Amore mio,
si dice che San Valentino sia la festa degli innamorati, ma sono in molti a sostenere sia solo un pretesto per spacciare sentimenti a buon mercato, sotto forma di rose e cioccolata.
A volte sa proprio essere cattiva la gente. Come se Natale fosse la festa di Gesù Bambino e non l’occasione per scartare pacchetti e pacchettini con le dita ancora unte per i cenoni ingurgitati, o Pasqua la celebrazione della crocifissione e della resurrezione, ma che non sarebbe la stessa cosa senza colombe mandorlate e uova al cioccolato ad imbandire le tavole.
Ho deciso di non essere ipocrita come la gente, e di festeggiare San Valentino e gli innamorati, perché tutti almeno una volta nella vita lo siamo stati, e il minimo che si può fare in questa occasione è ricordare chi è stato oggetto dei nostri sentimenti.
Mi auguro, quindi, che questa mia missiva non ti stupisca, almeno non quanto le sorprese di oggi.
Non te l’aspettavi, vero?
Tu che arrivi in centro, parcheggi la tua Mini e poi a piedi sino in negozio. E lì, sull’ingresso, le tue colleghe Sara e Paola ad accoglierti ansiose tra risolini invidiosi, perché tu, prediletta da Cupido, già alle otto di mattina hai un mazzo di fiori e una scatola di cioccolatini ad attenderti.
San Valentino è già arrivato, amore mio, più puntuale di un treno svizzero!
Lo stupore si dipinge sul tuo volto, mentre il tuo sguardo cade alternativamente su quei doni e le tue colleghe, quasi più curiose e trepidanti di te sull’identità del mittente.
– Non c’è nessun biglietto, ma è stato Mario – ti dicono sicure. D’altronde come potevano pensare fossi io?
– Che amore! –
Anche questo non mancano di aggiungere, sottolineandolo con un sospiro forse di frustrazione, per non essere state toccate dalla tua stessa fortunata sorte.
Perché per loro San Valentino non è arrivato.
Perché loro non hanno uno come Mario. E nemmeno uno come me.
Superata la sorpresa iniziale, stringi al petto le rose per assaporarne la fragranza, come un tempo stringevi me. E poi le conti. Un numero non casuale: dodici rose rosse a gambo lungo, tante quanti i mesi trascorsi con Mario.
Infine apri la confezione di cioccolatini. Boeri per la precisione: un sottile involucro di cioccolato a protezione di un’anima liquorosa. I tuoi preferiti, lo so bene. Chissà se lo sa anche Mario?
Ne assaggi uno, poi un altro. Un altro ancora. Buoni, vero?
– Deliziosi questi boeri – commenti, mentre li offri a Sara e Paola, credendo di condividere con le tue colleghe un regalo del tuo Mario.
A quest’ora Mario è sul cantiere e sai che non lo leggerà prima di pranzo, ma il tuo sms di ringraziamento non può aspettare e parte lo stesso dal cellulare. Ti conosco bene.
– Stasera avrai il mio regalo – gli prometti maliziosa, mentre il sapore dolce e corposo del cioccolato ti si scioglie in bocca, accompagnato dallo spirito voluttuoso del liquore, che si insinua in quel crogiolo di piacere, sprigionando un calore tale da lasciarti un lieve rossore sulle guance.
Ma anche a San Valentino bisogna lavorare, perché purtroppo non si vive di solo amore.
Quando i primi clienti fanno il loro ingresso nel locale, le rose si lasciano ammirare come prime donne dal palcoscenico di un grosso vaso azzurro, mentre la confezione coi pochi boeri rimasti viene prudentemente custodita in un cassetto a cui attingere nei momenti di pausa.
Passano soltanto un paio di ore, che i clienti del tuo negozio vengono fatti uscire in fretta e furia, la saracinesca abbassata.
No, non c’è nessun incendio, nessun attentato terroristico a far fuggire quelle persone, ma lo sgomento. Sgomento per quelle tre commesse in tailleur nero e camicia rossa che sgomitano e si tirano i capelli per contendersi l’unica toilette del negozio.
Perché vedi, amore mio, in quei boeri non c’è solo dell’ottimo liquore, ma anche una potentissima purga, capace di causare un terremoto anche all’intestino di un morto.
Vi incrocio per strada mentre correte alla tua macchina con l’andatura ciondolante e la postura di tre primati fuggiti da chissà quale zoo, con le mani strette attorno al ventre nell’inutile tentativo di arginare un ulteriore movimento tellurico interno.
Arrivate alla Mini: ancora cinque minuti e sarete in farmacia.
Peccato che il pneumatico anteriore sinistro sia flaccido e sgonfio, proprio come lo è ora la nostra storia d’amore.
Maledici la sfortuna per aver parcheggiato sopra un chiodo.
Amore mio, la sfortuna non esiste!
La gomma te l’ho bucata io, e solo per colpa di quel dannato punteruolo spuntato, non sono riuscito a forare le altre. Ma almeno quell’aggeggio è tornato utile per incidere cosa penso di te sul cofano della macchina!
Come vedi, amore mio, io non ti ho dimenticata. Nemmeno oggi che è San Valentino, la festa degli innamorati. Proprio come lo eravamo noi un tempo. Proprio come lo siete tu e Mario adesso.
Certo, forse dalla foto qui allegata può sembrare che Mario sia innamorato anche di Sara, la tua collega, ma ti chiedo di non portargli rancore, non al buon Mario. Perdonalo, te ne prego.
Te lo chiedo proprio come tu lo chiedesti a me più di un anno fa, quando vi scoprii avvinghiati nel nostro letto.
Ricorda sempre ciò che ti sto per dire, amore mio, perché Francois De La Rochefoucauld la sapeva lunga:
Si perdona finché si ama”.

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