Prima che l’attuale re di Gondor fosse consapevole del proprio regale destino…
Prima che l’amore con la bella Arwen sbocciasse…
Prima che la leggenda della Compagnia dell’Anello echeggiasse nella Terra di Mezzo…
Prima che il nome di Gran Passo fosse pronunciato dalle labbra di uomini, nani, elfi e hobbit…
Insomma… primaaaaa…

C’era un tempo in cui un ventenne capellone di nome Aragorn rimase vittima di un amore non ricambiato e per dimenticare drasticamente quella delusione, decise che non esisteva rimedio migliore che quello di organizzare una festa assieme a Sambuca, Pidocchio, Sboromir e Marry Potter, i suoi inseparabili amici.
Sambuca e Pidocchio scelsero il posto, un locale chiamato “La fucina del nano”, ricavato nel ventre di una miniera abbandonata e con un soffitto così basso da costringere umani ed elfi ad una fastidiosa postura a 90°, ma che per niente aveva irritato il buon Marry Potter, che anzi sembrò apprezzare molto tale posizione.
Sboromir e Marry Potter, invece, si preoccuparono di invitare tutte coloro che si presumeva appartenessero al genere femminile, in modo che Aragorn avesse un ampio terreno di caccia da poter sfruttare.
Nonostante ciò, alla stirpe di Gondor non riusciva proprio di divertirsi, aveva ancora in mente lei, l’elfa che l’aveva rifiutato e per cui lui aveva perso il cuore e la testa.
Sambuca, resosi conto dello stato d’animo dell’amico, decise di somministrargli una medicina drastica per guarire il suo mal d’amore.
“Alcool, amico mio! Ecco il rimedio a tutti i mali!” sbottò il nano, porgendogli il primo di una lunga serie di cocktail dal contenuto ignoto, ma dagli assicurati effetti corrosivi, che nel giro di tre bicchieri aveva già vaporizzato fegato e cervello.
Il più era fatto, ormai! Incapace di intendere e di volere, il giovane Aragorn rimosse dai suoi ricordi non solo il nome della amata, ma anche il proprio.
A tutti gli effetti, quello che si aggirava barcollando per la “Fucina del nano” era un eroe allo sbando e senza identità, alla mercè tanto dei nemici, quanto degli amici.
E proprio appellandosi alla loro amicizia, Sboromir intervenne salvando Aragorn dall’ennesimo drink di Sambuca. Ma il giovane Aragorn non si rese conto di essere finito dalla padella alla brace, nemmeno quando il possente corno di Sboromir risuonò per annunciare l’inizio della sfida di cucco tra i due amici.
Come galline in fuga quando la volpe entra nel pollaio, tutti i presunti esponenti di sesso femminile – Merry Potter incluso – cercarono di mettersi in salvo da quei due schiacciasassi, che nei modi più sciagurati si gettavano all’arrembaggio per attaccare discorso, nella speranza di fare conquiste.
Ma la sfida trovò presto la fine, quando Aragorn, rifiutato da una nana dai capelli corvini e dal pizzo luciferino, le domandò:
“Scusami. Almeno puoi indicarmi la toilette?”
“Smettila di seguirmi, ubriacone!”
“Guarda che ti stavo seguendo perché sei un cesso!”
Aragorn, nella sua ingenuità di adolescente, non si era accorto che la cintura che la nana recava pomposamente in vita, non era un orpello modaiolo firmato Cavalli o D&G, ma il trofeo recentemente conquistato nell’arena di Wrestlemania. E così l’orgoglio di Gondor, prima ancora che potesse ridere della sua goliardica battuta, si ritrovò ad inghiottire in un sol boccone incisivi, canini e molari, uscendo da quel piccolo battibecco peggio che dopo un bungee jumping senza elastico da Gran Burrone, tanto che il povero Pidocchio trascorse l’intera notte a raccogliere le frattaglie di Aragorn sparse per il locale.
Nonostante l’inconveniente occorso quella notte, la festa di Aragorn entrò nel mito, diventando leggenda. Da quel giorno, e per i giorni a venire, un long drink chiamato Sangue di Gondor venne servito nei locali più malfamati di Elfonia, dove tuttora si usa pestare la menta con lo stesso vigore con cui quella nana aveva mazzolato l’eroe della Terra di Mezzo.

[fine della quarta puntata]

← Una storia vera
Io non sono leggenda →