Vincitore del “concorso di racconti” di Tapirulan edizione 2009

Ero appena uscito dall’autobus quando ho sentito un botto. C’era un ragazzo a terra. Si teneva il piede e si lamentava. Una macchina era ferma lì vicino. Ne è uscito un signore. Gli ha detto non ti preoccupare chiamo subito l’ambulanza. Il ragazzo ha detto ahiahia, ahiahia. Poi il signore gli ha detto però anche tu potevi stare più attento hai attraversato senza guardare. Dopo mi ha guardato come per avere conferma di qualcosa. Io ho annuito. Tanto per fare. Il ragazzo ha detto ha ragione tutta colpa mia ma chiami l’ambulanza mi fa molto male il piede. Io ho pensato è molto carino da parte del ragazzo assumersi certe responsabilità in un momento come questo. Un vecchio poco distante stava dicendo a un altro vecchio è una vergogna quello prima l’investe e poi lo tratta male. Il vecchio mi ha guardato e io ho annuito anche a lui. Tanto per fare. L’autobus da cui ero sceso si era fermato anche se non era coinvolto nell’incidente, e dietro c’era una lunga fila di macchine. Si vedeva che gli autisti delle macchine incolonnate erano combattuti tra la voglia di protestare e il rispetto per il ferito che però si vedeva che era un ferito lieve e quindi meritava rispetto, sì, ma solo fino a un certo punto. Anche un autista delle macchine incolonnate mi ha guardato. Ho annuito anche a lui. Tanto per fare. Io stavo abbastanza vicino all’investito, ma non così vicino da essere coinvolto nei soccorsi al ragazzo. L’investitore intanto stava chiamando l’ambulanza dicendo presto venite in via Giotto c’è un ragazzo che ha avuto un incidente è ferito ha molto male. Io ho pensato l’autista è un bel vigliacco a dire così e non piuttosto presto venite che ho investito un ragazzo. Poi ho anche pensato che però si era fatto perdonare la vigliaccheria lasciando intendere ai centralinisti del 118 che il ferito fosse grave, quando al massimo poteva essersi rotto il piede. In un certo senso, ho pensato, questo investitore sta raccomandando al 118 l’investito per far arrivare prima l’ambulanza. Come il gestore di un ristorante che fa saltare la fila ai suoi clienti preferiti. Questo è il motivo per cui quando l’investitore appena chiusa la telefonata mi ha guardato, io ho annuito nuovamente. Come per dirgli tranquillo che così vai bene l’hai fatta grossa ma hai recuperato. Lui però non ha risposto con uno sguardo benevolo, anzi. Mi ha guardato come pensando ma tu cosa ci fai ancora qua? Che ruolo hai? Io per esempio ho il ruolo dell’investitore, questo per terra ha il ruolo dell’investito, mentre tu? Tu cosa ci fai qui? A quel punto ho distolto lo sguardo dall’investitore, ho fatto un passo indietro come per indicare che capivo e accettavo il fatto che in quell’incidente io non avevo un ruolo di primo piano, e ho ripreso a guardare l’investito. L’investito dopo un po’ ha ricambiato il mio sguardo. Neanche il suo sguardo era benevolo, anzi. Mi guardava come pensando ma tu sei ancora qui? Non te ne sei ancora andato? L’investitore almeno ha chiamato l’ambulanza e ha lasciato intendere che sono un ferito grave, ma tu? Persino quel vecchio che scuote la testa laggiù si immischia meno di te. Insomma te ne vai tu che non hai neppure la scusa dell’età? A quel punto ho fatto ancora un passo indietro, per far capire a tutti che sapevo di avere come unico ruolo quello del curioso sul luogo di un incidente e che quindi rispettavo gli sguardi poco benevoli di tutti, ma non ero disposto ad andarmene perché quella era una strada pubblica e io avevo il diritto di starci come gli altri e non mi era vietato stare lì solo perché non ero stato investito, né avevo investito nessuno, e che oltre ad avere il diritto di starci ne avevo anche tutta l’opportunità, perché non avevo nessun impegno urgente. Allora anche i vecchi hanno preso a guardarmi di traverso, soprattutto uno dei due che sicuramente si sentiva molto sicuro di sé dopo aver visto che sia l’investito sia l’investitore ce l’avevano con me e non con lui.
Proprio mentre mi stavo chiedendo se sfidare il vecchio e fare un passo avanti è arrivata l’ambulanza. Nessuno ha più fatto caso a me. L’ambulanza ha preso a occuparsi dell’investito. Stavo per avvicinarmi un po’, approfittando della ritrovata invisibilità, e mi sentivo tutto preso dalla curiosità di scoprire se quel ragazzo si era rotto il piede o se si trattava solo di una botta da niente, quando ho visto arrivare i vigili e mi sono detto chi se ne importa della frattura o non frattura del piede, è molto più importante capire se l’investitore passerà dei guai per un incidente di cui ha poca responsabilità lui che forse pensa di poterne uscire pulito solo per aver allarmato oltre misura il 118. Quindi mi sono avvicinato lentamente all’investitore che ora era accanto ai vigili. Quando ero alla distanza giusta per sentire tutto senza destare sospetti mi sono fermato e ho fatto finta di essere impegnato a guardare dei sassolini per terra. Ma dopo poco che guardavo i sassolini mi è venuta la curiosità di vedere la scena. Ho alzato la faccia giusto in tempo per accorgermi che mentre l’investitore raccontava i fatti a un vigile, l’altro vigile mi guardava come pensando è inutile che fai finta di guardare i sassolini, se vuoi sentire cosa ci stiamo raccontando noi vigili e l’investitore devi avere almeno il coraggio di avvicinarti senza fare finta di nulla, altrimenti ti mando a guardare i sassolini di un altro quartiere. Allora, non sapendo che fare, ho annuito anche al vigile. Tanto per fare.

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