Nel magico contesto del centro storico di Colorno si è svolta nella serata di sabato Tutti matti per Colorno, la prima festa internazionale di circo e teatro di strada. Pensato come ultimo appuntamento a chiusura dell’estate colornese, organizzato dall’associazione culturale Teatro Necessario in collaborazione con il Comune di Colorno, l’evento ha attirato un nutrito pubbico di appassionati e curiosi già dalle ultime ore del pomeriggio. A partire dalle 17, allorché una coloratissima banda ha marciato per la cittadina raccogliendo a sé i primi spettatori, e fino oltre la mezzanotte, gli spettacoli si sono susseguiti a ritmo incalzante animando le piazze del centro e i cortili della Reggia di Colorno. Dalla clowneria poetica e stralunata di Jessica Arpin, brasiliana, acrobata ciclista in cerca di marito, al divertente circo-cantiere degli italiani Ambaradan e Teatro distratto, alle spericolate evoluzioni acrobatiche degli australiani This side up, fino misticismo ancestrale dei messicani Quetzalcoatl, cui è spettato chiudere il festival proponendo un suggestivo spettacolo nel Parco Ducale a base di acrobazie, danza e uso del fuoco.
Insomma: ce n’era davvero per tutti i gusti. “Il teatro di strada”, spiega Daisy Vanicelli, la coordinatrice del progetto “è una forma artistica tanto antica quanto moderna. Un teatro leggero nei contenuti, ciò che lo rende fruibile da parte di un pubbico di tutte le età, e al contempo coinvolgente, giacché l’interazione col pubblico è l’ingrediente segreto che contraddistingue il teatro di strada come forma espressiva”.
Iniziative del genere sono sempre più frequenti anche dalle nostre parti, si pensi ad esempio al festival Mille e una Nòce di Noceto anch’esso organizzato dal Teatro Necessario.
“Proponiamo una formula che in altri paesi come Francia e Spagna è più che collaudata. Qui da noi, le amministrazioni comunali ci ascoltano con grande interesse e curiosità. Insomma, si tratta senz’ombra di dubbio di una realtà in forte espansione”. Leonardo Adorni, attore, ha appena terminato la sua esibizione nel cortile interno della Reggia. Ha la fronte imperlata di sudore e ansima per lo sforzo, però ha gli occhi lucidi e fatica a trattenere l’emozione. “Esibirsi in un luogo così meraviglioso e ricco di storia è una sensazione incredibile”, commenta. “È come avere non uno ma due pubblici. Uno davanti, e uno lassù”. E lassù c’era un cielo plumbeo privo di stelle in paziente attesa che l’ultima luce del festival si spegnesse, così da annacquare la notte intorno con la prima timida pioggerella d’autunno.
Un piccolo assaggio del reportage fotografico di Fabio Iaschi