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RACCONTI
Eresia sul peccato originale
Autore:  DANIELE VERONI / Pubblicata il:  28.05.2007

L'ortodossia è seguire in tutto i principi di una dottrina; ecco perchè non sarò mai scosso da potenza religiosa e passerò la vita nel povero divertimento.
In tutti i tempi che ho passato, durante e dopo il racconto di una storia, ho sempre teso al delitto: ascoltare bene, attendere e poi rubare.
Naturalmente per perseguire i miei fini.
(Banalizzando: rubasse un candelabro d'oro il caduto in disgrazia Baron di Certamente lo esporrebbe per aggraziare il salone dell'avito maniero, io che ho differente gusto lo metterei in giardino trasformando alchimicamente il prezioso in volgare.)

La Bibbia è la storia più famosa e probabilmente la più bella; il mio prete è l'unico ad avermela letta e a sperare che in qualche modo ci credessi come lui e la raccontassi pari-pari.
Il primo racconto interessante è quello del “peccato originale”: i primi due uomini, sessualmente antagonisti, disobbediscono al Dio creatore perdendone irrimediabilmente la fiducia. Perdutamente questi mangiano dell'albero che era stato indicato loro come proibito sotto l'influenza del demonio e della noia.
La punizione fu spaventosa: Dio inventò per la donna il dolore e per l'uomo il lavoro.
In sintesi questa la storia che viene da millenni ripetuta, pienamente ortodossa.

Da tanto tempo, dacchè ho ascoltato questa storia, io biascico un'eresia. Un divertimento.
Adamo viene creato per primo e ci si aspetta da lui la lunga discendenza che arriva fino a noi; per questo fine gli viene affiancata la donna staccandogli una costola.

Eccomi ora uscire dall'ortodossia.

Adamo è il primo uomo, è orgoglioso di esserlo, è pieno di vizi e stramberie. Ha una donna che non lo può tradire con nessuno se non con gli animali. Ma il sesso con gli animali non è tradimento.
Sente di avere il potere dello sciamano (parla con Dio) e quello politico (ha la voce più forte della donna). Conosciamo bene l'uomo dalla Storia e sappiamo che quando è scrigno di simili tesori diventa un'imbecille.
Comincia così a fare il ganassone, picchia gli animali e corre tutto pitturato di sterco per la savana; la donna lo compatisce poichè non ha niente di meglio.
Dio lo perdona e porta pazienza, non riesce a credere che l'uomo gli sia venuto così male.
Adamo è potente. Potente e solo. Schiamazza. Uno del genere andrebbe prontamente ricoverato.
Eva cerca se può di evitarlo, comincia per evadere dalla realtà di coppia a sognar di serpenti parlanti.
Alla fine della pazienza Dio li castiga. è un Dio democratico e quindi li punisce entrambi. Eva ottiene così parti pirotecnici e Adamo la possibilità di arare il mondo.

Una sera Adamo torna rimbecillito dal lavoro, sono lontani i tempi in cui nell'ozio tirava pomodori in testa alle scimmie; dalla bocca di uno dei figlioli con le pezze al culo nasce la domanda puerile: ”Papà, cosa abbiamo fatto? Perchè Dio è cosi cattivo con noi?”
Imbarazzo. Adamo arrossisce e si interroga le ginocchia.
Inizia così l'invenzione della madre: l'eden e le sue bellezze, l'albero da ignorare, il sepente tentatore, lo sguardo di Dio che li spoglia e giudica.
La voce culla i bambini che prendono sonno con il testolino poggiato sul tavolo.
Dorme anche Adamo. Sogna altri uomini simili a lui, uomini che verranno.
Che avranno in bocca il suo nome.


 
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