Oh tu imbecille, sì, tu, tu che stai mangiando quella pizza da solo, sì, quella pizza misera misera, quella margherita semplice, modello base, neanche una foglia di basilico nel centro a dare un tocco mediterraneo, solo pomodoro e mozzarella, no, tu non mi incanti, gli altri forse li freghi ma me no che non mi freghi, tu con la tua pizza margherita senza basilico a insaporirla, tu hai una gran voglia che noialtri, tutti noialtri, pensiamo che la tua vita deve essere davvero un disastro se ti riduci a mangiare una pizza margherita da solo senza nemmeno il basilico a regalarle un profumo meno ordinario, e di certo ce la fai ad abbindolare qualcuno, per dire, la signora là al tavolo d’angolo, quella con la maglia a losanghe, quella che quando non guarda con ribrezzo il marito che mastica gorgogliando guarda te, quella signora l’hai fregata, niente da dire, si vede, quando non è tutta presa a provare schifo per suo marito con le fauci spalancate ti guarda con una specie di compassione, di voglia di salvarti, di sicuro pensa esattamente questo, che la tua vita deve essere proprio un disastro se ti riduci a mangiare da solo la pizza margherita senza nemmeno il basilico a renderla meno misera, e tu te ne sei accorto che ti guarda, eh sì, e gongoli di nascosto, io me ne sono accorto che tu te ne sei accorto, a me non la fai, godi molto all’idea di averle fatto pietà.
Fossi in te però non mi prenderei la briga di gongolare, nossignore, perché per fare pietà a una signora come quella, una che è chiaro che odia così tanto suo marito e la sua masticazione che pur di aggrapparsi a qualcos’altro compatirebbe anche la seggiola che ha sotto il culo, per riuscire in questo non ci vuole niente, credimi, come pescare con la dinamite, lascia stare, provaci con me se ci riesci, provaci con me che non ho mariti che masticano male da cui scappare, provaci con me che sono così allenato a beccare quelli come te che ti conosco anche se non ti conosco, con me non ce la fai, te lo dico io, con la signora sì, con me no.
Voglio dire, con me no ora, un tempo forse sì, forse, probabile, ma adesso so come funziona, e lo so perché, per dire, una volta sono andato anch’io in pizzeria da solo, e mentre varcavo la soglia della pizzeria pensavo che sarebbe stata una delle cose più tristi della mia vita, pensavo così perché prima d’allora vedere persone sole che mangiavano la pizza per me era stata una di quelle scene da annichilirti e stringerti il cuore, per me come per quasi tutti, e anche se quelle persone sole qualche volta facevano finta di non stare poi tanto male a mangiare da sole una pizza io ero sicuro che stavano male lo stesso ma lo nascondevano bene per evitare di far stare male le altre persone col loro malessere, per un eccesso di sensibilità o di altruismo.
Invece poi quando sono andato in pizzeria da solo, un giorno che non volevo mangiare a casa perché avevo verniciato per noia le gambe del tavolo di blu e l’odore di vernice mi pungeva dentro il naso, ho fatto una dozzina di telefonate per cercare qualcuno che venisse a mangiare una pizza con me, non ho trovato nessuno anche per via dello scarso preavviso e allora mi sono risolto ad andarci da solo, e, bene, quella volta, in pizzeria da solo, io sono stato benissimo, non ho sofferto neanche un po’, anzi, ero allegro come non mai ma lo nascondevo, e lo nascondevo perché a un certo punto ho pensato che sarebbe stato bello far credere alla gente che si stava malissimo a mangiare da soli.
Credo che alla base ci fosse una forma di sadismo ma non sono sicuro, se non era sadismo era intenzione di mantenere un segreto, il segreto del benessere dei mangiatori solitari di pizze, e questa cosa, questo benessere, io l’ho avvertito già dopo poco che ero in pizzeria, prima ancora di ordinare, non appena mi sono seduto e guardandomi attorno mi sono accorto delle occhiate di chi stava attorno a me, soprattutto delle donne che, si sa, sono sempre più inclini a provare della tenerezza e a sopravvalutare o inventare il malessere altrui e testimoniare una vicinanza e una comprensione che non sanno e non capiscono essere fuori luogo, e allora quando poco dopo è arrivato il momento di ordinare mi sono detto che non avrebbe avuto senso a quel punto ordinare una pizza ricca, non so, una quattro stagioni, e neppure una medio-ricca, diciamo una prosciutto e funghi, quelle pizze avrebbe dato l’idea che io in pizzeria mi trovavo a mio agio anche da solo, no, dovevo ordinare una pizza povera, una margherita, una margherita senza nemmeno una foglia di basilico ad aggiungere colore e diminuire dolore, così avrei fatto ancora più tenerezza o compassione e avrei tenuto al sicuro il segreto del benessere dei mangiatori solitari di pizze.
Infatti non appena ho detto al cameriere che sulla margherita non ci volevo il basilico una signora che non era al tavolo d’angolo ma al tavolo vicino al mio, una signora che aveva una maglia non a losanghe ma a tinta unita, una signora che non aveva un marito che masticava con la bocca aperta ma uno che si asciugava il naso gocciolante col polsino della camicia, dettaglio questo che lo rendeva agli occhi della moglie repellente come la masticazione rumorosa rende adesso repellente quest’altro marito agli occhi di quest’altra moglie, quella signora con la maglia a tinta unita mi ha guardato con estrema tenerezza, ha anche leggermente mugolato e mi ha sorriso, e io le ho risposto a mia volta con un sorriso che faceva finta di essere un sorriso forzato, godendo dentro di me esattamente come stai godendo adesso tu, imbecille che non sei altro, e quando poi è arrivata la pizza l’ho mangiata a fatica perché in linea di massima una margherita senza basilico non è che si possa mangiare con entusiasmo, ma ho fatto in modo che sembrasse che quella fatica fosse la fatica dell’uomo solitario che si autopunisce con pizze poverissime e non la fatica dell’uomo calcolatore e sadico che finge di volersi punire per punire in realtà il prossimo prendendolo per il culo, seppur al costo di punirsi realmente con l’ordinare e il mangiare una pizza così banale che è chiaro che non vuole nessuno, neppure tu che ti affanni ad inghiottire sforzandoti e hai la donna con la maglia a losanghe in pugno, ottenendo la più facile delle vittorie, imbecille, imbecille.
Imbecille tu e indubbiamente imbecille io che resto a guardarti mentre porti avanti il tuo subdolo show, imbecille e indeciso, io, perché da un lato vorrei mettere in guardia quella signora, dirle di tenersi stretto il marito gran masticatore anche se le fa fare qualche brutta figura quando si trovano in mezzo gli altri, e se mai capiterà che per qualche motivo lui andrà in pizzeria da solo, senza di lei, magari quando lei sarà in ospedale per una polipectomia, o dalle amiche del liceo per un week end come ai vecchi tempi, o dai parenti di lei che lui non frequenta da quando hanno litigato per la questione dell’eredità lasciata dalla moglie del generale detta a sua volta la generalessa, quel giorno lui non farà certo il playboy passivo e fintoderelitto come quest’imbecille qua, o forse almeno in parte lo farà perché anche lui, il masticatore, suo malgrado sarà conquistato e schiavo dell’invischiante segreto del benessere del mangiatore solitario di pizze, ma almeno lo farà con un po’ più di classe; dall’altro lato però sono ben contento di non fare niente, scoprire che il segreto è salvo, e aspettare la prossima occasione, forse già domani, quando andrò in un’altra pizzeria da solo e ordinerò, sono sicuro, una margherita senza basilico e senza mozzarella, possibilmente fredda.

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Johnni Stantuffo →