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FOGLIAZZA
  29.09.2006 | 00:50
TALVOLTA...
 
 

... sarebbe meglio raccontare la storia degli altri. E' fin troppo facile raccontare di noi, che ci conosciamo abbastanza per averne noia. E poi raccontare di noi è semplice. Magari quello che fa comodo, che forse è pure quello che gli altri si vogliono sentir dire. Ma raccontare degli altri e mettersi nei panni sporchi o stretti o logori e mollare i nostri occhi una volta tanto, per vedere come si vede stando dentro a carcasse diverse dalla nostra. Non sarebbe male rientrare in noi con rinnovato promemoria di sapere quanto siamo fortunati, quanto ci è andata bene. Mettersi in gico e in discussione, fino al punto di scoprire che non ne sappiamo nulla o troppo poco di quello che c'è stato dopo. Come di quello che c'è stato prima. Che fine han fatto i nonni? Quella che gli han fatto fare i nipoti. Che fine ha fatto saper raccontare storie che non siano balle inventate per fare colpo? Spero di avere tempo per raccontare tutto, ben sapendo che non mi basterà. E' un peccato perdersi dietro le cose fatte bene e basta. E' come quei bravi ragazzi... le persone per bene, quelli a modo, quelli che sanno le regole ma non le vogliono rispettare. Ed è un peccato stare a parlare per non dirsi nulla. Ne avremmo avute di cose da dire. E invece le abbiamo disegnate bene e basta, sperando che bastasse quello. Abbiamo disegnato invano, carta sprecata.

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  25.09.2006 | 09:35
E ADESSO?
 
 

Confronting the evidence... quello che Report ha trasmesso ieri sera e che nessun'altra emittente ha voluto passare. I punti oscuri della commissione d'indagine dell' unidici settembre. Alla faccia delle zone d'ombra...
Jimmy Walter, miliardario che ha speso di suo 7 milioni di dollari per una indagine distribuita gratuitamente su dvd in milioni di copie, la cui pubblicità è stata bene accetta, poichè pagata, dalle maggiori testate americane. Jimmy Walter che oggi vive a a Vienna, perchè negli Stati Uniti d'America non è più al sicuro.
Dopo questo documento 8.000 cittadini newyorkesi e 2.000 squadre di pronto soccorso e polizia, hanno fatto causa all'Agenzia per la Protezione Ambientale e al Sindaco di New York per aver mentito sulla respirabilità dell'aria.
E chi vuole dubitare dubiti pure, una fede come si deve è proprio questa, quella che si mette in discussione. Ma a Don Milani, che la diceva lui, ci pensano più pochi ormai.
Il fatto è che dopo l'11 settembre sarebbe cambiato tutto. Un altro fatto sarebbe che mi aspetterei reazioni dalla stampa italiana sulla puntata di ieri sera. Ora vado in edicola e vedo cosa trovo. Ma so già che il più coerente è "Libero" di Feltri: almeno lui regala la prima puntata del fumetto che racconta il verdetto della Commissione, quella del governo Bush, quella che "Confonting the evidence" fa a pezzi, ma senza morti né Al Qaeda né islam.

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  22.09.2006 | 09:40
La legge etc etc...
 
 

Non ce l'ho con l'avvocato Pezzoni. Non ce l'ho nemmeno con Paolo Onofri. Almeno non solo con loro. Ce l'ho con tutto quello che rappresentano e devo dire che lo rappresentano anche molto bene, fieramente, ostentatamente, legalmente.
Oltre a Tommy è chiaro che un'altra vittima, morta di altra morte (non fisica, ma forse più dannata perchè morta dentro e finchè scampa), è la madre Paola. Ha scaricato il legale (o legame) di famiglia: non può accettare che l'avvocato che li tutela per l'omicidio del figlio sia al tempo stesso il legale difensore di un omicida, altrettanto ricco di precedenti penali, nella stessa città, di una città talmente piccola che anche le bugie non possono più far finta di non conoscersi. Ma continuerà, l'avvocato Pez, a tutelare Paolo O. dal difetto pedopornografico che lo vede indagato.
E chi tutela i pedopornograffiati? La legge, che è uguale per tutti. Anche se, scriveva Orwell, qualcuno è più uguale degli altri.
Perchè non fare un'altra partita di pallone per ricordare, una fiaccolata per solidrietà, un sito per raccogliere fondi, quando il fondo è sempre più giù?
Mi fa pensare l'atto di Paola Pellinghelli, la sua scelta. L'essere madre oltre la morte del figlio.
Intanto qualcuno cammina rasente i muri, dove le telecamere non vanno, sperando di non essere inquadrato.

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  18.09.2006 | 09:36
CODICE ETICO
 
 

"Se non ti va bene fare il penalista... allora fai l'avvocato civilista". Mi risponde così una cara amica avvocato alla quale chiedo come mai la Pezzoni registra più apparizioni di Padre Pio e Padre Lino alle spalle di Paolo Onofri.
La risposta è semplice e ineccepibile: poichè tutti hanno il diritto di difendersi etc etc...

Sarà... ma c'è un che di straordinario in queste Thelma e Louise che la natura non ha omaggiato di un aspetto felice, ma di quell'espressività che dalle mie parti si sintetizza con "f... inversa" e che non rivela solo un fatto estetico, no, ma anche un umore.

C'è un che di svizzero in queste professiniste della legge, che è uguale per tutti, specie nella parcella: la puntualità con cui hanno saputo cavalcare l'onda squallida di clienti leggermente imbrattati: la Giulia ha sfondato con Giulio (Andreotti), il mafioso prescritto; la Claudiona ha sfondato con Paolo (Onofri) e cavalca l'onda con la difesa dell'Aldo Cagna, bòn ragàss.
E' una fortuna che la legge sia uguale per tutti, altrimenti avvocati come Giulia e Claudia dovrebbero limitarsi a farsi pubblicità difendendo persone normali, se non addirittura vittime.
Meno male che la legge è uguale per tutti, altrimenti quelle gran toghe di Thelma e Louise dovrebbero arrabattarsi a speculare anche sui poveracci. Che rendono poco.

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  14.09.2006 | 00:09
QUEL PAESINO NELL'ALESSANDRINO...
 
 

C'era Santoro stasera in tivvù. Personalmente non mi piace, ma la sua stessa presenza era un riscatto. C'era pure Fabrizio Gatti, il giornalista, probabilmente perchè lui non lo fa soltanto, lo è. Quello che è stato nel CPT di Lampedusa e che poco tempo fa si è finto immigrato clandestino nelle zone di Foggia, denunciando un'altra acqua calda, che tutti ci si indigna e si scandalizza, ma solo perchè qualcuno l'ha pronunciata a voce alta. Anzi, l'ha scritta. Su l'Espresso.  
Lavoro nero, clandestino, irregolare, precario. E poi dicono che non c'è lavoro.
In un paesino dell'alessandrino, zona contadina, poche case, gente tranquilla, orologio comandato dalle stagioni e così via, ci sta qualche filare di vite, poca roba, ci si fa e si stura giusto qualche bottiglia di vino, che forse non basta all'ebrezza. Vabbé.
In questo paesino, dove ognuno ha il suo filarino, ci si dà una  mano: oggi vengo io da te, quando si finisce si apparecchia nell'aia e si cena fino a tardi. Dopodomani ci troviamo al tuo filarino, t'aiuto e a fine vendemmia si apparecchia sul prato e si canta fino a tardi. Ci si aiuta, ci si dà una mano, perchè noi si va d'accordo. In altre parole: effetti collaterali.
Ultimamente nel paesino dell'alessandrino qualche noia l'hanno avuta: polizia o carbinieri sono intervenuti per chiedere spiegazioni a un comportamento sospetto che avrebbero notato negli ultimi tempi. Possibile che quell'apparenza di armonia non nasconda la piaga del lavoro nero?Ci sia aiuta così, senza voler nulla in cambio? La faccenda non convince, c'è puzza di marcio e tu vaglielo a spiegare che sotto sotto c'è solo uva e che il marcio è solo mosto. Nel paesino dell'alessandrino mi dicono che si continua a vendemmiare, nonostante tutto, al di là di tutto senza bisogno di ubriacarsi per distrarsi. Anche dalle apparenze.

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  13.09.2006 | 00:00
SINDROME CINESE
 
 

"Còrono còrono.. ma 'ndò còrono?" pensava Alberto Sordi, guardando fuori dalla finestra, un attimo prima della pennica pomeridiana. Così pensava.
Cosa penserà del Romano Nazionale che incalza l'imprenditoria a una Cina terra di conquista. E siamo pure in ritardo. Saremo mica incinta come la mamma del coglione?
La Cina... ora ricordo... nuova frontiera di mercato dove i lavoratori senza diritti vivono appiccicati come polli d'allevamento, in condizioni tali da far sembrare le  nostre conquiste sindacali un miracolo che pure il Vaticano riconoscerebbe. La Cina... dove i diritti umani valgono meno di una supposta scaduta... dove se provi a digitare su internet certe parole sgradite al regime si blocca tutto. E non è colpa né delle ram né del disco fisso.
Sì, la Cina, ne ho sentito parlare.
Dobbiamo correre, dice Prodi e tanti ma tanti altri. Dobbiamo correre o non resteranno nemmeno gli avanzi di un'umanità da replicanza aziendale. Dobbiamo correre, prima che qualche cinese si accorga che ha diritti umani e li faccia valere anche in termini economici giusti quanto basta per vanificare la rincorsa italiota.
Non siamo riusciti a fermarne l'orda barbarica alla frontiera, andiamo a sfruttarli a casa loro. Ma alla svelta. Nel rispetto delle loro tradizioni, compresa quella della negazione dei diritti umani.
In fondo... nel 2008 ci sono le olimpiadi: l'importante è partecipare.

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  11.09.2006 | 08:11
5anni34anni
 
 

Qattro anni fa ho raccontato, a fumetti, la storia di questa amica, cilena, torturata dal regime di Pinochet. Quel regime era avallato dagli Stati Uniti d'America. Allora c'era Henry Kissinger, che oggi si gode, oltre all'impunità, il premio Nobel per la Pace,  vinto insieme a Le Duc Tho per la negoziazione del cessate il fuoco in Vietnam.
Il colpo di stato cileno avvenne l'11 settembre 1973. Anche allora era unidici, anche allora era un martedì.
E' andata. Avremo comunque i nostri cellulari e il nostro calcio in tv.

La stessa amica di cui ho raccontato la storia, mi racconta oggi di essere rientrata dal Cile e di avere incontrato il giudice spagnolo Garzon, il giudice che cerca con le armi della giustizia di incriminare una volta per tutte Augusto Pinochet, "Tato Augusto", nonno, come lo chiama la nostalgia.
Il governo attuale, di sinistra, si è dissociato da tale visita ufficiale.

E' triste quando si resta soli dopo aver combattuto per la libertà. E' triste quando si resta soli senza nemmeno più il conforto del passato resistente e un presente in cui si spiana un futuro già compromesso da un'ideologia semplice: dimenticare.

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  07.09.2006 | 15:46
FRA I DUE LITIGANTI...
 
 

E ci risiamo... pardòn... non siamo mai stati altrove.
Almeno potrebbe mettersi una cravatta, Ahmadinejad: la giacchetta pallida di quello che sembra dar da mangiare ai piccioni al parco lo fa sembrare una brava persona. Ammesso che le molliche di pane che dà in pasto alle colombe della pace non siano all'uranio impoverito.
Chi è impoverito è il vecchio Dabliù. Male la guerra che garantisce dopo l'11 settembre un indotto record, è costretto a spostare l'attenzione del popolo su qualcosa di nuovo, fresco, frizzante. Vuoi mai che si torni tutti ad aver paura del lupo cattivo. Dice che l'omino del parco con la giacchetta da nonno è più cattivo di quello con la barba che va col bastone tra le montagne di non si sa dove.
E mentre noi stiamo a guardare questi, o i chiunque altro della situazione belligerante, s'alza un filo di fumo che non vediamo subito, perchè prima ne sentiamo l'odore. Peccato accorgersi che arrivava dal nostro culo: avremmo voluto avere almeno il tempo di prenderne atto. Almeno prima di prenderlo nel culo.

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  06.09.2006 | 16:13
ARIA FRITTA
 
 

Sono un pessimo turista. Questo fa di me un viaggiatore anche peggio.
Quando sei via, sapersi accorgere dei particolari non è dato né dall'uno né dall'altro. Ma dalla voglia di farlo.
Fra Cisternino e Ostuni, a settanta km circa a sud di Bari, c'è un gruppetto di case, posto su una curva, da prendersi lentamente o nemmno te ne accorgi. Il gruppetto ha un nome nella sterminata geografia dei paesi sconosciuti: Casalini, ma non è il nome sul cartello stradale che mi colpisce, è quello sopra una vetrina e dice "Macelleria". Di giorno macelleria che vai, chiedi, paghi e te ne vai. Di sera macelleria che vai, scegli, ti siedi, mangi (bene), paghi (il giusto) e te ne vai! Possibile?
Maiale, manzo, agnello, cavallo e, se ti sta sulle palle, anche la suocera, scommetto! Una sala spartana, tavolini da fiera di paese, sedie che ballano, vino alla mescita, camerieri non più giovani e clientela rigorosamente locale. Nella sala attigua la macelleria: scegli la carne, la pesano e quella ti cuociono in diretta. Il resto, mangiare e godere, infinitamente più semplice.
Hai presente quella città ridente (anche se non c'è proprio niente da ridere) che sta fra Reggio Emilia e Piacenza?  Esatto, quella: Parma, dove vivo.
Qui non esistono certe "macellerie", ma un enorme tritacarne. La cultura locale è solo un modo per fare soldi. Qualcosa in cui far finta di credere giusto il tempo per batter cassa. Qui la cultura non è più espressione di un modo di essere nè di una identità. La cultura è gestita da questi giovani promettenti ristoratori che in nome della tradizione ti fanno annusare a peso d'oro il niente concepito con la collaborazione di una cittadinanza che arriccia il naso di fronte alla macelleria di Casalini e vede nel più grande crak della storia solo l'orgoglio di finire in prima pagina.
Penso che sarebbe grandioso se anche a Parma esistesse una macelleria come quella di Casalini. Ma non abbiamo macellerie come quella. Abbiamo solo macellai e ormai non hanno nemmo più il cervello da affettare, ma solo l'apparenza.

ps. un grazie di cuore a Teresa e Michele, che ci hanno imparato (me e Anna) la macelleria di Casalini.

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