoria………… qui non c’è nulla di amaro.
L’anima ti permea di se e la consapevolezza di quello che sei, è fortissima.
Dopo due ore forse ho qualche livido ma non è importante.
Ho vomitato quello che sono, ma ciò che mi nutre mi distrugge ed io so che quello che sono, mi piace, i miei difetti sono la parte migliore di me stessa, sono io.

Setlist
creeping death
for whom the bell tolls
ride the lightning
harvester of sorrow
bleeding me
the four horsemen
...and justice for all
no remorse
fade to black
master of puppets
whiplash
nothing else matters
sad but true
one
enter sandman
so what?
motorbreath
seek & destroy

Autore: ufj | Commenti 1 | Scrivi un commento

  16.07.2008 | 12:17
entomoaracnomachia - 2 'crepuscolo'
 

un secondo mail di sara. mi propone un aperitivo post-ufficio.

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Il generatore tossisce, lo schermo sfarfalla. Sara si sporge dalla finestra. In alto, un sole livido penzola dal cielo come un inutile bottone. Laggiù, venti piani più sotto, le ombre grigie si agitano simili a minacce cinematiche. Gli orologi al quarzo sono fermi da chissà quando, quelli a lancette segnano l’ora giusta non più di due volte al giorno. Sara trae un profondo sospiro, inalando pulviscolo tossico. Contrazioni compulsive del diaframma. Tossisce. Si affretta a rientrare e abbassa il vetro rigato da crepe.
Ammassa le scrivanie contro il muro, afferra un pennarello rosso e disegna un numero imprecisato di righe sul pavimento, davanti alla finestra.
Siede a gambe incrociate, ora, al centro della meridiana improvvisata. Attende. A un certo punto un tenue raggio le illumina il volto.
Balza in piedi.
“Finalmente le fottute cinque e mezzo!”, sbotta. “Che sete stramaledetta. Ora vado proprio a farmi una birra gelata giù al Dulcamara!”
Aggira i tornelli semiliquefatti, scavalca il cumulo di calcinacci misto ai resti della porta antipanico e corre giù per la scala oramai priva di ringhiere.

Autore: ufj | Commenti 0 | Scrivi un commento

  15.07.2008 | 08:52
entomoaracnomachia - 1 'dominazione!'
 
 

sara ritorna in ufficio dopo una settimana di vacanza. quattro ore più tardi mi scrive che già non ne può più. in quel preciso istante - accidenti - mi accorgo che ci sono non una ma ben due formiche che zampettano sulla mia tastiera.
(immagine: http://www.fabiovettori.com)

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Polvere sulla tappezzeria, finestre rotte, sabbia sulle autostrade. Rampicanti negli aeroporti, gramigna ovunque, qui e lungo le piste d'atterraggio. Gli ultimi sopravvissuti si sono già rifugiati nelle grotte più lontane dalla superficie del pianeta, ma il cibo è poco e l'acqua è contaminata. L'estinzione sembra inesorabilmente vicina.
Imenotteri giganti danzano sulla scrivania, si accoppiano e schiacciano i tastini del PC con frementi zampette. I generatori sono ormai prossimi allo spegnimento, ma i display sono ancora accesi. Inspiegabilmente, i mouse ancora funzionano. Nel monitor si compone una scritta sfarfallante. Dice: DOMINAZIONE!
Dalla cima l'enorme falena spiega le ali, le lunghe antenne percuotono l'aria, le poderose ali abbattono gli alberi in fiamme. Spicca il volo. L'ombra scivola lungo le strade deserte, scala veloce le facciate dei grattacieli diroccati, oscura le finestre.

Dal suo cubicolo Sara guarda all'esterno attraverso la finestra. Gli occhi imbambolati incrociano per un istante lo sguardo feroce della bestia.
'Sono stata in ferie decisamente troppo' pensa lei, e riprende a picchiettare sui tasti.

Autore: ufj | Commenti 0 | Scrivi un commento

  11.07.2008 | 08:57
totilah
 
 

se c’è freddo, beve birra, se c’è caldo beve birra e intanto suda. se invece il tempo è così così, si beve una birra nell'attesa di sapere come andrà a finire. io e lui costituiamo da soli il quaranta per cento del fatturato del dulcamara.
la prima volta che ci siamo parlati però eravamo da un’altra parte. si parlava di farsi un viaggetto a tallin insieme. l’idea è sfortunatamente abortita quando s’è scoperto che il battistero di tallin non è il più grande del mondo.
qualche tempo fa, abbiamo trasformato una sera in notte fonda in piedi davanti alla saracinesca chiusa del dulcamara. mi ha raccontato una gran quantità di storie di paese, su in montagna, dalle sue parti. ne ho ricavato uno dei racconti di cui vado più orgoglioso (o, in alternativa, di cui mi vergogno meno), una storia che parla di ciclismo e seconda guerra mondiale. per sdebitarmi, la prima volta che lo vedo, gli offrirò una birra.
filippo, alias totilah è un amico, ora. e ha un blog linkato qui a fianco. dateci un occhio se volete farvi quattro risate. sotto, un estratto dal post del 23 giugno.

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Abbigliamento di Filino
Breghi curti, cavì long, scarpi vèci, majeta sportiva, barba longa (si va bene me la farò ricrescere visto che così sembro un bambino)
Fanculo io ho un caldo della madonna, eter che bali!

A San Giovanni si mangiano i tortelli...
Centinaia di animali della terra nelle vie davanti ai bar ad aspettare di mangiare dei tortelli che probabilmente condividevano l'1% degli ingredienti originali della tradizione Parmense..
Un tavolo pieno di bionde svedesi che aspettavano di mangiare i tortelli al ristorante indiano....
.....
!!!!
Il tipo che da piccolo è caduto nella bronza del Trip e che si crede Vasco e si fa chiamare Blasco che infesta Via D'Azeglio e che ieri sera armato di microfono deliziava la platea con il suo repertorio.. VASCO

I miei monti...
Non vedo già l'ora di tornare su, per vedere il verde delle selci, prendere il fresco e far prendere il coccolone agli escursionisti che non mi sentono arrivare perchè ormai mi muovo silente come un lupo e a volte capita che sento "AAAAAAAAAAAAAAAAH AJO CIAPE' PAURA.. VACA MADONA!" come domenica quando il pensionato alzando lo sguardo ha visto uno con trecce, bastone e cappello da contadino sul costone che lo osservava..
Si mi serve il campanellino..

Al bèsti ag vol insgnè!!
Il giovane Senior aveva ricevuto l'ordine come ogni giorno di andare a prendere le uova nel pollaio..
..ma quel giorno il gallo aveva altri piani e non appena il piccolo Senior entrò nel pollaio venne ripetutamente beccato..
Non potè far altro che correre dalla nonna e lei rispose "Al bèsti ag vol insgnè" prese il gallo per il collo lo fece roteare  6 - 7 volte per insegnargli che non doveva beccare il nipote..
ed Inspiegabilmente il pennutò spirò.. e fu così che Senior mangiò un gallo di 5 kg tre mesi prima del previsto...

Autore: ufj | Commenti 2 | Scrivi un commento

  01.07.2008 | 17:46
che cazzo fai
 
 

un’amica mi segnale il sito piemonte dal vivo (qui), un progetto patrocinato dalla regione piemonte orientato all’organizzazione/promozione di eventi culturali e festival sul territorio regionale. il sito organizza anche piccoli concorsi letterari di storie brevissime a tema, mettendo in paio, di volta in volta, premi inerenti ai festival in questione.
il tema di qualche tempo fa, da sviluppare in 15 righe, per il festival lettraltura (qui), era un'emozione vissuta in montagna o grazie ad uno spettacolo ad essa dedicato. eufoniche a parte, l’idea mi piacque. decisi di partecipare.
come sempre, lo feci a modo mio, inviando una storiella intitolata ‘che cazzo fai’. naturalmente non ho vinto nulla, ma l’importante, come dicono tutti i perdenti, è partecipare. sotto, la storiella, e qui (html - pdf) tutti i miei compagni di sconfitta.
eh, riproverò.
il vincitore (qui) ha fatto però un errore di grammatica alquanto madornale... hi hi hiiiii

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Appoggio gli sci alla rastrelliera e attraverso il terrazzo claudicando. I miei amici sono già tutti lì, attorno a un tavolone di legno, le guance arrossate, le chiome scarmigliate. Ridono, rumoreggiano e si rimpinzano di capriolo con polenta.
Qualcuno mi fa un cenno.
Ordino un boccale di Forst. Ricambio il saluto dei miei amici ma rifiuto l’invito. Afferro il bicchiere e mi siedo nella neve, da solo, al limitare del bosco.
Le cime dei monti, là davanti, sono una frastagliata perfezione di luce; un deserto bianco cangiante digrada immobile lungo le pendici. Nel cielo, i cumulonembi avanzano simili a minacciosi guerrieri di panna. Mi lascio cadere di schiena nella neve e inspiro profondamente. Le montagne, la neve, la luce, ogni singola molecola d’aria che mi entra nei polmoni e sfrigola negli alveoli sono, in quest’istante, l’imperscrutabile equilibrio di infinite forze cosmiche in perpetua tensione.
Un’epifania.
Manca qualcosa.
Appoggio il bicchiere e mi tuffo nella neve fresca. Ci scompaio dentro fino alla vita. Cammino faticosamente descrivendo un ampio cerchio.
Una voce dal gruppo: “Alberto, si può sapere che cazzo fai?”
Non rispondo e continuo a nuotare nella neve.
“Ehi! – fa Simone – Aspetta un secondo!”
Si alza dal tavolo e si tuffa nella neve esattamente dov’ero io poco prima. S’incammina in direzione opposta alla mia. Ci congiungiamo trenta metri più a valle.
Ci abbracciamo e per qualche minuto ci spruzziamo in faccia la neve ridendo. Ritorniamo al rifugio grondanti sudore.

Il sole scompare oltre l’orizzonte con la lentezza di un cetaceo che s’inabissa. Gli ultimi raggi tingono le nuvole con colori di fiamma.
Siamo pigiati all’interno della funicolare. Ultima risalita. Ultima pista prima di ritornare, ahinoi, ai nostri consueti formicai di cemento.
“Guardate là!” dice qualcuno.
All’unisono tutti si girano. Dal fianco della montagna opposta, striato da un cono di luce arancione, penzola un enorme cazzo scavato nella neve con tanto di schizzo. Una risata risuona dentro la cabina.
“Chi sarà stato?” domanda una voce.
Un’occhiata a Simone: “Altro che Nazca” commento.
Mi strizza l’occhio. “Eh, già. Altro che Nazca”.

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