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RACCONTI
Il vecchio saggio
Autore:  ROSSELLA GALLETTI / Pubblicata il:  26.07.2006

Il vecchio saggio camminò a lungo per raggiungere la spiaggia. Era partito dal suo villaggio tre giorni prima, portando con sé poche cose in una vecchia borsa di pelle; il primo giorno le stelle gli dissero che il sole avrebbe scaldato i suoi passi per metà del suo cammino...e così fu. Il secondo giorno le stelle gli dissero che la pioggia avrebbe cancellato le sue tracce fino a quando non avesse raggiunto la spiaggia...e così fu.
Il terzo giorno il vecchio saggio raggiunse la bianca sabbia che si perdeva nell'oceano e, guardando il cielo, vide le grandi nuvole grigie allontanarsi; sorrise e si avviò lentamente verso la riva del mare, perché era esattamente li che voleva andare: non un passo più avanti, non un passo più indietro. Appoggiò la borsa di pelle e vi si sedette accanto, incrociando le gambe e puntando lo sguardo dapprima verso l'orizzonte e poi verso le onde.
Iniziò a contare le onde che arrivavano vicino a lui e ascoltò il loro rumore: ogni onda ne aveva uno diverso, ognuna aveva un suo modo unico ed irripetibile di affrontare la sabbia, di scivolarci sopra o di catturarla portandola con sé. Il vecchio saggio rimase immobile per molto tempo e contò cento, trecento, cinquecento onde, cogliendo ogni minimo particolare di quell'acqua in perenne movimento.
Poi l'uomo chiuse gli occhi e pensò a tutte le vite che ogni giorno incrociavano la sua. Erano come l'acqua dell'oceano, in cerca di una spiaggia contro la quale infrangersi per poter trovare una forma, più o meno impetuosa, più o meno spumeggiante, più o meno profumata di salsedine....
Il vecchio saggio ogni giorno incontrava vite che volevano essere diverse e gli chiedevano come fare, perché vivere è difficile e i giorni fuggono via senza spiegare il motivo della loro fretta. Allora lui ascoltava quelle vite nello stesso modo in cui riusciva ad ascoltare il rumore delle onde e per ognuna di esse faceva un disegno su un grande foglio bianco. Mai un disegno era stato uguale all'altro, perché ogni anima parla una lingua diversa e questo, il vecchio saggio, lo sapeva dal giorno in cui era riuscito ad ascoltare la sua. Pensando alla propria anima riaprì gli occhi e sorrise nuovamente, come se avesse improvvisamente ricordato qualcosa di piacevole; nel frattempo il cielo si era tinto di rosa, preannunciando un tramonto indimenticabile e il vecchio saggio sciolse le gambe distendendole dinnanzi a sé.
Sì...c'era un pensiero che lo faceva sentire bene, che lo inebriava come quell'aria fresca impregnata dalla salsedine e gli permetteva di ricordare solo la parte del viaggio riscaldata dal sole e di dimenticare quella bagnata dalla pioggia che lo aveva fatto proseguire a fatica verso la sua meta. Era un pensiero che in quel momento invadeva tutto il suo essere e lo faceva sentire piccolo come un granello di sabbia e immenso come l'oceano: aveva seminato la sua saggezza nel modo giusto, fuori e dentro di sé e con questa consapevolezza nel cuore sapeva di dover tornare al suo villaggio, nella sua vita, incontro ad altre vite.
Il vecchio saggio si alzò lentamente e guardò le prime stelle che brillavano nel cielo. Gli dissero semplicemente di camminare senza paura. Allora guardò ancora una volta l'oceano, riprese la sua borsa di pelle e si avviò lungo il sentiero.


 
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