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RACCONTI
Inno - uncensored
Autore:  ANDREA BURLINI / Pubblicata il:  09.06.2008

In una forma differente, 'Inno' è presente sull'antologia di racconti illustrati 'Bufanda'


Ho una passione.
Anzi, no, scusate... io ho LA passione.
Io ho LA passione per la femmina. Mi piacciono tutte, sia quelle belle sia quelle brutte.
Perché per me tutte sono belle, soprattutto quando sorridono.
Ma anche quando fanno il broncio,quando piangono,quando riflettono, quando comprano le carrube al mercato, quando si rimirano nelle vetrine fingendo di osservare gli abiti e i vestitini esposti, quando vanno a prendere i loro figli all’asilo,quando cinguettano al telefonino con l’amica del cuore che sciorina le solite paturnie esistenziali.
Ma soprattutto... quando si toccano i capelli.

Quando se li aggiustano con un gesto tanto magico quanto umanamente naturale, che le tramuta da troll spettinato a... divinità della bellezza.

Io ho LA passione per la voce femminile.
Per il modo in cui parlano.
Quel modo cantilenante di dire le più interessanti banalità.
Quel tono stentano e traballante, da funambole verbali.
Di chi sa che può dire solo ovvietà. Mi piace quando chiamo la mia ragazza, Morella, e lei mi parla.

Mi parla. Si parla. Ci parla. Sento il suo fiato nel microfono. E l’alito pesante da torta al cioccolato e aglio passa nella mia cornetta e mi pervade.
Mi inebria tutto. Adoro la dolcezza di ogni parola sentita al telefono. Ho la certezza che chi ha inventato il telefono lo ha fatto per chiamare la sua amata.
Io ho LA passione per il cuore delle donne.
Una donna prova sensazioni che non potrò nemmeno sognarmi.
Io non sarò mai triste se la mia ragazza non mi chiama (anche perché la chiamo sempre e solo io). Io non verserò mai lacrime per un film.
Io non ballerò mai a un concerto. Io non bacerò mai mio figlio in pubblico. E non mangerò mai una banana in pubblico.
Io non manifesterò mai la mia sensibilità.
Invece, le donne hanno un cuore grande. Tanto grande che ci affogano sempre,come un biscottino nello yogurt, e hanno bisogno dell’affetto maschile per salvarsi nel mare dello sconforto. Lo sconforto di non essere adeguate alla loro natura di dee generatrici della vita. Ma le invidio. Se fossi una donna sarei migliore della migliore delle donne.

Io ho LA passione per il corpo delle ragazze.

Quei capelli, quegli occhietti da cerbiatta, quelle orecchiette, quella boccuccia, quel nasino un po’ così...
Mi ci perdo dentro la bellezza del corpo delle ragazze. Una volta, quando ero giovane, sono andato in discoteca nel giorno di massima affluenza e – scivolando come una vipera in una nidiata di sorci – penetrai nella massa danzante. Ma io non ballai. Scorrevo accanto alle ragazze strusciandomi rapido contro i loro corpi madidi per la fatica e la calura.
Avanzavo a mani basse per saggiare il grado di turgore delle loro cosce e dei loro glutei.
Che sommo gesto d’amore. Che inno alla loro immatura beltade.
Che corsa per sfuggire alle più inviperite.
Amo il volto delle ragazze.
Amo gli zigomi alti.
Amo i peli nelle narici.
Amo i baffetti.
Amo l’attaccatura dei capelli e le uova di pidocchio.
Vado matto per le mani. Per le carezze. Per le unghie che affondano nella carne e che strappano via lembi della mia pelle viva.
Per i polpastrelli. Forse vado più matto per i piedi. Perché li vedo poco. Quasi mai. Ma quando li vedo non posso che sgranocchiare
quei ditini teneri e succulenti. Specialmente dopo che le ragazze hanno fatto la maratonina. L’aroma ne guadagna decisamente.
Lo devo dire che mi piace quello che hanno in mezzo alle gambe?
No? Non lo dico.
Ma, più di tutte, tre sono le cose che piacciono a me.
I lobi delle orecchie, i capezzoli e la parte di pelle che sporge dal gomito quando il braccio è teso.
Io mangerei queste tre leccornie a pranzo, colazione,merenda e
cena... e non avanzerei nulla, credetemi.
Chi abbisogna di caramelle gommose, quando Madre Natura fa maturare tali succulenti frutti sull’albero della donna? E poi cos’altro mi piace? Ah, mi piacciono le spalle.
Mi piace stringerle.
Mi piace appoggiare il mento sulle spalle
di Morella, la mia ragazza, e guardare oltre di lei. Guardare altre donne.
Mi piace quando lei si fa stringere forte da me.
Quando si addormenta mentre la stringo. Sembra proprio che lei si fidi di me.
Io la amo.
Amo tutto di lei. Amo tutte le cose belle che ho elencato poco
fa. Amo tutte queste cose in lei. Anche la sua gola. E per la sua gola
ho la lama del mio coltello.

Mi chiamo Fabrizio Tonini e uccido le donne.

Perché lo faccio?
Perché posso.

Dio mi ha creato piccolo e rachitico. Debole e inoffensivo.
Anche rispetto ad una rappresentante del gentil sesso.
Gentile fino a un certo punto, se penso ai fisici balestrati delle iscritte ai corsi funesti di kick boxing.

Dio mi ha creato debole.
Ma il signor Lama di Coltello non era d’accordo.

E con lui posso fare quello che voglio.

Perché io distruggo ciò che amo. E amo ciò che distruggo.

Ora vado.
Morella mi aspetta.

Vado per le strade cantando il mio inno alla donna. Sorrido alla gente che incontro e la gente sorride a me. Riconosce in me l’uomo che più di ogni altro essere sulla Terra ama veramente le donne.


 
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