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RACCONTI
Agosto 2005
Autore:  LORENA MONTINI / Pubblicata il:  11.02.2008

Vacanze.
E come nelle nostre vite, viaggiamo nella stessa auto verso le stesse mete, dormiamo nello stesso letto verso gli stessi sogni, mangiamo insieme, visitiamo gli stessi posti, ma tutto ciò vissuto come due rette che percorrono parallele la stessa strada, senza incontrarsi mai.
Nel frattempo, penso, e scrivo.
E tu che mi sei a pochi centimetri di distanza, non leggerai mai quel che scrivo, e non saprai mai ciò che penso.
Che strana relazione la nostra storia, fatta di parole non dette, di silenzi mancati, d’amicizia, di litigi furibondi, ma è reale?

Quando mi sono svegliata stamattina, ti ho visto nudo, nel letto accanto a me.
Come l’anno scorso, quando ti rubai una foto mentre dormivi.
Quando hai saputo del furto della tua immagine, mi hai domandato che ricordo mi poteva rimanere.
“ Nessun ricordo.”
Nessuno.
Non voglio ricordi, voglio tempo da vivere.
Ma mi piace fotografare angoli.
Per cambiare i punti di vista.
E mi piace fotografare ponti.
Per poter accorciare le distanze.
Mi piace fotografare te.
Per fermare in tempo, un istante.
Tu così inafferrabile.

Ti contemplo, mentre dormi, tra la penombra delle lenzuola, cercando angolature sempre diverse, cambiando i miei punti di vista cercando una risposta.
Ma non la trovo.
E cerco di comprendere, ostinata, passando ore ad osservarti.
Ma non capisco.
Non capisco.
Davvero, non capisco.
Non capisco, come non capivi tu, ieri, quando sulla spiaggia bianchissima, tu e la tua solitudine, tu e le tue impronte nella sabbia, camminavi, ritornando sui tuoi passi, disegnando cerchi chiusi.
Intento come mai ti ho visto osservare i tuoi passi.
Mi ispiri un Haiku:
Ecco stanotte
svelato il mistero
- era nei passi.
Te lo dico.
Mi dici che non capisci.
“Non c’è nulla da capire.”
Ci pensi e mi rispondi che forse non li vuoi trovare.
“Chi ha detto che li cercavi?”
Come sempre, inizia la polemica, basata su frasi dette a metà, frasi fatte, ed intese disattese.
Come sempre, non mi ascolti.
Non ascolti.
Non ascolti mai tu.
Mai.

Continuo ad osservare il tuo respiro mentre dormi, e mentre scorro l’indice sul tuo fianco, ripenso - e rifletto.
Ieri sera mi hai detto che sono ipocrita.
Cerco tra me e me il significato delle parole, per non perdere le sfumature.
IPOCRITA: che simula buoni sentimenti e buone qualità. Persona finta, impostore.
Poi mi hai detto che non ero coerente.
COERENTE: che agisce conformemente al proprio pensiero, che non esprime contraddizione.
Ed è iniziata, come sempre, la polemica.
POLEMICA: controversia accesa.
Sono incoerente ed ipocrita, perché ti ho detto che ti voglio bene.
Mi spiace.
Mi spiace per te.
Mi spiace per me.
Dopo l’ennesima polemica.
Non so più nulla.
Non capisco più nulla.
Non capisco più.
Non capisco.
Non.
No.
NO!
DECOMPRESSIONE.
DECOMPRESSIONE: togliere una pressione.
Da chi?
Da cosa?
Dalla tua vita.
Dalla mia vita.
Da tutte queste parentesi.
Ti accendi una sigaretta.
Sono affumicata dopo tutti questi giorni con te.
Niente erba, mi dispiace, solo bevute di vino e di sidro.
Ed alla fine sono io quella ubriaca.
Sono ubriaca, ubriaca di te e vorrei urlare.
Urlare.
Ma peccato tu non riesca a sentire il mio urlo
urlo urlo urlo urlo di più di più DI PIU'
DIMMI QUALCOSA!
Ma il tuo silenzio è più forte,
e continuiamo a rimanere
cosi,
lontani.

Ti sei svegliato ora.
Cerco il tuo abbraccio.
Dopo aver parlato, tra qualche parola, e tra molte altre non dette, mi sembravi lontano.
Ti ho chiesto che stava succedendo.
Mi hai detto che pensavi ad una vita diversa.
“Come diversa?”
“ Diversa.”
Non hai sciolto l’abbraccio.
E abbiamo fatto all’amore.
Forse no.
Non ricordo.
Che cosa cambia?
I tuoi pensieri che ci accompagnano in questo viaggio.
I miei pensieri che ci accompagnano in questo viaggio.
E qualcuno che canta “…dovunque io sarò, lei sarà al mio fianco.”
È sempre stato difficile far l’amore con te.
Sempre.
Prima rifiutata.
Poi cercata.
Chissà come, non sappiamo stare lontani l’uno dall’altro.
Suona il telefono.
Ti ha appena chiamato Vittoria.
Potessi vederti come sei.
Come sei diverso con gli altri.
Come sei diverso.
DIVERSO: che differisce, che è altra cosa, in altra maniera.
Qual è il vero Boffy?
Ti ha chiamato, nel frattempo di un mio pensiero, anche tuo padre.
Di nuovo diverso.
E nel frattempo, lo stesso pensiero.
Lascialo andare Lo, lascialo andare.
E’ diverso con te.
E’ diverso da te.
Però è sempre dolorosamente bello.
È bello vederlo sorridere.
Ripenso alla sua vita diversa.
Una tua vita diversa.
Se puoi.
Se vuoi.

Usciamo.
Ti rubo una foto mentre guidi
La tua mano destra poggia sulla mia coscia, abbandonata.
Ora la metti sul volante, freccia a destra per Ales-Nimes - Curva a destra - immissione - c’è un sole caldo oggi
Mano di nuovo abbandonata sulle tue gambe.
Vorrei poggiare la mia mano sulla tua.
Ma non riesco, mi fa troppo male.
E continuo scrivere.
Quanto ho scritto oggi?
Scrivo solo quando sto male.
Sta male?
Sto bene?
Sto?
Non lo so.
Forse non esisto
Esiste il dolore, quando ci sei.
Come il rumore del silenzio, quando sei con me.

Mi perdo di nuovo nei miei pensieri.
Posso ricordare la cicatrice che hai sulla schiena, sul pollice della mano destra, quella che ho accarezzato tanto, posso chiudere gli occhi, ed ogni volta ricordare la morbidezza della tua pelle, la luce del tuo cupo, sinuoso per essere un uomo.
Il tuo profilo – il finestrino.
Le tue spalle nel letto.
Ogni volta, sempre.
Ripetutamente.
Tu, e le stesse immagini, a memoria: reali, immaginate, sognate, agognate.

Domani le mie labbra non ti baceranno, domani le mie mani non ti accarezzeranno.
Libero.
- da me
- da te.
Perché non mi ascolti?
Perché non mi senti?
Come vorrei sentissi davvero.
Ma sei sordo.
Forse non esiste nessun sentire.
Solo l’attimo, tra (una) parentesi della nostra vita.
Forse (per me) vale la pena di vivere per queste parentesi.
Forse (per te) vale la pena di vivere per altre parentesi.
ALTRO: diverso, differente.
Quante parole chiave in questa storia.
CHIAVE: tutto ciò che serve a svelare, a capire.
ESISTE?
Una volta mi hai detto che è nascosta tra le sillabe, ma io non l’ho mai saputa vedere.
- occhi diversi
- i tuoi verdi
- i miei azzurri-
- se dovessimo avere un figlio, che sguardo avrebbe?

(…)

Dimenticato nulla?
No.
Ho semplicemente dimenticato, di nuovo, il mio cuore a te.
Due minuti per salutarti, una vita per amarti.
Baci formali.
Ti ringrazio di tutto, per avermi sopportato, per aver litigato.
Mi scendono lacrime che non vedi, mi scoppia il cuore.
Balena la telefonata del tuo amico, e tu che gli suggerisci – “lascia le cose ferme, e vedi come vanno”.
Noi siamo fermi da tre anni
Quanto devo aspettare?
Una vita, la mia vita, può bastare?
Chissà come andrà a finire.
Viviamo gli amori di questo mondo, e poi torniamo in noi.
Torniamo a noi.
Mi piace pensare cosi.
Altrimenti morirei nel dolore.
Quel dolore che provo sapendo che stai male per un’altra.
Quel dolore che provo ogni volta che mi allontani.
Ma alla fine, siamo fatti di dolore, e quando il dolore diventa insopportabile, torniamo ognuno nelle braccia dell’altro a riposare, a farci lenire per un attimo, per poi ricominciare.
Questa nostra storia che non avrà mai fine.


 
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